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Rapinarono un minorenne, finisce in carcere uno dei due 20enni

Rapinarono un minorenne, finisce in carcere uno dei due 20enni

Quello alla guida dell’auto che lo aveva minacciato con un macete. Il gravissimo episodio era avvenuto il 3 novembre scorso. Denunciato anche un 17enne

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Gualtieri Era stato attirato in una trappola da un 17enne che credeva gli fosse amico, il quale, con la scusa di passare una serata insieme e di andare a incontrare delle ragazze, lo ha fatto salire a bordo di un’auto di altri ragazzi a lui sconosciuti. Invece l’obiettivo era solo uno: rapinarlo della sua citycar e del telefono cellulare.

Il gravissimo episodio era accaduto il 3 novembre scorso e i tre responsabili erano stati denunciati alla fine del mese scorso per rapina e lesioni personali aggravate. Uno dei maggiorenni, anche di porto abusivo di armi. Ora l’aggravamento della posizione per uno dei tre, il conducente 20enne dell’auto usata per portare a segno la rapina: è stato arrestato su richiesta della Procura di Reggio Emilia e ora è ai domiciliari. Il tribunale ha emesso il provvedimento che è stato eseguito dai carabinieri di Gualtieri. Non ha invece accordato il provvedimento restrittivo, chiesto dalla procura anche per l’altro 20enne, a carico del quale, comunque, permangono le pesanti accuse, di cui dovrà rispondere anche il minorenne, la cui posizione ora è al vaglio del tribunale dei Minori di Bologna.

Una volta fatto salire in auto, il 15enne era stato portato in posto isolato, in modo che fosse lontano dal suo veicolo e poterlo derubare. Qui lo avevano picchiato dentro l’abitacolo, dove non aveva alcuna possibilità di fuggire, né di chiedere aiuto. Quindi era stato abbandonato in una zona di campagna.

Secondo quanto era emerso nel corso delle indagini, la vittima 15enne, qualche giorno prima, si era accordato con il 17enne, che aveva conosciuto da qualche mese, per incontrarsi a Boretto e trascorrere una serata insieme. Aveva parcheggiato la sua citycar per salire nell’auto con a bordo il 17enne e altri due suoi amici.

I quattro erano andati verso Boretto. Il 17enne aveva fatto credere al 15enne che avrebbero incontrato alcune amiche, che li stavano aspettando. Giunti in un parcheggio, era scattata la trappola. Il ragazzo seduto di fianco alla vittima gli aveva bloccato il collo con il braccio e lo aveva preso a pugni in testa. Così aveva fatto anche l’altro ragazzo.

Quindi, gli avevano aperto il borsello che aveva a tracolla prendendo dal suo interno il telefono cellulare e le chiavi della citycar, mentre il conducente lo minacciava di ucciderlo con un machete che riferiva avere all’interno della sua macchina, e che effettivamente la vittima aveva notato poco prima salendo a bordo dell’auto.

Era iniziato così un incubo, per il 15enne, insultato, picchiato e minacciato. Poi lo avevano buttato fuori dall’auto in aperta campagna. Non sapendo come fuggire, si era buttato dentro un canale dalle rive alte qualche metro che si trovava al margine della strada, affinché lo lasciassero stare.

Prima di andare via, i tre aggressori lo avevano minacciato ancora, dicendogli che se si fosse alzato prima che avesse visto scomparire le luci della loro auto lo avrebbero ammazzato. Faticosamente, il ragazzo appena aveva potuto aveva raggiunto la prima abitazione che aveva trovato per chiedere aiuto. Quindi era scattato l’allarme.

Il ragazzo era stato soccorso e medicato all’ospedale. Per le ferite aveva rimediato sette i giorni di prognosi. Il giorno dopo il 15enne, accompagnato dalla madre, aveva formalizzato la denunciata ai carabinieri di Gualtieri, con una dettagliata descrizione degli aggressori e dell’auto su cui era salito.

Grazie anche alle immagini del sistema di videosorveglianza presenti a Boretto, nel luogo in cui i ragazzi si erano incontrati, e analizzando i varchi dei Comuni della Bassa reggiana, i carabinieri erano risaliti all’identità dei tre. La vittima li aveva poi riconosciuti in foto.