Gazzetta di Reggio

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Spinoza e le relazioni amorose «Il nostro fine non è nell’altro»

Veronica Caliumi*
Spinoza e le relazioni amorose «Il nostro fine non è nell’altro»

Per affrontare la rottura serve capire che non tutto dipende da noi

09 aprile 2024
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Le relazioni sono esistite dal primo respiro dell’uomo su questa terra e, da quell’istante, sono diventate indispensabili. Amicizia, amore romantico, amore verso un figlio sono tutti sentimenti che ci portano a desiderare una relazione. Ma cos’è davvero una relazione? Nell’arco della storia gli uomini ne hanno dato diverse interpretazioni e ora la Gen Z risponde con termini come “situationship” – una frequentazione senza vincoli – o relazione “tossica”, per indicare un rapporto disfunzionale. Esattamente come noi analizziamo i fatti storici con l’occhio maturo della contemporaneità, così può essere utile sottoporre le problematiche della nostra sfera sociale ad un giudice esterno, lontano nel tempo e, dunque, non coinvolto. È il caso di Baruch Spinoza, filosofo olandese, che visse intorno alla metà del ‘600.

Egoismo e ansia

Se fosse qui, come giudicherebbe il nostro modo di relazionarci? Secondo il pensatore, sarebbe sbagliato in partenza perché l’errore avrebbe origine dal nostro punto di vista. Alla base del suo pensiero stava infatti la ragione speculativa, ossia la capacità dell'intelletto di collegare tra loro cose percepite in opposizione. Dunque, per Spinoza, il punto di vista corretto è quello che va oltre alle due e le mette in relazione, raggiungendo una visione organica della realtà. Ecco che emergono i primi grandi disturbi della società contemporanea: egoismo, presunzione, ansia. Come risolverli? Spinoza ci consegna la prima soluzione: siamo tutti parte della stessa sostanza. Siamo soprattutto una sola parte di questa sostanza, che decide di pensare se stessa dandosi una particolare forma, che è la nostra. L’uomo non è il centro di tutto, dunque l’egoismo non deve esistere. L’uomo non può nemmeno conoscere tutto, quindi la presunzione non può esistere. L’ansia, ossia la paura di ciò che non può essere controllato, è infondata, perché l’uomo in partenza non può controllare tutto.

Addio relazioni tossiche

Se pensassimo di più come Spinoza, anche le relazioni “tossiche” non esisterebbero. L’errore dell'uomo per Spinoza sta, infatti, nel credere che il proprio fine risieda nell’altra persona e che l’unico modo per essere felici sia possederla. È importante capire, invece, che una relazione è un valore aggiunto e non il nostro stesso valore. Creare un legame significa unire due identità definite e, pertanto, chi crede di trovare la propria identità in una relazione e la propria determinazione nell’altro sbaglia. In termini spinoziani, infatti, la vera felicità consiste nella capacità di assegnare a ogni cosa la sua “causa adeguata”. Capire che quello che accade non dipende sempre da noi è la chiave per affrontare la rottura. È proprio questo travisamento di causa a provocare dolore e poi odio in chi viene lasciato.

Siamo la nostra casa

La rottura viene così vissuta da un ipotetico ragazzo come la perdita di se stesso, quando noi tutti, dovremmo essere sempre “a casa nostra dentro noi stessi”, ovunque ci troviamo. Ma non finisce qui. Subentra l’odio, un sentimento secondario che origina dalla ricerca vana di ottenere qualcosa che non ci appartiene. Per Spinoza esso è inutile, ma, se non viene razionalmente smontato, accresce. Dall’altra parte c'è una ipotetica ragazza, che si allontana dal suo fidanzato perché percepisce di essere diventata oggetto di un desiderio di possesso. Il problema nasce qui: spesso la ragazza non è in grado di troncare completamente il rapporto. Si sente in colpa per la sofferenza del suo ex. Continua a chiamarlo, a vederlo, ma non è consapevole che il dolore di lui può essere mutato in un odio feroce. L’epilogo di questa vicenda immaginaria è facilmente prevedibile e potrebbe tristemente essere annotato nelle pagine di cronaca nera.

Amare è costruire valore

Il desiderio di cui si è trattato è “tossico” perché non è amore. Amare significa costruire valore e non cercare il nostro valore negli altri: quest’ultimo atteggiamento, al contrario, coincide con il narcisismo. Il narcisismo, patologico o meno, per Spinoza sarebbe la vera causa delle relazioni disfunzionali e dei femminicidi che ne conseguono, non il patriarcato. Spinoza direbbe anche che le relazioni “tossiche” sono l’evoluzione tragica della solitudine. Affiancarsi a una persona e vederla sempre per paura di essere soli sarebbe sbagliato per il celebre filosofo. Non è un caso che i rapporti migliori siano quelli in cui ci si vede di meno e in cui il tempo trascorso da soli serve a realizzare se stessi. Non potremo mai amare qualcuno se non avremo prima imparato ad amare noi stessi per come siamo. Finché noi giovani ci fidanzeremo per avere compagnia il sabato sera e fare colpo sugli altri continueremo solo a perseverare in un errore e a farci del male.

*Studentessa del liceo Moro