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Pizzamiglio: «La ricerca e sviluppo è fondamentale per il Consorzio del Parmigiano Reggiano»

Achille Galasso e Christian Marangio
Pizzamiglio: «La ricerca e sviluppo è fondamentale per il Consorzio del Parmigiano Reggiano»

«Le figure professionali più richieste? Cento casari nei prossimi 5-7 anni»

26 marzo 2024
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Martedì scorso è stata ospite alla Gazzetta di Reggio Valentina Pizzamiglio, responsabile Ricerca innovazione competenze sostenibilità del Consorzio del Parmigiano Reggiano. Agli studenti dell’istituto “Angelo Motti” che partecipano al progetto Scuola2030 ha raccontato cosa significa fare ricerca su questo prodotto della nostra terra.

In che modo il Consorzio si occupa di ricerca e sviluppo?

«Il Consorzio svolge diversi progetti di ricerca e sviluppo su differenti ambiti che riguardano la filiera del Parmigiano Reggiano e il prodotto. Da progetti di ricerca che riguardano gli aspetti della stalla, la gestione del benessere animale e la riduzione dell’uso dei farmaci, fino ad arrivare ad altri che riguardano più nello specifico il prodotto: come si fa il Parmigiano Reggiano, progetti sulla tecnologia casearia e sul siero innesto, quelli che riguardano il valore nutrizionale del formaggio, quindi tutta quella componente nutrizionale utile e benefica che può portare al consumatore. Poi ci sono progetti che riguardano quanto è buono il Parmigiano Reggiano quindi l’analisi sensoriale, la ricerca organolettica su questi aspetti del Parmigiano Reggiano. Non dobbiamo trascurare che deve essere un alimento sicuro dal punto di vista alimentare, quindi ci occupiamo anche di tutti i progetti di ricerca che riguardano la verifica dell’assenza di contaminanti nocivi nel Parmigiano Reggiano. Infine ci sono progetti di ricerca e analisi per determinare l’autenticità di un prodotto che viene venduto ad un consumatore».

Quali sono le principali sfide che il Consorzio sta affrontando attualmente a livello di ricerca?

«La sfida principale del Consorzio è conoscere e approfondire il prodotto per capire i pregi da valorizzare e le eventuali criticità da correggere e migliorare affinché rimanga un’eccellenza tra i prodotti agroalimentari».

Il compito del Consorzio è anche quello di formare coloro che lavorano nella filiera. Che cos’è il progetto “Competenze e formazione”?

«Il progetto “Competenze e formazione” è la risposta che il Consorzio dà alle esigenze delle nostre stalle come dei nostri caseifici perché in questo comparto produttivo c’è la necessità di figure professionali competenti e adeguate a gestire il processo produttivo di un prodotto di eccellenza come il Parmigiano Reggiano. Il Consorzio può raccogliere dai caseifici le loro esigenze in termini di figure professionali e comunicare questi bisogni a chi forma le figure professionali quindi a tutti gli enti che possono erogare la formazione. Non è il Consorzio che fa i corsi di formazione ma sono le scuole secondarie, ad esempio gli istituti tecnici agrari, le università ma anche gli enti che propongono master post laurea e quelli che offrono formazione continua. Il progetto “Competenze e formazione” ha il ruolo di agevolatore e coordinatore dello scambio tra la domanda di figure professionali e di formazione di cui hanno bisogno le nostre aziende e la presentazione di questa domanda a chi ha l’offerta quindi a chi può erogare la formazione».

Quali sono le figure che oggi ricercate maggiormente?

«Nei prossimi cinque anni avremmo bisogno di circa 100 casari quindi 100 persone che abbiano le competenze adeguate per fare il Parmigiano Reggiano, per lavorare in caseificio. Quindi, ad esempio, sulla base di questa esigenza nel mese di settembre 2023 l’università di Parma, con il sostegno del Consorzio, ha avviato un corso di laurea d’orientamento professionale in Tecnologie e gestione dell’impresa casearia. La persona alla fine sarà molto competente sugli aspetti tecnologici quindi in grado di fare il Parmigiano Reggiano ma avrà anche competenze di amministrazione e di direzione per essere in grado anche di gestire e di coordinare un caseificio. Questa è una prima risposta concreta che noi abbiamo dato all’esigenze emerse dai nostri caseifici quindi ipoteticamente avremo 100 casari nel corso dei prossimi 5-7 anni».

*Studenti dell’istituto Motti