Gazzetta di Reggio

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“Canossa occupato, troppo paternalismo nei confronti degli studenti”

“Canossa occupato, troppo paternalismo nei confronti degli studenti”

Marco Cosentina, docente di storia e filosofia al liceo Ariosto-Spallanzani: “Degli studenti si parla solo come bersaglio, mai come soggetto autonomo che possa rielaborare la conoscenza e la partecipazione”

19 marzo 2024
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Reggio Emilia Marco Cosentina, docente di storia e filosofia al liceo Ariosto-Spallanzani di Reggio interviene con una lettera sul tema dell’occupazione del Liceo Canossa. 

Note a margine sull’occupazione del Canossa

Partiamo da una domanda apparentemente scontata: che cos’è un’occupazione di una scuola?

È un’interruzione di un servizio pubblico o un gesto necessario a sancire l’apertura di un conflitto?

Un rituale stanco e afasico o il passaggio obbligatorio che irrompe nel cono d’ombra in cui oggi si disperde lo spazio del dissenso?

In prima istanza è un rischio, a cui si espongono con consapevolezza i ragazzi, in un clima che certo non  dispone al tratto parresiastico.

Di certo è un’azione che esorta all’attenzione in una contingenza che viceversa vorrebbe solo un protagonismo delle eccellenze a fronte di una rassegnata massa compatibile all’assuefazione.

Il presente esercita una fascinazione per l’indiscreto; l’osceno è eretto a barriera del visibile; la sofferenza irrompe come pietanza quotidiana e la morte è declinata come palcoscenico che sospende la percezione del reale.

Allora perché un gesto che rivendica un protagonismo indisciplinato ci risulta così immediatamente scomodo? Come se guerra, ecocidio e orrore non fossero davvero la maschera stolida del nostro incedere normale. Abbiamo una generazione esposta ad un conformismo pianificato con cura proditoria, che non ha mai sperimentato le virtù civili dei grandi collettori di confronto dialettico, né le strutture dinamiche preposte alla prassi sociale generativa. Non occorre certo aspettare il distopico avvento del dominio delle intelligenze artificiali per evocare scenari di controllo algoritmico, già disposte dalle istanze evidenti di un vero e proprio “narcisismo delle merci”.

Qualsiasi sia allora il giudizio che si voglia attribuire all’occupazione del Canossa, per non scadere nel paternalismo o nel meccanismo autoassolutorio di una banale narrazione, almeno concordiamo su un punto saldo: degli studenti si parla solo come bersaglio, sia delle derive tecno-aziendali, sia del buonismo inclusivo e demoscopico. Mai come soggetto autonomo che possa rielaborare la conoscenza e la partecipazione. Mai come attore in grado di rilanciare un protagonismo democratico, capace di ridefinire il campo “politico” del sapere. A partire proprio dall’esigenza di salvaguardare la scuola stessa da quell’occupazione molto più sostanziale agita dalle derive di senso, a cui la competizione selettiva e l’assenza di un serio dibattito pubblico sembrano ormai disporla.