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L’incontro

Roberta Bruzzone: «Donne, non fatevi manipolare da chi sta cercando di annullarvi»

Serena Arbizzi
Roberta Bruzzone: «Donne, non fatevi manipolare da chi sta cercando di annullarvi»

Tutto esaurito all’Hotel Posta per ascoltare la criminologa

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Reggio Emilia «I manipolatori fiutano la sofferenza come gli squali con il sangue. Se state vivendo un momento di debolezza o fragilità, è lì che il manipolatore entra in azione. C’è, inoltre, la tipologia dell’aggressivo-passivo: quella ancora più subdola. Vi ricordate Filippo Turetta, che preparava anche i biscotti a Giulia Cecchettin? O che la minacciava anche dicendo di volersi uccidere?».

Ha tenuto alta l’attenzione degli spettatori fino all’ultima frase, sabato mattina, la psicologa forense e criminologa Roberta Bruzzone, alla Sala del Capitano del Popolo all’Hotel Posta davanti a un pubblico di oltre 200 persone, per la maggior parte donne. La conferenza di cui è stata protagonista si intitolava: “Amori criminali: viaggio nelle relazioni tossiche”. L’iniziativa è realizzata da La Caramella Buona, associazione guidata da Roberto Mirabile che, da oltre 27 anni, combatte in prima linea contro gli abusi sui minori, realtà di cui la stessa Bruzzone è presidente onoraria.

La professionista ha fatto un viaggio tra gli stereotipi più comuni, penalizzanti per le donne, come «l’idea che ci siano ancora giochi da bimbi e da bambine. Con pentoline, piattini, biscottini, addirittura piccoli mocio su cui campeggia la scritta: “Così sarai come la mamma”. O bambolotti che sbrodolano qualsiasi sostanza biologica, perché le bambine devono essere educate ad accudire. Giochi che trasudano stereotipi spaventosi, ancora profondamente radicati. Io ho perso due amici perché ho regalato alla figlia uno skate board...».

Ancora, lo stereotipo della donna complemento dell’uomo non risparmia nemmeno Sanremo, «dove la fidanzata di Valentino Rossi, Francesca Sofia Novello, è stata elogiata da Amadeus perla sua “capacità di stare accanto a un grande uomo rimanendo un passo indietro”». E la stessa Giovanna Civitillo, moglie di Amadeus, «ha dichiarato di avere fatto, fino a una certa fase della sua vita, una gavetta molto dura per affermarsi sul lavoro, ma di avere capito, dopo avere conosciuto il marito, chi fosse davvero. Ma se Amadeus fosse stato un elettricista sarebbe stata la stessa cosa?», si chiede, sarcastica, la piscologa forense.

Altrettanto disincantata la considerazione sulla propensione generale italiana «a colpevolizzare le vittime – continua Bruzzone –. Lo capiamo anche dai dibattimenti dei processi e dalla posizione delle difese. E quante donne sono convinte che se l’uomo non interferisce rompendo le scatole, essendo un po’ geloso o facendo qualche commento, significa che non è interessato. Molto spesso, infatti, sono le donne stesse che spianano il terreno agli uomini manipolatori. Sono donne vittime prelibate di questi predatori, bravissimi a instillare il senso di colpa, a rinfacciare di esserti rimasti vicini nei momenti più difficili. Il narcisista vuole essere desiderato dal suo pubblico e, al tempo stesso, come Dorian Gray, non riescono a stare di fronte al proprio ritratto, che raccoglie la loro natura putrefatta. Molti manipolatori, poi, chiedono un figlio subito, dai primi momenti. Ma un figlio con un uomo simile è un ergastolo. Occorrerebbe lasciare passare un anno e mezzo due, il tempo fisiologico dell’innamoramento».