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Il caso

Rifiuta nozze combinate a 19 anni, le servono a colazione latte con dei farmaci

Daniele Montanari
Rifiuta nozze combinate a 19 anni, le servono a colazione latte con dei farmaci

La famiglia a processo. «La ragazza ha rischiato la fine di Saman: ora ha sposato chi ama»

03 aprile 2024
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Reggio Emilia Medicinali messi nel latte per stordirla. O forse anche peggio. È la sconcertante rivelazione arrivata ieri nel processo ai famigliari della ragazza di Castelfranco che, per sua stessa denuncia, ha rischiato di fare la fine di Saman. Grazie all’intervento della scuola che frequentava a San Giovanni in Persiceto, di un’associazione antiviolenza, dell’avvocato Barbara Iannuccelli e degli agenti del commissariato, per fortuna il peggio è stato scongiurato.

Ed è la cronaca di una storia a lieto fine: adesso la 20enne ha sposato il ragazzo 23enne di cui è innamorata, indiano come lei ma di una casta diversa, e vive con lui nel Reggiano. Lontana dalla famiglia e dall’incubo che le ha fatto vivere: calci, pugni, privazione del cellulare e addirittura minacce di morte. Perché doveva adeguarsi alle nozze combinate con un giovane indiano che era già stato scelto da tempo per lei.

A processo per maltrattamenti sono finiti padre, madre, nonna e zia. Ieri ha deposto la responsabile del corso di formazione professionale di San Giovanni che la ragazza ha terminato l’anno scorso, l’insegnante che nell’aprile 2023 l’ha ospitata a casa sua per una notte, in attesa che venisse individuata una struttura protetta per accoglierla. La professoressa ha confermato tutte le accuse della ragazza, già ripercorse dalla Gazzetta nei mesi scorsi. Ma ha riferito anche di più su quello che le hanno fatto passare a casa, con un particolare davvero agghiacciante: «Mi ha detto una volta che alla mattina a colazione le avevano dato del latte che aveva un sapore amaro, e che dopo si era addormentata. Si era risvegliata con un forte mal di testa». Da quanto ricostruito dall’accusa, nel latte i famigliari avevano messo un farmaco. E questo era accaduto più volte, con l’intento di sedarla. O forse speravano che il suo cuore cedesse? Il sospetto viene, considerato che si tratta di famigliari che l’avevano più volte minacciata di farle fare una brutta fine, se non avesse fatto quello che dicevano loro.

Davanti al giudice Roberto Perrone ha deposto anche il neo marito della ragazza, e anche da lui è arrivata piena conferma delle violenze: «Una volta mi ha fatto vedere in una videochiamata i lividi che le avevano fatto al collo – ha riferito – e mi ha detto delle minacce di morte. Adesso abitiamo insieme e siamo felici, sta anche cercando lavoro come parrucchiera. Ma le manca la mamma: vorrebbe sentirla, ma ha paura».

«La ragazza non si è costituita parte civile contro i famigliari – spiega l’avvocata Iannuccelli – perché non vuole niente da loro. Non voleva nemmeno fare denuncia, ma poi ha capito che era necessario se voleva uscire dall’incubo. Lei stessa ha detto che non voleva fare la fine di Saman».