Gazzetta di Reggio

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«Rendo notizia un’informazione del Consorzio del Parmigiano Reggiano»

Giorgia Scerrino e Sofia Mariotti
«Rendo notizia un’informazione del Consorzio del Parmigiano Reggiano»

L’intervista al capo ufficio stampa Fabrizio Raimondi

09 aprile 2024
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«Noi giornalisti siamo tenuti ad avere un aggiornamento continuo: deontologia e verifica delle fonti sono le basi del nostro lavoro». A parlare è Fabrizio Raimondi, responsabile ufficio stampa, relazioni esterne e portavoce del presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano. Ha maturato una grande esperienza nella comunicazione di importanti realtà in ambito Food, in precedenza, per nove anni ha ricoperto lo stesso ruolo all’interno del Consorzio del Prosciutto di Parma.

Qual è stata la sua motivazione principale per intraprendere la carriera giornalistica?

«Io ho sempre avuto una passione per la scrittura e i viaggi. Ho iniziato a scrivere di cultura e poi di viaggi, lavorando per diverse testate come Focus, Panorama Travel, Quotidiano Nazionale e altre testate in ambito food e lifestyle. Il passaggio dal giornalismo al mondo dell’ufficio stampa e delle relazioni pubbliche è nato quasi per caso perché mi sono trasferito da Roma a Parma, iniziando a lavorare per il Consorzio del Prosciutto di Parma e poi sono passato ad avere una mia agenzia di relazioni pubbliche e a occuparmi della comunicazione del Parmigiano Reggiano e di altri prodotti a denominazione di origine protetta. È per me oggi molto stimolante dedicarmi alle attività di ufficio stampa e lavorare per un prodotto come il Parmigiano Reggiano, che mi mette a contatto con la stampa italiana, europea ed extraeuropea, offrendomi una visione di insieme molto interessante».

Quali sono le sfide uniche che affrontate come giornalisti all’interno di un Consorzio rispetto ai giornalisti indipendenti o di grandi organizzazioni?

«La sfida è mantenere fermi i propri principi deontologici, confrontandosi con il top management per divulgare informazioni esaurienti e interessanti. Sforzarsi per rendere notiziabile un’informazione è il nostro mestiere, quindi molto spesso la sfida più grande è investigare per tirare fuori alla direzione, alla presidenza al marketing, a tutti gli attori coinvolti le informazioni che servono per fare un buon lavoro. Quando non si hanno tutti questi elementi, cerchiamo tutti i modi possibili per recuperarli. Ma questo è lo stesso lavoro che fa il giornalista quando deve chiudere le pagine del giornale. Quando abbiamo conferenza stampa o un evento da organizzare, lo sforzo più grande è quello di tirare fuori il meglio da tutti per avere una completezza di informazioni perché il nostro mestiere è essere al servizio della stampa, aiutarli nel loro lavoro, fornire spunti di notiziabilità».

Come gestisce la ricerca di fonti affidabili e la verifica delle informazioni?

«Dipende. Quando la comunicazione è di taglio economico è tutto più semplice perché dialoghiamo con i nostri colleghi del marketing, chiediamo i dati, li verifichiamo con la presidenza, la direzione e il direttore marketing. Quando invece cavalchiamo una notizia esterna bisogna fare un lavoro di verifica delle fonti leggendo le agenzie, le testate online e offline, informandosi nel modo migliore possibile. Verificare le fonti richiede sempre più tempo e anche i giornalisti purtroppo spesso non hanno il tempo necessario per farlo: se un errore arriva alle agenzie di stampa può essere trasmesso a catena su tutti gli altri organi di informazione. Abbiamo quindi una grande responsabilità. E per questo siamo tenuti ad avere un aggiornamento continuo e a frequentare i corsi dell’Ordine dei giornalisti: deontologia e verifica delle fonti sono le basi del nostro lavoro».

Quali cambiamenti ha notato nel mondo del giornalismo negli ultimi anni?

«Rispetto a quando ho iniziato io, mi dispiace constatare che i giornalisti sono meno stimolati a fare questo lavoro perché c’è sempre più precarietà. I giornali chiudono perciò chi vuole intraprendere questo percorso lo fa con un’attitudine diversa da quando ho iniziato io lavorando per la Mondadori, gli anni in cui il giornalista faceva parte di un’élite con molti vantaggi. Ora tutto sta cambiando e il lavoro del giornalista spesso consiste nell’utilizzare le poche risorse che ha a disposizione per buttare giù un buon pezzo di giornale. Io credo che il nostro lavoro sia importante oggi più che mai. È vero che la comunicazione gratuita online sta erodendo quote di lettori del cartaceo, è altrettanto vero che ci sono persone che mai rinuncerebbero al piacere di andare in edicola o al bar e sfogliare un quotidiano per sapere ciò che riguarda la propria città in modo più approfondito».

Quali consigli offrirebbe a chi vuole intraprendere una carriera giornalistica?

«Per chi vuole intraprendere una carriera giornalistica io consiglierei di studiare la lingua italiana in modo preciso, esercitarsi in primis nella lettura e poi nella scrittura perché per me bisogna essere prima di tutto bravi lettori per diventare buoni giornalisti. Per chi vuole avventurarsi nella comunicazione di impresa consiglio di leggere un libro intitolato “New Journalism” di Marco Pratellesi che parla della comunicazione aziendale e mi ha dato una visione più aperta sul mondo del lavoro che faccio e che bisogna intraprendere con passione. E anche quello più recente di Maria Grazia Villa: “Brand Journalist”».

*Studentesse delMotti