Roberto Donadoni ospite del Centro di Medicina «Si gioca troppo, la prevenzione è necessaria»
L’ex campione di Milan e Nazionale, oggi allenatore, era ieri sera da Cuore e Salute Una chiacchierata insieme ai medici sul rapporto tra prestazione e stato di forma nello sport
Reggio Emilia Tra gli anni ’80 e ’90 ha fatto innamorare milioni di tifosi con le sue giocate sulla fascia, cimentandosi poi nella carriera di allenatore. Ieri, la sala del centro Cuore Salute in via Largo Giambellino era piena per accogliere Roberto Donadoni, campione che col Milan di Arrigo Sacchi ha vinto tutto.
Tifosi che ne hanno approfittato per un selfie o un autografo, dirigenti di società reggiane richiamati dal fascino dell’ospite e addetti ai lavori nel mondo sportivo e sanitario hanno partecipato all’incontro dal titolo “Il motore dello sportivo”, organizzato dal Centro di Medicina per una serata con al centro la quotidianità dell’atleta a qualsiasi livello: dalla preparazione alle gare alla prevenzione, piuttosto che il mantenimento dello stato di forma o la riabilitazione post infortunio.
Donadoni ha dialogato con il dottor Danilo Manari, cardiologo e collaboratore di prestigiose realtà sportive come il Real Madrid di Carlo Ancelotti, con gli ortopedici Enrico Lancellotti e Manuela Rebuzzi, con il cardiologo e medico Stefano Fioroni e col fisioterapista Andrea La Mura.
L’ex giocatore si è rivolto ai dirigenti ricordando loro di far vivere ai giovani atleti l’attività sportiva, qualsiasi essa sia, come un gioco esaltando l’aspetto ludico: «Quando ero ai miei primi anni del settore giovanile perdemmo in un anno praticamente tutte le partite – ha spiegato –. In quei momenti potevo anche pensare di non essere capace, invece furono bravissimi i tecnici a fare capire a me e alla squadra che le cose importanti erano altre».
Per lui, «allenatori e genitori spesso riversano sui ragazzi le loro frustrazioni. Io sono cresciuto all’oratorio e conservo quella cultura. Tra l’altro, siccome ero il più bravino avevo la regola che non potevo superare la metà campo oppure segnare. È per questo che ho imparato a fare tanti assist».
Lo sport di oggi, sempre più basato sul business, sovraespone gli atleti ad impegni ravvicinati: «Oggi si gioca tantissimo, ci sono pochi tempi morti e si è sempre sollecitati a mille – ha precisato – La cura del corpo e la prevenzione dagli infortuni diventano così fondamentali».
Concetti che Centro di Medicina porta avanti da anni in Italia e anche a Reggio, con quattro sedi a livello provinciale, e che il cardiologo Manari porta sui campi di calcio più famosi: «Con Roberto abbiamo lavorato insieme a Parma e Bologna e gli abbiamo chiesto di venirci a trovare – le sue parole – avere un personaggio di tale portata ci consente di parlare di concetti trasversali, tra cui l’elaborazione della sconfitta. Nella mia carriera ho avuto la fortuna di lavorare con quattro palloni d’Oro, ma lui è stato indubbiamente un grande». l
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