Gazzetta di Reggio

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Operazione Leonida

Benedetti e la figlia in silenzio davanti al giudice. Le indagini: la sua ossessione di essere controllato

Ambra Prati

	Enrico Benedetti in udienza con l'avvocato 
Enrico Benedetti in udienza con l'avvocato 

Dopo la denuncia del 2016 controllava sempre di non avere “cimici” intorno

18 aprile 2024
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Reggio Emilia L'imprenditore Enrico Benedetti e la figlia Margherita, indagati dalla Procura di Reggio Emilia per una serie di commesse pubbliche nel settore dei rifiuti che l'azienda di famiglia - la Ecologia Soluzione Ambiente Esa di Bibbiano- avrebbe ottenuto corrompendo pubblici ufficiali con festini con escort e altre regalie, scelgono il silenzio. Durante l'interrogatorio di garanzia che si è svolto giovedì 18 aprile in tribunale a Reggio Emilia i due si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Ad assisterli l’avvocato difensore Salvatore Mannino di Milano.

Le indagini

Era ossessionato dal timore di essere monitorato, Enrico Benedetti, l’imprenditore 60enne ora agli arresti domiciliari per i reati di corruzione continuata in concorso e per sfruttamento della prostituzione nei confronti di tre esponenti dell’Esercito. Da quando, per tramite di Santo Gnoni, era stato denunciato nel 2016 per delitti della stessa specie, l’imprenditore aveva «una maniacale accortezza» nell’evitare le cimici degli inquirenti. Tanto che, dopo lo scandalo “Appaltopoli” intorno all’ex capo dei Servizi legali del Comune e membro della commissione tributaria provinciale che in quella sede lo aveva assistito per un ricorso, Benedetti aveva incaricato un tecnico di fiducia di eseguire operazioni di bonifica dei luoghi e dei veicoli da lui utilizzati.

Una precauzione risultata vana: l’imprenditore non poteva immaginare che l’inchiesta su di lui, “congelata” per anni per focalizzarsi sui bandi comunali, sarebbe stata riattivata nella primavera scorsa. Il timore del 60enne era fondato visto che proprio «il tenore delle conversazioni» intercettate – secondo il gip Luca Ramponi – «consente di desumere una consolidata prassi corruttiva stabilita negli anni in cui Esa ha visto rinnovare le commesse per manutenzione e altri appalti pubblici presso quell’ente dipendente dal Ministero della Difesa».

In pochi mesi, dal maggio 2023 a gennaio 2024, dalle intercettazioni confrontate con l’attività documentale secondo la procura di Reggio Emilia è emerso un quadro corruttivo sistematico: il presidente e socio unico dell’Esa Spa (Ecologia Soluzioni Ambiente storica azienda familiare con sede a Bibbiano che dal 1966 si occupa di soluzioni ambientali) secondo l’accusa offriva serate allegre con escort di lusso, regalìe di ogni tipo e perfino consulenze “in nero” a tre militari in cambio di appalti e commesse con lo stabilimento di Noceto (Parma).

Le perquisizioni

Ben 26 perquisizioni personali e domiciliari (in tutte le ville di Benedetti, da quella di Montecavolo di Quattro Castella, Forte dei Marmi in Versilia e Santa Teresa di Gallura), 9 indagati e cinque provvedimenti di misure cautelari è il bilancio dell’operazione “Leonida”, condotta dal Nucleo Pef (polizia economico finanziaria) della Guardia di Finanza e coordinata dal pm Valentina Salvi. Oltre a Benedetti sono finiti la figlia Margherita Benedetti, 32 anni, colpita dal divieto di dimora nelle province di Reggio Emilia e Parma nonché dall’interdizione dall’attività di impresa per un anno; e gli ufficiali presunti corrotti, tutti all’epoca in servizio a Noceto, l’ingegner Luigi Brindisi 39 anni, il colonnello Luca Corrieri 55 anni e il brigadiere generale Giulio Botto 62 anni, sospesi dal pubblico servizio per un anno il primo e per otto mesi gli altri due. Anche se il gip Luca Ramponi ha qualificato la corruzione di pubblico ufficiale per atti contrari ai doveri d’ufficio (il reato più grave, proposto dal pm per tutti e tre) in corruzione propria passiva per Brindisi e in corruzione per la funzione per Corrieri e Botto.

Secondo il gip Benedetti «era il principale fautore, in alcuni casi il promotore, dei delitti di corruzione»; «è lui a vantare espressamente un “credito” nei confronti di Corrieri», «è lui a prendere l’iniziativa di offrire accordi illeciti e dazioni indebite all’ingegner Brindisi», «è sempre lui a vantare un rapporto strettissimo con il generale Botto». Seguiva «un medesimo disegno criminoso», l’imprenditore, prendendo l’iniziativa «per rendere le offerte corruttive funzionali al consolidamento e miglioramento della posizione negoziale di Esa Spa». Il fine era stringere accordi, che andavano di pari passo con «plurime dazioni di utilità indebite all’uno o all’altro pubblico ufficiale». Gli arresti domiciliari sono stati ritenuti sussistenti dal giudice per due motivi: rischio di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove. Benedetti, scrive il gip, «mostra di utilizzare modalità estremamente aggressive di promozione commerciale delle aziende da lui gestite, indulgendo nel sistematico reclutamento di escort pronte a prostituirsi per ingraziarsi futuri clienti e contraenti, pubblici e privati», un’attività «proseguita per anni e che continuerebbe nell’attualità». Benedetti «dispone di notevoli capacità economiche, di ampie e consolidate conoscenze con pubblici ufficiali» e potrebbe coinvolgere altri nel «pactus sceleris». Senza contare che il reggiano secondo il gip «risulta frequentare un ambiente che denota il suo tasso potenziale di criminalità, visti gli intensi e sistematici contatti con donne dedite al meretricio e il persistente coinvolgimento in attività di favoreggiamento della prostituzione».

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