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Il caso

Detenuto torturato in carcere: il ministero sarà responsabile civile

Serena Arbizzi
Detenuto torturato in carcere: il ministero sarà responsabile civile

Il giudice accoglie la richiesta avanzata dal difensore del 43enne

09 aprile 2024
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Reggio Emilia Il ministero della giustizia sarà responsabile civile nel processo contro i dieci agenti della polizia penitenziaria, accusati, a vario titolo, di tortura, lesioni personali e falso in atto pubblico.

L’episodio risale al 3 aprile 2023 nel carcere di Reggio Emilia, dove un detenuto fu pestato dagli agenti, come si vede da un video - diffuso dall’Ansa - che mostra come uno di questi gli fa lo sgambetto: il 43enne cade a terra, viene colpito con schiaffi, calci e pugni, denudato dalla cintola in giù e spinto nella cella d’isolamento.

Ieri il giudice Silvia Guareschi ha accolto la richiesta dell’avvocato difensore del detenuto, Luca Sebastiani, di citare civilmente il ministero della giustizia che, quindi, a partire dalla prossima udienza sarà presente nel processo. Il giudice non ha, invece, accettato la richiesta delle difese di escludere le parti civili dal processo.

Sono state ammesse, infatti, tutte e cinque le parti civili nel procedimento: si tratta del detenuto, appunto, ma anche dell’associazione Antigone, rappresentata in aula dall’avvocata Simona Filippi, dell’associazione Yairaiha di Cosenza, rappresentata dal legale Vito Cimiotta, del garante nazionale per le persone private della libertà personale, per cui ieri era presente l’avvocato Michele Passione e il garante regionale, rappresentato dall’avvocato Lorenzo Carsetti, in sostituzione dell’avvocato Daniele Vicoli.

Le parti civili hanno anche presentato le richieste di risarcimento che, complessivamente, ammonta a circa 400.000 euro: 180.000 euro sono stati chiesti dal detenuto, mentre le altre parti hanno avanzato richieste che oscillano tra i 50 e i 100.000 euro.

I prossimi passaggi prevedono la richiesta da parte di molte difese del rito abbreviato. Gli avvocati degli agenti imputati hanno inoltre chiesto che venga revocata la misura interdittiva che colpisce nove di loro e che consiste nell’allontanamento del luogo di lavoro (uno degli agenti ha ripreso a lavorare). Richiesta contro cui si è opposta il pubblico ministero Maria Rita Pantani per pericolosità e rischio di inquinamento delle prove.

Per due degli imputati la misura interdittiva ha una scadenza di 10 mesi e il termine è pertanto è imminente, mentre per gli altri è di è di 12 mesi.

«Come rappresentante di Antigone posso affermare che siamo sempre stati attivi dalle prime segnalazioni di questo terribile episodio nel carcere di Reggio Emilia e quindi siamo soddisfatti che sia stata accettata la costituzione di parte civile», afferma Filippi.

Michele Passione spiega come «le parti civili abbiano presentato la richiesta di costituzione nella passata udienza. Il giudice ha accettato, nonostante fosse stata chiesta l’esclusione di tutte le parti civili – continua il legale –. Adesso inizia l’iter processuale vero e proprio e a luglio dovremmo finire il primo grado di giudizio. Alla prossima udienza comparirà il ministero come responsabile civile». l