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«Decine di chilometri “inutili” per ritirare i farmaci in ospedale»

«Decine di chilometri “inutili” per ritirare i farmaci in ospedale»

Lo sfogo di Delfini, presidente di Federfarma Reggio Emilia: «Esistono le possibilità per migliorare la sanità territoriale»

04 aprile 2024
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Castelnovo Monti «Il giusto richiamo del dottor Boni sui disagi subiti dai montanari, costretti a fare chilometri “inutili” (vista la vicinanza del Sant’Anna) per effettuare visite ed esami, offre il destro per ri-segnalare il disagio periodico cui è sottoposto da sempre un elevato numero di pazienti di tutta la provincia per ritirare in ospedale, facendo a volte decine di chilometri, farmaci che si potrebbero tranquillamente (e con orari più comodi) ritirare nella farmacia di paese». Lo afferma Giuseppe Delfini, presidente di Federfarma Reggio Emilia.

«Stiamo parlando di farmaci (protettori per lo stomaco e antiepilettici, ad esempio) che potrebbero essere ritirati in farmacia senza pagare alcun ticket e contemplati in un apposito elenco. Per non parlare poi dei presidi medici per i diabetici (aghi pungidito, strisce reagenti…), che i pazienti possono ritirare “in mutua” solo in ospedale, con relativo disagio. Esiste la possibilità, prevista da un accordo regionale, di rendere le farmacie delle zone disagiate geograficamente l’unico punto di distribuzione dei farmaci, consentendo ai pazienti di ritirare in farmacia tutti i farmaci di cui necessitano (e anche i suddetti presidi per i diabetici). Peccato che di questa proposta nessuno ne voglia discutere, e che persino gli amministratori pubblici non la considerino. Oltre a minori disagi per i pazienti, avremmo meno sprechi e faciliteremmo l’adesione e l’aderenza alla terapia dei pazienti».

«Sul tema spostamenti – prosegue Giuseppe Delfini – ricordiamo che le farmacie, in base a leggi nazionali e regionali, possono effettuare in modalità ‘telemedicina’ elettrocardiogrammi, holter cardiaci e pressori, refertati da medici autorizzati e strutture certificate. Potrebbero anche farlo in convenzione col sistema sanitario regionale, se solo si applicasse una legge che ha già stanziato fondi nazionali ad hoc (zero costi per la Regione). Si abbatterebbero le liste di attesa, i pazienti potrebbero effettuarli in paese, si valorizzerebbero le farmacie come parte integrante, anche per i servizi, del sistema sanitario nazionale e si eviterebbe che tali fondi si fosse costretti a restituirli (come accadrà in caso di non impiego e rendicontazione entro fine anno)».

«Esistono le possibilità per migliorare la sanità territoriale e di integrare gli “attori” sul territorio, sfruttando la capillarità delle farmacie (presenti anche in paesi e frazioni sprovvisti anche di medici…). Le farmacie ci sono, le leggi e i fondi pure. E’ così rivoluzionaria la normalità che prevede la valorizzazione delle potenzialità esistenti? A qualcuno interessa tale sfida?»,conclude il presidente di Federfarma Reggio Emilia.

Il consigliere comunale (capogruppo di maggioranza) e pediatra Carlo Boni il 31 marzo scorso sulla Gazzetta aveva parlato dei cittadini della montagna costretti a lunghi spostamenti per le visite. «Segnaliamo alla nostra azienda e ci facciamo interpreti del forte disagio arrecato ai cittadini del nostro distretto dei sempre più frequenti e complicati viaggi per eseguire esami e visite specialistiche – spiegava Boni – che per essere espletati in tempi ragionevoli costringono a spostamenti di decine di chilometri. La nostra popolazione anziana, la più bisognosa di accertamenti e cure, ha spesso bisogno di accompagnamento, amplificando il disagio con il coinvolgimento di famigliari e care giver».

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