Gazzetta di Reggio

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Femminicidio di Juana Cecilia: per Mirko Genco pena definitiva

Ambra Prati
Femminicidio di Juana Cecilia: per Mirko Genco pena definitiva

Né la procura generale né la difesa hanno impugnato la sentenza dell’Appello. Quest’ultima passa in giudicato: l’assassino dovrà scontare 30 anni e 10 mesi

22 marzo 2024
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Reggio Emilia È diventata definitiva la condanna per Mirko Genco, 27 anni, macchiatosi di uno dei più efferati femminicidi della cronaca reggiana: quello di Juana Cecilia Hazana Loayza, 34 anni, madre di origini peruviane stuprata dopo un tentativo di strangolamento e sgozzata a pochi metri da casa sua nel parco di via Patti.

Ai primi di marzo è scaduta la possibilità di ricorrere in Cassazione e né la procura generale (che aveva ottenuto un incremento della pena) né la difesa di Genco hanno impugnato davanti alla suprema corte. «Ho ritenuto che non ci fossero gli elementi per andare in terzo grado e il mio assistito è stato d’accordo», ha spiegato l’avvocato difensore Vincenzo Belli. Per Genco è passata quindi in giudicato la condanna di secondo grado comminata il 22 novembre 2023 dalla Corte d’Appello di Bologna: 30 anni e 10 mesi.

Nella notte tra il 19 e il 20 novembre 2021 il parmense Genco – l’ex trasformatosi in stalker, con il quale Cecilia aveva avuto una breve relazione finita – vide sui social un selfie di Cecilia in un locale in centro con amici, piombò da Parma a Reggio con un taxi, pretese di accompagnarla a casa, lungo il tragitto a piedi sotto i portici decise di ammazzarla registrando il dialogo e l’agonia della giovane con un lungo audio sul cellulare. Arrivati nel parco di via Patti, da lei respinto, Genco per due volte abusò sessualmente, strangolò e finì a coltellate Juana Cecilia, tra l’altro facendo un andirivieni: per procurarsi il coltello l’omicida rubò dalla borsetta le chiavi, entrando nella casa dove dormivano la nonna e il figlioletto, per poi tornare nel parco e tagliarle la gola. Il delitto – del quale si è occupata anche la trasmissione di Rai3 “Amore Criminale” – è considerato un caso da manuale dei femminicidi: per l’antefatto, l’ossessività, l’efferatezza, per il passato dell’assassino, a sua volta figlio di una vittima di femminicidio (la madre fu massacrata di botte nel 2015 a Parma, a 39 anni, nell’androne del palazzo dall’ex convivente).

Un delitto che suscitò parecchie polemiche anche per la libertà di cui godeva Genco: condannato per stalking, 17 giorni prima di ucciderla gli fu concessa la sospensione della pena a patto di sottoporsi a un percorso di rieducazione che non cominciò mai.

Per l’uccisione di Juana Cecilia, il 4 marzo 2023 il processo di primo grado a Reggio a carico di Genco si è concluso con una condanna a 29 anni e 3 mesi di carcere per omicidio volontario, porto abusivo d’arma, violenza sessuale, violazione di domicilio ed evasione. Ritenendo le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti il collegio ha escluso l’ergastolo, che era invece stato richiesto dal pm Maria Rita Pantani. Sia la Procura sia la difesa (per motivi opposti) hanno fatto ricorso in Appello. Genco, recluso nel carcere di Modena, con dichiarazioni spontanee, leggendo un foglio scritto di suo pugno, ha chiesto perdono. «Chiedo perdono a Dio, perché a Cecilia non posso più chiederlo, ma soprattutto chiedo perdono a suo figlio: io so bene cosa significhi non avere una mamma – ha detto –. So che dovrò passare molti anni in carcere, spero di diventare un uomo migliore». Il procuratore generale Antonella Scandellari ha rinnovato la richiesta di ergastolo e ha chiesto una parziale riforma della condanna. La Corte d’Assise d’Appello (presieduta da Orazio Pescatore, consigliere relatore Anna Mori e la giuria popolare) ha emesso la sentenza: niente ergastolo bensì un ricalcolo che, mantenendo le attenuanti generiche equivalenti, aggiungendo il reato di rapina e abbassando quello di evasione, ha incrementato la condanna come raramente avviene in secondo grado.

«Abbraccio la famiglia di Giulia e tutte le persone che perdono una figlia o una sorella per colpa di un uomo che dice di amarle. Sono fatti che distruggono un’intera famiglia», disse all’uscita Dina, la madre di Cecilia, rivolgendo un pensiero speciale ai familiari di Giulia Cecchettin, la 22enne uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta.