Guastalla e il mondo industriale hanno omaggiato il signor Smeg
Duomo gremito per i funerali di Roberto Bertazzoni: i dipendenti al lavoro per sua volontà
Guastalla Roberto Bertazzoni voleva andarsene senza troppo clamore, mantenendo quel basso profilo che ha caratterizzato la sua parabola di uomo, imprenditore e benefattore. Ieri, però, in duomo a Guastalla c’era tantissima gente per dargli l’addio.
A fine messa, il figlio Vittorio e la moglie Maria Rita Gandolfi sono rimasti quasi quaranta minuti sul sagrato della chiesa per ricevere le condoglianze. Un lungo abbraccio ricevuto a due passi da corso Garibaldi, dove l’81enne visse da bambino per qualche tempo, prima di trasferirsi in via Maldotti, nella villa del padre Vittorio, dove ha sempre mantenuto la residenza.
I suoi dipendenti sono rimasti al lavoro, come richiesto dall’imprenditore, ma il mondo industriale reggiano e italiano ha voluto esserci.
«Avremmo tanta riconoscenza da manifestargli come comunità cristiana e cittadina – ha detto monsignor Francesco Marmiroli – ma dobbiamo rispettare il suo desiderio di sobrietà e riservatezza, come è sempre stato nel suo stile di vita».
Le esequie sono state concelebrate da nove sacerdoti. L’omelia è stata affidata a padre Franco Mosconi, monaco camaldolese dell’eremo di San Giorgio, a Bardolino. «Dopo 40 anni di vera e profonda amicizia, posso dire che abbiamo davanti una persona di grande umanità e intelligenza, un imprenditore straordinario». Queste sono state le uniche parole di elogio all’industriale, mentre il resto dell’omelia è stata incentrata sulla concezione cristiana della morte.
Padre Mosconi conobbe Bertazzoni nell’eremo di Camaldoli. «Venne che era un quarantenne rampante. Lì pregava con la comunità, si fermava con noi. Stava ai nostri orari, si alzava al mattino presto, mangiava di magro, faceva la vita monastica». Quello fu l’inizio di una lunga amicizia. «Abbiamo continuato a sentirci e vederci. Ho conosciuto anche dei suoi operai e posso dire che era amato e stimato da loro»
Di fianco all’altare c’era il gonfalone del Comune di Sorgà, nella cui frazione di Bonferraro si trova uno stabilimento della Smeg. Tra i banchi, con la fascia tricolore, il sindaco del paese veneto, Christian Nuvolari, oltre alla prima cittadina guastallese Camilla Verona e ai suoi predecessori Mario Dallasta e Giorgio Benaglia. Tra la folla anche l’ex deputato Pierluigi Castagnetti
A margine della cerimonia, don Alberto Nicelli ha ricordato che un giorno il cavalier Bertazzoni lo chiamò e lo rimproverò perché a messa lo aveva ringraziato per il contributo al restauro del duomo. «Mi disse: “Ricordati che Colui che deve sapere, sa”. Fu anche difficile convincerlo a venire all’inaugurazione».
Bertazzoni in questi anni ha dato un grande contributo al recupero del patrimonio culturale e religioso guastallese e reggiano. Per volere del vescovo Gilberto Baroni, fece parte del comitato d’accoglienza a Giovanni Paolo II quando venne a Reggio nel 1988: in quella occasione contribuì al restauro del seminario diocesano. Poi non fece mancare il suo aiuto per la Ghiara e il recupero della Madonna dorata del duomo di Reggio.
Amico del cardinal Camillo Ruini, è stato anche nel cda del quotidiano “Avvenire”.
Bertazzoni aveva frequentato le elementari e le medie a Guastalla, poi era andato in collegio in Svizzera. Si laureò in Economia a Parma e poi si trasferì con la moglie oltre Enza. Non ha mai smesso però di essere presente a Guastalla e di confrontarsi con le varie amministrazioni comunali. «Aveva una grande visione – dice la sindaca Verona – come dimostra anche l’intervento di riqualificazione da poco avviato nei capannoni della ex sede di via Circonvallazione».
In chiesa a Guastalla per l’ultimo saluto a Roberto Bertazzoni c’era anche Luigi Maramotti, presidente di Max Mara. I due industriali, accomunati da uno stile molto riservato, avevano un solido rapporto di amicizia e stima reciproca.
In duomo, oltre ai vertici di Unindustria Reggio, guidati dalla presidente Roberta Anceschi, erano presenti anche imprenditori di Parma, Mantova, Bologna e altre zone d’Italia.
Non stupisce, dato che Bertazzoni ha guidato e lanciato nel mondo un colosso degli elettrodomestici da oltre 2.650 dipendenti e un giro d’affari stabilmente intorno ai 700 milioni di euro. Sotto la sua guida, Smeg è diventata uno dei simboli del Made in Italy di successo, grazie alla capacità di coniugare tecnologia e design.
Il guastallese è stato anche nel cda di Mediobanca, Rcs e Unicredit, e ha avuto ruoli di vertice in Confindustria.
«Abbiamo perso un grande imprenditore, un uomo di cultura, collezionista d’arte, capace di creare una grande azienda – ha ricordato l’amico Fabio Storchi, ex numero uno di Federmeccanica e Unindustria Reggio Emilia –. Nel 1991 costituì nella nostra provincia l’Unione cristiana imprenditori e dirigenti (Ucid), di cui ora sono presidente e nella quale mi chiese di entrare. Bertazzoni è stato un uomo di grande impegno sociale, soprattutto per la sua amata Guastalla, ma non solo. Ricordo che ha avuto ruoli importantissimi in Confindustria, a partire dalla presidenza dell’Anie, la federazione nazionale delle imprese elettrotecniche ed elettroniche, che è una delle più importanti. Bertazzoni era una persona di grande spessore e livello, un riferimento per tutti noi. Lascerà un ricordo bellissimo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA