Salvi gli alberi di Codemondo dopo un lungo braccio di ferro
In via Teggi gli ambientalisti hanno impedito l’intervento delle motoseghe. Gli agenti della polizia locale hanno fatto transennare l’area
Reggio Emilia I sette alberi di Codemondo condannati a morte sono salvi, almeno per ora. Ieri mattina gli ambientalisti ne hanno impedito l’esecuzione presidiando l’area cortiliva in cui stava per intervenire la ditta incaricata di tagliarli dall’amministrazione condominiale. Sono una trentina i membri della Consulta comunale del verde, di Extinction Rebellion, Legambiente ed altre associazioni che si sono mobilitati rispondendo all’appello del botanico Ugo Pellini e dei cinque condòmini contrari all’abbattimento. Verso le otto ce n’erano già quindici, che si sono opposti ai mezzi meccanici e agli uomini armati di motoseghe. Allora l’amministratrice del condominio I Platani, situato al numero 56 di viaTeggi, in prossimità della chiesa, ha fatto intervenire la polizia locale affinché fosse fatta rispettare l’autorizzazione del Comune a eliminare le piante ritenute responsabili delle crepe apparse sul muro perimetrale della palazzina.
Grazie all’intervento degli agenti l’area circostante è stata transennata. Pellini e gli altri principali autori della protesta sono stati identificati, ma non allontanati. Il braccio di ferro è durato quasi tre ore, con un vivace battibecco al quale hanno partecipato anche i condòmini appartenenti alla maggioranza che, sulla base dei millesimi di proprietà, aveva deliberato l’intervento. L’amministratrice ha cercato una via d’uscita proponendo di tagliare solamente i tre alberi più vicini al lato dell’edificio in cui appaiono le fessurazioni. Niente da fare. Prima delle 11 gli addetti dell’impresa commissionaria se ne sono andati, fra gli applausi dei contestatori, portando via il cestello che era già stato posizionato a ridosso dei tronchi da abbattere. Così gli ambientalisti si sono aggiudicati il secondo round, dopo quello messo a segno lo scorso 21 aprile, quando riuscirono per la prima volta a fare sospendere quella che considerano l’uccisione di vittime innocenti. Lo scontro, però, non è terminato. Il permesso del Comune vale ancora. È stato concesso sulla base della perizia di un ingegnere che afferma di avere accertato tramite un carotaggio l’avanzata dell’apparato radicale delle sette piante fino alle fondamenta dell’edificio. Ne deriverebbe il pericolo di lesioni strutturali. Si ammetteva però che anche la siccità degli ultimi anni, avendo abbassato la falda freatica, può avere contribuito a minacciare la stabilità del fabbricato. Quindi venivano prospettate due soluzioni: tagliare gli alberi o affondare nel terreno un setto di cemento come una barriera che impedisse l'ulteriore intrusione delle radici. Il condominio ha optato per la prima.
La controversia ha già dato luogo a un’azione legale promossa dai cinque condòmini in minoranza. Nei giorni scorsi il loro avvocato ha spedito una formale diffida all’amministratrice del condominio, sostenendo la nullità dell’autorizzazione rilasciata dal Comune il 23 marzo 2023. A suo parere essa risulta «nella sostanza e nel merito implicitamente superata e contraddetta dalla successiva evoluzione della vicenda», vista la contrarietà espressa dalla Consulta del verde comunale e dalla stessa Carlotta Bonvicini, assessore all’Ambiente. I dissenzienti non accettano il parere di un tecnico delle costruzioni. Hanno espresso l'intenzione di chiedere «il risarcimento dei danni per il deprezzamento delle loro singole unità abitative», se le piante saranno eliminate.
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