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Reggiani sempre più poveri: «Mai così tanti senza casa»

Nicolò Valli
Reggiani sempre più poveri: «Mai così tanti senza casa»

Reggio Emilia: i dati 2023 della Caritas diocesana: in 550 senza dimora

18 aprile 2024
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Reggio Emilia Sono 553 i reggiani senza dimora seguiti dalla Diocesi nel 2023, una percentuale che sfiora il 60% del totale delle persone che si rivolgono alla Caritas. In sostanza, sei bisognosi su dieci non hanno un tetto stabile in cui dormire. È uno dei dati più significativi del rapporto annuale sulla povertà presentato ieri mattina dall’Osservatorio di povertà della Diocesi di Reggio Emilia. Un rapporto, stilato grazie al programma Ospo Web (firmato da Chiara Franco, Maria Chiara Bortolotti e Andrea Gollini) che fa riferimento all’anno solare 2023 e che vede a Reggio 929 persone prese in carico da gennaio a dicembre dello scorso anno attraverso i servizi portati avanti dalla Caritas, tra cui le mense cittadine, l’accoglienza notturna e i centri di accoglienza straordinaria: di queste, 763 sono uomini e 166 donne. La netta differenza tra i due generi ha convinto la Diocesi a parlare di “maschilizzazione della grave emarginazione”: secondo la Chiesa la percentuale delle donne è estremamente bassa per più ragioni, a partire da un contesto familiare più complicato, dalla discriminazione sino a un minor riconoscimento sociale rispetto al sesso maschile.


Sono 759 le persone con cui c’è stato un dialogo in modo effettivo e continuo, potendo così captare problematiche e possibilità. Le altre 170 sono invece persone “di passaggio”, ovvero uomini e donne che non hanno completato un percorso continuativo, usufruendo saltuariamente dei servizi Diocesi. Restando in tema femminile, dietro le donne italiane si posizionano quelle ucraine, seguite da Georgia e Nigeria.

Complessivamente i numeri sono purtroppo in aumento e testimoniano un trend in crescita per quanto riguarda le percentuali di povertà a Reggio: nel 2022 furono 769 le persone incontrate e la percentuale di chi si avvale dei servizi della Caritas da più di dodici mesi è del 69%. Un dato che si traduce in un’amara constatazione: quando si entra nel tunnel buio, è poi difficile uscirne.

L’età che va per la maggiore è quella dai 25 anni (dunque sono coinvolti anche i giovani) ai 64 anni: 217 di loro hanno tra i 55 e i 64 anni.

Salgono i senza dimora

Gli oltre cinquecento senza dimora a Reggio rappresentano il numero più alto dal 2015. Un focus che riporta all’attenzione il diritto all’Abitare che è uno dei temi su cui si sta giocando la campagna elettorale.

Di recente il Comune ha sostenuto una ricerca di Unimore sul numero degli alloggi sfitti e dei mancati affitti in città, mentre Sinistra in Comune sabato scorso ha organizzato un dibattito proprio su questo tema.

Garantire un luogo in cui poter ripararsi dal freddo, soprattutto durante l’inverno, è fondamentale per Chiesa cattolica e mondo politico.

Il 63% dei 553 cittadini senza dimora è di sesso maschile, mentre va fatta una differenza tra cittadini italiani e stranieri.

L’indagine dell’Osservatorio dimostra che la fascia più alta dei cittadini stranieri senza una casa a cui appoggiarsi quotidianamente è quella giovanile: dai 25 ai 34 la percentuale supera il 25%. Dato diverso per i senza tetto italiani: la maggior parte di loro si aggira invece sui 50 anni. La maggior parte di queste persone è di sesso maschile.

Secondo la Caritas, la persona senza fissa dimora sperimenta una povertà di legami relazionali che possono spingere gradualmente la persona ad abbandonarsi, non cercando nemmeno più una casa.

Sempre più italiani

Delle oltre 900 persone intercettate da Caritas, la maggior parte è di origine straniera. Rispetto al 2022, gli italiani sono 64 in più mentre gli uomini e le donne di origine straniera sono 83.

Le nazionalità che vanno per la maggiore tra coloro che richiedono aiuto sono quelle del Magreb (Tunisia, Marocco, Egitto) e dei paesi dell’Est (dovuto in gran parte all’emergenza guerra in Ucraina, anche se raggiungono risultati sorprendenti Georgia e Romania) ma il paese che fa registrare il dato più alto è proprio l’Italia (23%).

Emerge anche, dall’elaborata ricerca, che i permessi di soggiorno sono in crescita per coloro che usufruiscono dei servizi Caritas: diminuisce infatti il numero delle persone irregolari (da 32,6 % a 22,71%) così come quanti dichiarano di lavorare in nero (da 18,15% a 9,43%, riscontrabile in 55 persone).

Da soli e disoccupati

L’identikit del povero reggiano è sostanzialmente quello di una persona celibe e disoccupata. Oltre il 70% dei 900 richiedenti è infatti disoccupato o lavora in nero: la maggior parte di loro è di mezza età. In questo caso, la differenza di percentuali disoccupati tra italiani e stranieri è sostanzialmente la medesima. Secondo lo studio, sembrerebbe dunque esserci uno stretto legame tra lo stato di povertà e la carenza di risorse.

Un altro elemento che emerge dalla ricerca riguarda la classifica delle necessità: il risultato è che il bisogno primario degli oltre 900 intercettati è principalmente quello economico (oltre il 20% sia per le donne che per gli uomini), seguito dal quello abitativo e dalla necessità di trovare un posto di lavoro stabile.

L’obiettivo è tanto arduo quanto semplice: fare in modo che sempre meno persone vengano a bussare alla porta di Diocesi e Caritas per un pezzo di pane o una coperta con cui ripararsi dal freddo.