Gazzetta di Reggio

Reggio

25 aprile – Il caso

«Non siamo liberi dall’antifascismo». E’ bufera contro il presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati

Serena Arbizzi

	L'avvocato Enrico Della Capanna
L'avvocato Enrico Della Capanna

Reggio Emilia: polemica sul post di Enrico Della Capanna sul profilo Facebook di Tarquini. Gazza, Vecchi, Sesena attaccano il candidato del centrodestra

25 aprile 2024
6 MINUTI DI LETTURA





Reggio Emilia «Del fascismo ci siamo liberati nel 1945, ma nel 2024 non ci siamo ancora liberati dell’antifascismo». La polemica sul 25 aprile si fa sempre più incandescente. Non è passato inosservato il post su Facebook del presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati Enrico Della Capanna, a commento delle dichiarazioni del candidato a sindaco sostenuto dai partiti del centrodestra, Giovanni Tarquini.

Il presidente del Consiglio dell’ordine professionale indica, nero su bianco, come nel 2024 «non ci siamo ancora liberati dall’antifascismo – si legge nel post –. Dovremmo cercare di liberarcene, per costruire una società nuova e proiettata al futuro, nella quale poter condividere valori, idee, obiettivi, senza sterili barriere ideologiche che appartengono a dinamiche che i nostri giovani neppure conoscono. Il mondo va avanti e non si può restare incollati al passato. Il 25 aprile non deve essere un salto nel passato, ma un momento per riflettere su come liberarci da tutte le dittature ideologiche, di qualunque genere esse siano. Ho capito che il passato fa comodo a chi ha poco da proporre, ma non serve a te! In bocca al lupo caro amico», conclude l’avvocato nel fare gli auguri per la campagna elettorale al collega.

Della Capanna, interpellato, non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Le parole di Della Capanna e ancor prima quelle di Tarquini, pubblicate ieri dalla Gazzetta, hanno scatenato reazioni infuocate. Il sindaco Luca Vecchi dichiara di «aver letto con stupore le dichiarazioni del candidato sindaco Giovanni Tarquini sul 25 aprile, soprattutto dove dichiara che la nostra Costituzione “è stata scritta all’esito di un’odiosa e violenta occupazione straniera del nostro Paese”. E ancora più sorprendente sono le dichiarazioni del presidente dell’ordine degli avvocati che commentandolo ritiene che “nel 2024 non ci siamo ancora liberati dell’antifascismo”. Il 25 Aprile fu il giorno della Liberazione. Reggio Emilia e l’intero paese ritrovarono la libertà, recuperarono la dignità non tanto e solo di fronte all’occupazione straniera, ma soprattutto ponendo fine a 20 anni di dittatura fascista. Il fascismo fu morte e guerra, fu negazione di diritti e libertà, fu sopraffazione, fu la pagina più brutta della storia del nostro paese. Ricordare il 25 Aprile significa ricordare oltre 600 partigiani caduti a Reggio Emilia. Il 25 Aprile non è “un salto nel passato”. La nostra Costituzione è figlia della Resistenza e dell’antifascismo». «Il civismo non è politicamente neutro – ricorda il primo cittadino –. E l’impegno politico è sempre una scelta di campo».

Il segretario provinciale del Pd, Massimo Gazza, scrive una lettera aperta a Tarquini, comunicandogli che, nel leggere il suo intervento dalle colonne del giornale, ha «avuto un sobbalzo. Più che come segretario provinciale del Partito Democratico ha prevalso in me il padre e l’appassionato di storia. Le confesso che l’affermazione secondo cui la Costituzione sia stata scritta all’esito di un’odiosa e violenta occupazione del nostro Paese appare surreale. La bellissima Costituzione italiana è il risultato doloroso e complesso di una opposizione al fascismo che per 20 anni ha oppresso gli italiani, cancellato la democrazia, istituito leggi razziali, portato il Paese a un’alleanza di morte con il sanguinario regime nazifascista. Opposizione che è costata il sangue di tanti innocenti, donne e uomini normali che non volevano essere eroi, che sono diventati partigiani perché credevano nella libertà e nella democrazia». Il segretario provinciale del Pd Gazza indica, inoltre, come non si possa «dimenticare che una parte dell’Italia, l’Italia fascista, aveva negato e calpestato i principi di libertà e democrazia, giungendo ad assassinare vari antifascisti che si erano battuti per difendere quei principi, come Giovanni Amendola, Piero Gobetti, don Minzoni, i fratelli Rosselli e Giacomo Matteotti, alla cui ricorrenza la invito fin d’ora. Quell’Italia stava dalla parte sbagliata della storia! E dalla parte sbagliata della storia continuano a stare tutti coloro che, anche nelle alte sfere di governo, non usano pronunciare la parola antifascismo, svelando in tal modo un’evidente faziosità politica che contrasta con le fonti ideali e valoriali della nostra democrazia repubblicana. Tarquini dovrebbe essere libero di pronunciare la parola antifascismo, come fece Moro settantasette anni fa. Scoprirà che in quella parola c’è la sostanza della nostra Costituzione e della nostra vita democratica».

Energica anche la reazione del segretario della Cgil, Cristian Sesena: «Lei sposa in toto la linea, pericolosamente in auge negli ambienti della destra governativa, della generalizzazione e del porre tutti al medesimo livello di responsabilità. Anche io “voglio pensare che il 25 aprile, in quanto festa nazionale sia la festa di tutti gli italiani e di tutti coloro che si riconoscono nei valori di libertà, di democrazia e di rispetto della persona umana” ma tali valori non hanno radicamento storico e senso se non li si associa all’antifascismo, perché il fascismo è stato e continua a essere la negazione dei valori che lei cita. L’“unità di intenti” che sempre secondo le sue parole: “nel rispetto ed equilibrio tra le diverse opinioni politiche, ha dato vita ad una delle più belle e lungimiranti Carte fondamentali” non prevedeva l’opinione fascista che non fu reputata una opinione, ma un reato». «Infine – conclude Sesena – la nostra Costituzione non è stata scritta solamente “all’esito di una odiosa e violenta occupazione straniera del nostro paese” ma al termine di una altrettanto odiosa dittatura durata vent’anni che di quella occupazione fu causa, e che si macchiò di crimini efferati e di abomini quali le leggi razziali, e che fu sconfitta dalla Resistenza e dalla lotta partigiana».

Sul tema interviene anche il candidato del centrosinistra Marco Massari: «Il dato storico è così distorto da aver creato in me un profondo senso di disagio – commenta Massari in relazione all’intervento del competitor –. Omettere la parola fascismo in un testo o rifiutarsi di definirsi antifascista non fa sparire quel periodo storico, terribile, dalla nostra storia. Negare la storia non serve, così come non serve “nascondersi” dietro le violenze perpetrate durante l’occupazione nazista, come se non ci fosse la corresponsabilità di molti fascisti italiani in quell’occupazione. La difficoltà di affrontare la storia del nostro Paese da parte di molti partiti che sostengono Tarquini, così come la sua acrobazia verbale che lo porta a un così macroscopico errore storico, sono segnali allarmanti per la nostra salute democratica. Reggio Emilia è medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza, riconoscere in quel passaggio un momento chiave per determinare cosa siamo oggi è fondamentale. Siamo Reggio e siamo orgogliosamente antifascisti».

In tarda serata è arrivata la replica dell’avvocato Giovanni Tarquini agli interventi sulle celebrazioni del 25 aprile. «Reazioni e commenti – sottolinea il candidato sindaco del centrodestra – sono la dimostrazione che c’è qualcosa da superare a livello di litigiosità su fronti che storicamente sono contrapposti, ma che oggi hanno lo stesso spirito democratico di rifiuto della violenza. Se non si superano le ideologie e le degenerazioni delle ideologie che storicamente ci sono state, e che non possono essere un richiamo alla cultura della paura e del terrore perché quelle situazioni si possano ripetere, si corre il rischio di ingessare quelle forze positive che ci sono anche nelle diversità delle opinioni».

© RIPRODUZIONE RISERVATA