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Delitto Montruccoli, «Revisione del processo? Non ho parole ma lacrime»

Ambra Prati
  Delitto Montruccoli, «Revisione del processo? Non ho parole ma lacrime»

La reazione di Mara, la madre di Marco: «Dopo nove anni l’omicida lacera una ferita mai rimarginata»

30 marzo 2024
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Quattro Castella. Non ha parole Mara Guidetti, madre di Marco Montruccoli, il 34enne artigiano padre di famiglia ucciso con 15 coltellate il 2 febbraio 2015 in via Fausto Coppi 2 alle Forche di Puianello, a casa del fratello Matteo che quel giorno lo aveva chiamato. Con la voce interrotta più volte dal pianto, questa madre coraggio – che non si è mai persa un’udienza e che ha sempre chiesto giustizia, solo giustizia – ha cercato di spiegare quanto sanguini la ferita aperta di un figlio ucciso. «Non si può spiegare, mi creda, non lo posso spiegare. Piango tutti i giorni».

Per il delitto di Puianello i due albanesi che aggredirono i fratelli in una violenta colluttazione, armati di una pistola e di un machete, sono stati ritenuti colpevoli in via definitiva. Fatmir “Miri” Hykaj, oggi 35enne di Modena, e Daniel Tufa, 34enne di Sassuolo, sono stati condannati definitivamente il 2 aprile 2019 rispettivamente a 22 anni e 13 anni per omicidio volontario.

La notizia che Hykaj ha presentato istanza di revisione del processo è arrivata come un fulmine a ciel sereno nella casa di Albinea degli anziani genitori Montruccoli. Il solo pensiero che, dopo il lungo e doloroso iter giudiziario, il processo possa essere rivalutato ha destato parecchio scalpore tra i familiari Montruccoli e tra tutti coloro che hanno imparato a stimare la dignità di questa famiglia.

«È da stamattina (ieri mattina, ndr) che ricevo dei messaggi di stupore, ho il cellulare pieno di frasi di solidarietà da parte di persone che hanno letto La Gazzetta di Reggio. Quando sono andata a prendere il giornale l’ho portato da mio figlio per farglielo vedere: al cimitero».

Mara, con a fianco il marito Mario, non si sarebbe mai aspettata questo colpo di coda. «Dopo nove anni... Lo dico con il cuore in mano: questa notizia lacera ulteriormente una ferita che non si è mai rimarginata» .

Il clima di questi gironi festivi è stato rovinato. «Ci stavamo accingendo a festeggiare – si fa per dire, in questa casa non si festeggia più nulla – il compleanno di Marco, che cade il 3 aprile. Quando è arrivata la sentenza della Cassazione, quel 2 aprile, abbiamo festeggiato davvero. Quest’anno pensi un po’ che bella Pasqua...», è lo sfogo di una madre e di una nonna che pensava di aver faticosamente ritrovato una qualche sorta di serenità. «Serenità è una parola grossa. Di certo vorrei che mio figlio potesse riposare in pace. Così come i miei nipoti – una è maggiorenne, gli altri frequentano le scuole medie – hanno il diritto di essere lasciati in pace» Sull’istanza, prosegue Mara, «Vedremo cosa succederà in maggio. Abbiamo degli avvocati seri che ci seguono; non ringrazierò mai abbastanza i legali Francesca Guazzi e Giovanni Tarquini e il pm Maria Rita Pantani».