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Ho chiesto a 30 amici cos’è l’amore

Giulia Cremonesi*
Ho chiesto a 30 amici cos’è l’amore

Uno spaccato della Generazione Z reggiana nelle interviste di una studentessa del Moro

09 aprile 2024
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Nei febbrili giorni di pubblicità rosse e palpitanti, echi di film romantici e coppie che si mangiano la faccia è sorto spontaneo, quasi banale, interrogarsi sull’amore. Tutti sappiamo cosa sia eppure nessun quadro, canzone o poesia è degno di definirlo ed è giusto così. D’altronde perché limitare ciò che rende l’uomo, un finito, capace di contenere, anche se a stento, l’infinito. È stato il freddo marmo di Amore e Psiche di Canova, la fiamma di Emily Bronte, lo scalpore di Kissing Coppers, il tramite a Dio per Dante, una piccola morte per Muhyi al-Din Ibn al-’Arabi, tutto quello che serve per i Beatles e tanto altro per ogni persona, istante e cultura.

Nonostante l’assenza d’una regola, l’amore è stato definito in ogni sua più piccola sfumatura. Dire altro, trovare ciò che non è stato detto, è difficile, forse un po’ superfluo ormai: sarebbe come aggiungere un’altra voce ad un coro già completo. Ricorderemo pertanto ciò che viene dimenticato, ogni giorno, e che condanna l’amore del presente, rimpiange quello passato e non desidera quello futuro. Siamo umani e come tali critichiamo. Amare oggi è spesso visto come sbagliato, superficiale, veloce. Invece dietro a storie lampo e sfiducia nel matrimonio si nasconde un romanticismo spesso tenero ed idealistico, a volte scientifico e disilluso, in ogni modo profondo come sempre sarà l’animo umano.

Trenta amici intervistati

Io, per restituire un piccolo spaccato della fantomatica generazione Z di Reggio Emilia, ho condotto un’indagine su circa 30 dei miei amici, di età compresa tra i 15 ed i 20 anni. Le domande vertevano sulla propria definizione d’amore, sul modo di vivere le relazioni o l’essere single. Ho anche chiesto loro se un domani pensassero o meno di sposarsi.

1- Cos’è l’amore

Per i giovani reggiani intervistati, l’amore è un sentimento difficile da comprendere. Alcune posizioni sono dolci come quelle di Leonardo Stellati, per cui l’amore è riconoscere il profumo della persona amata, ed Emanuele Terranova, che crede sia «ciò che rende ogni coppia due universi distinti che condividono qualche stella». Vi sono poi opinioni pratiche come quella di Matilde Mariani per cui «è il rispetto reciproco», per un’altra studentessa è «liberare l’altro dai pregiudizi per essere se stesso». C’è poi una ragazza, che preferisce rimanere anonima, che lo vede come «quel sentimento che provi verso qualsiasi essere vivente senza pretendere nulla in cambio da esso». Alberto Menegon è invece più analitico, per lui è «il progresso d’un fine evolutivo, qualcosa che è nato come fine biologico ed è diventato un motore in mobile, capace di dinamicizzare la realtà nella sua esistenza individuale. Un po’ più cinica Sofia Giacomini per la quale «è un concetto molto idealizzato che, fintanto che è immaginato, è possibile, ma che sfocia nell’assuefazione una volta realizzatosi». Un’altra ragazza, che vuole restare nell’anonimato, condensa la sua esperienza in una bellissima metafora: «l’amore all'inizio è come mettersi un paio di cuffie con il volume sparato a palla. Ti stordisce, ma al contempo non staccheresti mai le cuffie dalle orecchie e così fai un salto nel vuoto, senza sapere il perché; lo fai e basta, con paura ma anche con la curiosità di scoprire e trovare qualcosa di nuovo. Poi col tempo le cuffie vengono tolte e capisci veramente dove questo salto ti ha portato. Verso emozioni come la gioia, la voglia di vivere, di costruire un vero e proprio progetto, di andare sempre oltre ma anche emozioni come la rabbia, il litigio, lo stare male». Tante e tanti non lo capiscono, c’è chi sostiene di non averlo mai sperimentato, nonostante le numerose relazioni.

Mentre pochi idealisti ammettono, non senza imbarazzo, che per loro l’amore è quello delle anime gemelle. Giada Davoli, ad esempio, crede nel “per sempre felici e contenti” quando scopre coppie anziane guardarsi ancora con tenerezza. Tra loro Matteo Dotti vede l’amore come quello rappresentato nei film e, nonostante rimanga un po’ deluso da quello reale, aspetta “la ragazza giusta” mentre cerca di capire se il “per sempre vissero felici e contenti” esista davvero o sia solo una speranza un po’ illusoria.

Giulia (di cui non riporto il cognome perché minorenne) invece si sente tradita dalla televisione e dall’educazione sentimentale perché sin da piccola ha imparato che l’amore è il principe azzurro sul cavallo bianco. Ma non può averlo perché non esiste. Desidera quindi ciò che sa non otterrà mai e, per questo, lo odia.

Uno spunto di riflessione interessante, ma malinconico, evidenziato dalla mia piccola indagine, altri modelli d’amore che non pensavo sarebbero mancati.

Tanti hanno citato infatti quello platonico dell’amicizia, alcuni quello che lega i figli ai genitori, ma nessuno – tra questi 30 adolescenti reggiani – ha portato come definizione quello tra i propri genitori o nonni. Giada Davoli è l’unica che ha fatto riferimento a persone reali e non ad amori da pellicola.

Perché mostriamo così poco, insegniamo così poco ai nostri figli sull’amore? Michele Bordugo, scherzando, si lamenta che le relazioni dei suoi amici non lo divertano come quelle di Netflix, mentre Sofia Giacomini dichiara che «a causa dei social siamo bombardati da modelli irraggiungibili con cui è comunque impossibile, per quanto deleterio, non confrontarsi».

2- Come vivi una storia?

In merito a come le relazioni sono vissute il 90% dichiara di viverle bene ed in modo sereno. Le categorie, non tanto diverse da quelle del passato, si dividono in tre macro gruppi: serie, per cui si rimane fidanzati per tanto tempo, anche 3-5 anni; effimere, ovvero quelle fugaci nate in discoteca o le classiche cotte stagionali; aperte, che prevedono la condivisione di uno o più partner o relazioni effimere in concomitanza di una relazione “seria”.

Tra le novità portate dalla generazione Z figurano la tendenza a presentare quasi immediatamente il partner alla famiglia e una maggiore apertura alle reazioni Lgbtqa+. Resta, invece, la regola non scritta di non frequentare l’ex d’un proprio amico/a. Tale norma di educazione ovviamente non è un diktat rispettato da tutti, ma i più lo condividono…almeno a livello teorico.

Desidero ora sfatare qualche mito: abbiamo una vita offline, la maggior parte di noi si fidanza e conosce il proprio futuro compagno tramite amici di amici e non tramite i social. Inoltre regaliamo e riceviamo ancora i fiori.

I single si dividono tra chi si ritiene soddisfatto: la solitudine è un’occasione per migliorare se stessi, provare altre esperienze, capire come comportarsi in futuro ed imparare ad amarsi in modo autonomo prima di desiderare l’altro. C’è chi invece soffre terribilmente la propria condizione, chi perché si è resa conto di non riuscire a stare da sola, chi perché agogna essere finalmente amato e non capisce perché però non trovi nessuno che soddisfi questo bisogno.

Una delle adolescenti intervistate riassume l’opinione generale: «le relazioni, soprattutto quelle amorose, devono essere un qualcosa in più nella propria vita, nel senso che non devono togliere niente ma neanche compensare qualcosa che non si ha, per quello prima si dovrebbe maturare autonomamente (che non significa da soli)».

3- Il matrimonio

Dal sondaggio sono emerse altre opinioni interessanti: la maggior parte pensa più o meno certamente di sposarsi, ma non in chiesa.

All’interno di questa maggioranza una porzione significativa lo farebbe per compiacere il/la partner o per avere un guadagno economico, dato che per loro non è fondamentale. Il matrimonio è infatti generalmente visto come una mera formalità, addirittura molti si domandano perché tanti sentano la necessità di sposarsi.

Altri, invece, in particolare coloro che desiderano formare una famiglia ed avere dei figli, ci credono fermamente. Un po’ come colei che, per ovvie ragioni, preferisce rimanere anonima, perché desidera sposarsi per la festa e in particolare per il buffet.

Tra chi non vuole spicca una visione amara del matrimonio come possesso dell’altro, in particolare dal punto di vista economico con l’unione dei patrimoni, anche se in realtà è solo una delle possibilità.

Un’altra ragazza lo vede come «un piccolo sacrificio», per qualcun altro, che scherza, è «il piano B nel caso lo scritto di matematica vada male e ci sia un milionario con qualche problema di salute ancora single».l

*Studentessa del liceo Moro