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Operazione Leonida

Reggio Emilia, regali ed escort per ottenere l’affidamento di lavori: Benedetti ai domiciliari

Reggio Emilia, regali ed escort per ottenere l’affidamento di lavori: Benedetti ai domiciliari

Inchiesta della Guardia di finanza sulla Esa di Bibbiano. Misura per tre pubblici ufficiali

16 aprile 2024
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Reggio Emilia Si chiama Leonida l’indagine della  Guardia di Finanza di Reggio Emilia che martedì 16 aprile, dalle prime luci dell’alba, ha dato esecuzione a cinque misure cautelari – un arresto domiciliare e 4 interdittive -  emesse dal gip di Reggio Emilia nei confronti di altrettante persone. Tra loro, ci sono tre pubblici ufficiali.

Sono 26 le perquisizioni locali e 14 gli indagati. L’operazione coinvolge le province di Reggio Emilia, Parma, Verona, Brescia, Lucca, Livorno, Sassari, Roma e Siena. Le indagini sono partite dalla presunte irregolarità nell’affidamento diretto di commesse pubbliche in via esclusiva ad un’azienda reggiana, operante nel settore dello smaltimento dei rifiuti, il cui socio unico e presidente del Cda è un imprenditore reggiano: è lui il destinatario della misura degli arresti domiciliari. Si tratta di Enrico Benedetti presidente di Ecologia Soluzione Ambiente S.p.A. di Bibbiano. E’ accusato di corruzione e sfruttamento della prostituzione.

Coinvolti graduati dell'Agenzia Industrie Difesa: il brigadiere generale Giulio Botto, ufficiale coordinatore delle unità produttive del munizionamento dello stabilimento di Noceto (che ha anche diretto dal 2015 fino all'aprile del 2020) e il colonnello dell'esercito Luca Corrieri, dal 2020 al settembre 2023 direttore dello stabilimento "ripristini e recupero" del munizionamento del sito parmense.  Indagato  l'ingegnere Luigi Brindisi, impiegato civile sempre a Noceto, responsabile dell'impianto di termodistruzione e capo del nucleo tecnico dell'ufficio programmazione della produzione.

"L’attività d’indagine, condotta dal Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria della Guardia di Finanza di Reggio Emilia, ha consentito ad oggi di far emergere alcune condotte criminose in danno della pubblica
amministrazione, consistenti in meccanismi idonei ad incidere illecitamente su procedure di affidamento di commesse pubbliche connesse allo smaltimento di rifiuti” scrive la Guardia di finanza in una nota. Secondo le indagini,  l’imprenditore reggiano corrompeva con denaro, regali, ma anche ospitalità in hotel o ville di proprietà, pagando ricevimenti a favore dei pubblici ufficiali, nonché con l’organizzazione di cene con la presenza di avvenenti escort. Si parla anche di biglietti per partite di calcio, dazione di buoni benzina, prestazioni di lavoro retribuite al di fuori dell’impiego pubblico.

Le indagini

Le commesse pubbliche affidate in via diretta all’azienda reggiana sono state individuate nell’alveo dei servizi richiesti da alcune municipalizzate operanti in Toscana, Veneto, e Lombardia e per tali condotte sono indagate 10 persone (5 soggetti privati collegati a un’azienda reggiana e 5 pubblici ufficiali incaricati di pubblico servizio inseriti nelle tre aziende a partecipazione pubblica coinvolte nelle indagini). Analoghe condotte sono state individuate nelle procedure di affidamento all’azienda reggiana da parte di una amministrazione pubblica, per la quale le attività investigative hanno consentito di individuare gravi e convergenti indizi di reato nei confronti di alcuni pubblici ufficiali, che – a fronte di denaro o altre utilità – avrebbero favorito l’azienda reggiana nell’aggiudicazione di ingenti commesse.

Pertanto, il gip ha deciso gli arresti domiciliari nei confronti dell’imprenditore e il divieto di dimora nel territorio della provincia di Reggio Emilia e Parma, nonché di interdizione dall’attività di impresa per un anno, nei confronti di un socio e consigliere dell’azienda, oltre che delle figlia del presidente del Cda. Per i pubblici ufficiali/incaricati di pubblico servizio una misura della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio per un anno nei confronti di Brindisi e due misure della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio per 8 mesi nei confronti di di Corrieri e Botto.

Le commesse pubbliche affidate in via diretta e con modalità illecite all’impresa reggiana da parte dell’ente pubblico in questione ammontano a poco meno di 650.000 euro  per il solo periodo investigato (aprile 2023 – gennaio 2024). 

L’indagine scuote l’Agenzia del Ministero della Difesa 

L'indagine "Leonida" scuote anche l'Aid, l'agenzia del Ministero della Difesa che opera in vari campi legati alle forniture militari, tra cui la cosiddetta "demilitarizzazione", cioè lo smaltimento di bossoli di proiettili obsoleti e altri

residuati bellici. Proprio a quest'ultima attività è deputato lo stabilimento di Noceto, in provincia di Parma, i cui vertici sono accusati di aver affidato a Benedetti svariate commesse pubbliche, per un totale di 650.000 a partire dall'aprile del 2023 fino allo scorso gennaio.

Gli affidamenti, secondo la Procura reggiana, sarebbero avvenuti in maniera diretta, evitando con diversi stratagemmi le previste gare pubbliche, in cambio come si diceva di somme di denaro, buoni benzina, biglietti delle partite di calcio, oggetti di design, contratti di lavoro, festini con escort e soggiorni da favola in hotel e ville di lusso in Versilia e Sardegna. Benefit che Enrico Benedetti, presidente dell'azienda Ecologia Soluzioni Amabiente (Esa) di Bibbiano, avrebbe – per l'accusa - elargito non solo alle figure apicali dell'agenzia militare, ma ad una serie di funzionari di società municipalizzate attive nel campo dei servizi ambientali (tra cui una toscana che fa parte del gruppo Iren) sparse in nove province di tutta Italia.

Il retroscena

L'indagine nasce da lontano. Come ha spiegato in conferenza stampa il sostituto procuratore Valentina Salvi, infatti, la genesi dell'inchiesta è comune a quella sui presunti appalti pilotati del Comune di Reggio Emilia, il cui processo si è concluso di recente. In particolare nel 2016 erano stati rilevati contatti tra Benedetti e Santo Gnoni, ex capo dell'avvocatura di piazza Prampolini e membro della commissione tributaria provinciale, che in quella sede assisteva l'imprenditore per un ricorso.  A fare per primo il nome di Benedetti era stato però un altro personaggio reggiano: il giornalista Marco Gibertini condannato definitivamente come fiancheggiatore della 'ndrangheta in Aemilia ed imputato nel processo "Octopus" sulle false fatture. Nell'ambito di questo procedimento, chiamato dagli inquirenti a rilasciare sommarie informazioni testimoniali descrisse l'odierno indagato come una persona che "usava metodi corruttivi mediante i quali riusciva ad ottenere tutto ciò che voleva".

Il procuratore capo di Reggio Calogero Gaetano Paci parla di un «desolante e devastante quadro di mercimonio dell'attività di questi pubblici ufficiali che ad un certo punto finiscono per asservirsi ai desiderata e alle esigenze imprenditoriali di Benedetti». Nell'ordinanza di custodia cautelare il Gip Luca Ramponi scrive invece che gli indagati manifestano nell'accettare le profferte corruttive l'assenza di qualunque ritegno morale oltre che la mancanza di qualsiasi rispetto per i doveri della disciplina militare».