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Bertinelli: «Per il Parmigiano Reggiano il futuro si gioca all’estero»

Hanane Hafssi e Letizia Chiantera*
Bertinelli: «Per il Parmigiano Reggiano il futuro si gioca all’estero»

L’intervista al presidente del Consorzio ospite in Gazzetta per Scuola2030

26 marzo 2024
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«Noi italiani non ci rendiamo conto che questo è un prodotto indescrivibile e affascinante, che è molto di più di un pezzo di formaggio: è un emblema del saper fare italiano». A spiegarlo è Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano da ormai sette anni e amministratore delegato dell’azienda agricola di famiglia Bertinelli, che opera dal 1895.

Quali sono i suoi obiettivi futuri da presidente del Consorzio?

«Dobbiamo contribuire alla crescita delle aziende dei nostri consorziati. C’è gente che pensa che decrescendo si crei più valore, invece secondo me ci dev'essere un equilibrio tra quanto prodotto si crea e quanti mercati sono capaci di assorbirlo valorizzandolo. La marca non è solo il marchio di un prodotto, ma è molto più: è l’insieme di valori che stanno all’interno di quel pezzo di formaggio, delle emozioni che si provano ad assaporare il Parmigiano Reggiano. Per noi è fondamentale aprire molti mercati internazionali, cioè fare delle campagne di marketing. Oggi si producono circa 4 milioni di forme ogni anno, il nostro obiettivo è arrivare a 5 milioni se esiste un mercato capace di assorbirle garantendo ai produttori un’adeguata remunerazione».

Qual è la percentuale di Parmigiano Reggiano che oggi esportate all’estero?

«L'export del Parmigiano Reggiano rappresenta il 47%, di cui il 22/23% negli Stati Uniti, il 21% in Francia, il 14/15% in Germania. Oltre a questi Paesi, i principali mercati sono Regno Unito e Canada».

Secondo lei in Italia nei prossimi anni potrebbe crescere la cultura del Parmigiano Reggiano? E all’estero?

«A causa della denatalità, la popolazione italiana fra 80 anni si dimezzerà quindi il nostro Paese dovrà avere una politica di migrazione gestita ed equilibrata. In conseguenza di ciò, c’è il rischio di una perdita delle nostre tradizioni culinarie, compresa quella del Parmigiano Reggiano. Mentre all'estero noi possiamo pensare di crescere e di aumentare le vendite, quindi i mercati internazionali saranno essenziali».

All’estero sono presenti campagne pubblicitarie riguardanti il Parmigiano Reggiano?

«Assolutamente si, questo è uno dei compiti per il quale è stato fondato il nostro Consorzio. Abbiamo pubblicità sia in Italia che all’estero tramite digitale e anche carta stampata. In Francia, Svizzera, Regno Unito e Spagna invece ci sono vere e proprie campagne televisive come quelle nel nostro Paese. Gli Stati Uniti sono il luogo ideale dove potersi espandere e far conoscere a tutta la popolazione il nostro prodotto».

Da dove nasce la sua passione per il Parmigiano Reggiano?

«Io sono nato in questo mondo, ho respirato Parmigiano Reggiano e latte da quando ho memoria. Girando per il mondo ho potuto osservare il patrimonio culturale sterminato che questo prodotto rappresenta. Vivendo tanti anni all’estero ho visto come l’Italia viene considerata dal di fuori, perché noi italiani non ci rendiamo conto che questo è un prodotto indescrivibile, che è molto di più di un pezzo di formaggio: è un emblema del saper fare italiano. Quando all’estero si menziona l'Italia si parla della qualità del suo cibo e uno dei primi elementi che emerge è il Parmigiano Reggiano».

Per fare questo lavoro ha acquisito dei titoli scolastici?

«Io ho un percorso scolastico abbastanza denso ma per fare il presidente non è necessario un titolo di studi. Sono laureato in scienze agrarie all’università Cattolica di Piacenza, poi ho conseguito una seconda laurea in economia e commercio sempre alla Cattolica. Successivamente ho vissuto in Canada per circa tre anni dove ho fatto un master di business administration (MBA) per poi rientrare in Italia e occuparmi dell’azienda di famiglia. Ovviamente per fare il presidente devi essere scelto, infatti anche in questo caso mi hanno chiesto se volevo diventare presidente e ho accettato, per mettere a disposizione di tutti la mia esperienza».

In cosa si sente di migliorare nel suo ambito?

«Come presidente vorrei riuscire ad organizzare meglio la mia agenda per dedicare ancora più tempo alle relazioni sia all’interno del nostro mondo sia all’esterno perché il presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano è il rappresentante di un mondo e quindi con quel mondo bisogna essere intimamente connessi. Questo però richiede un’enorme disponibilità di tempo. Serve quindi un bilanciamento tra il dover fare e il saper fare. Invece come persona vorrei imparare a concentrarmi sempre più sulle azioni da portare avanti senza dare troppo peso agli attacchi che spesso hanno più a che fare con la politica che con l’operato».

*Studentesse dell’istituto Motti

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