Gazzetta di Reggio

Reggio

Delitto Montruccoli, ora l’omicida chiede la revisione del processo

Ambra Prati

	La vittima Marco Montruccoli
La vittima Marco Montruccoli

Quattro Castella: Fatmir Hykaj, condannato a 22 anni, ridiscuterà la pena definitiva ad Ancona. Il delitto nel 2015: Marco aveva 34enne ed era padre di tre figli

30 marzo 2024
3 MINUTI DI LETTURA





Quattro Castella Fatmir Hykaj, uno dei due uomini condannati per il delitto di Marco Montruccoli, ha chiesto la revisione del processo affinché siano valutate prove che, a suo dire, non sono state vagliate. Nell’istanza di revisione il detenuto – sulle spalle una pena a 22 anni – ha chiesto che l’esecuzione della pena in corso sia sospesa e che in attesa del giudizio di revisione possa essere scarcerato e tornare dalla famiglia, che risiede a Modena. Quest’ultima domanda è stata rigettata, mentre l’udienza del merito è stata fissata per il 6 maggio davanti alla Corte d’Appello di Ancona.

Il 2 febbraio 2015, in via Fausto Coppi 2 alle Forche di Puianello, nel comune di Quattro Castella, Marco Montruccoli, artigiano di 34 anni, accompagnò a casa il fratello Matteo, 39 anni: ad attenderli c’erano due albanesi, armati di una pistola e un machete, che intendevano regolare i conti per una partita di droga. Ne scaturì una violenta colluttazione; Marco – padre di tre figli e residente ad Albinea, ragazzo dalla vita specchiata – fu colpito a morte con 14 coltellate, Matteo venne ferito gravemente con due fendenti ai polmoni.

Subito dopo l’assassinio i due albanesi scapparono all’estero; su indicazione dei carabinieri di Reggio Emilia coordinati dal pm Maria Rita Pantani, i latitanti vennero trovati due mesi dopo in Germania, a Gronau-Leine, in un blitz della polizia criminale di Hannover.

Fatmir “Miri” Hykaj, 29enne carpentiere residente a Modena, e Danjel Tufa, 28enne operaio di Sassuolo, vennero estradati in Italia per rispondere dell’omicidio di Marco Montruccoli e del tentato omicidio del fratello.

In primo grado il processo in rito ordinario a Reggio Emilia si è concluso il 13 maggio 2017 con una condanna a 20 anni per Hykaj, ritenuto colpevole di omicidio con eccesso doloso nella legittima difesa, mentre Tufa è stato assolto da quell’omicidio e condannato a sei anni per il tentato omicidio di Matteo.

Il 18 aprile 2018 è arrivata la stangata della Corte d’Appello di Bologna: la condanna di Hykaj è stata innalzata a 22 anni, Tufa (a sorpresa ritenuto coinvolto nell’omicidio) ha rimediato 13 anni. Infine il 2 aprile 2019 la Cassazione ha confermato in toto il verdetto di secondo grado.

I genitori della vittima avevano seguito passo passo il processo, chiedendo giustizia. La sentenza è passata in giudicato e pareva tutto finito. Ora questo ulteriore colpo di coda da parte di Hykaj, che tenta il tutto per tutto con l’istanza di revisione.

Si tratta di un mezzo straordinario, alla portata di chiunque, per revocare una condanna ormai definitiva e sostituirla con una sentenza di assoluzione; il requisito imprescindibile è che siano emersi elementi nuovi o che non siano state considerate determinate prove. Hykaj rientrerebbe nella seconda casistica; il detenuto, tuttora alla Pulce, insiste sulla legittima difesa e sostiene che quella sera fosse disarmato.

«Hykaj ha scritto di suo pugno l’istanza. Ritiene, a mio avviso a ragione, di essere stato vittima di un errore giudiziario», ha detto l’avvocato Carlo Taormina, storico legale nominato codifensore insieme all’avvocato Gisella Mesoraca. l