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L’inchiesta

Turismo post-Covid: la riviera va a picco, meglio le città d’arte. Ma a Reggio Emilia è -16,1%

Giovanni Medici
Turismo post-Covid: la riviera va a picco, meglio le città d’arte. Ma a Reggio Emilia è -16,1%

Emilia-Romagna: in forte calo anche le località termali e l’Appennino, meglio la collina

27 aprile 2024
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Reggio Emilia In pochi anni possono cambiare tante cose: ad esempio nel campo del turismo in Emilia-Romagna. Lo sottolinea l’Osservatorio regionale di Ires-Cgil, che ha dedicato un’indagine al settore, da poco pubblicata. I dati relativi ad arrivi e presenze nei singoli comuni evidenziano infatti, nel confronto tra 2019 e 2023, il forte arretramento di alcune mete storiche, come Rimini (800mila presenze in meno), Riccione (-288mila), Cattolica (-280mila) e Salsomaggiore Terme (-133mila).

Rimini e Riccione hanno scontato in modo particolare il drastico ridimensionamento del turismo russo: quasi mezzo milione di pernottamenti in meno in pochi anni sommando i due comuni. Tendenzialmente in crescita invece i capoluoghi, a partire da Bologna (+8,4% gli arrivi, +13,5% le presenze), ma anche Modena, Parma e Cesena. Sotto la Ghirlandina i primi sono aumentati dell’11,5% e le seconde del 6,9% Ravenna sconta evidentemente nel 2023 gli effetti negativi dell’alluvione, ma si mantiene comunque al livello del 2019. In calo Ferrara (-9,6% gli arrivi e -3,9% le presenze) e soprattutto Reggio Emilia (-23,2% e -16,9% rispettivamente). Tra le località balneari si distinguono in positivo Comacchio, Gatteo Mare e Cesenatico. Da notare anche la crescita (+111%) degli arrivi nella bolognese Monzuno, solitamente prima tappa del Cammino degli Dei, e viceversa il calo delle località sciistiche, Fanano (oltre il 40% in meno) e Lizzano in Belvedere in primis; un po’ meglio Sestola.

Si conferma, sottolinea Ires-Cgil, una tendenza al calo per tutte le località termali (tranne che per Castel San Pietro): invece i turisti aumentano nei grandi comuni e nelle località collinari (a Sant’Arcangelo di Romagna è un vero e proprio boom). Un altro importante fattore di cambiamento che l’indagine mette in luce è l’aumento dell’offerta ricettiva privata, a scapito soprattutto degli hotel di fascia più economica, un aumento che nel giro di pochi anni ha portato soprattutto nelle grandi città ad un vero e proprio stravolgimento del mercato delle abitazioni e della geografia urbana. Dal 2014 al 2022 l’aumento in regione è infatti del 107,4% per ciò che riguarda gli alloggi in affitto in forma imprenditoriale, il doppio del dato nazionale.

Stanno infine cambiando visibilmente le preferenze dei turisti, maggiormente indirizzati da un lato verso i grandi centri in grado di proporre un’offerta ricca di arte e di cultura, dall’altro verso località collinari che offrono percorsi e soggiorni che valorizzano la qualità del rapporto con la natura. Tutto ciò a scapito, come abbiamo visto, di mete più tradizionali, di tipo termale o balneare o sciistico, penalizzate, almeno queste ultime, anche dal cambiamento climatico in corso. Connessa a queste tendenze vi è anche quella ad una minore concentrazione dei flussi turistici nei mesi estivi (luglio e agosto): se nel 2016 il 47,6% dei pernottamenti in Emilia-Romagna avveniva in questi due mesi, nel 2023 questa percentuale si è ridotta di quasi 5 punti, al 42,7%. Il numero di posti letto è intanto aumentato: nella provincia di Ferrara ad esempio è cresciuto, in quattro anni, del 29,9%: una tendenza tutta da imputare alle località costiere (Comacchio è il comune con la più forte crescita percentuale dei posti letto di tutta l’Emilia-Romagna, +39,3%, dovuta in modo particolare all’offerta privata), mentre il capoluogo sconta di converso una riduzione del 3,3%.

Crescono fortemente i comuni capoluogo delle province di Bologna (+28,8%) e Parma (+13,4%), anche se quest’ultima è complessivamente l’area che registra una maggiore diminuzione dell’offerta di posti letto (-11,8%). A Bologna la capacità ricettiva degli alloggi privati messi sul mercato è più che triplicata in otto anni: se nel 2014 questa era pari a 1.432 posti letto, nel 2022 ne contava ben 5.903. È noto come a ciò si sia accompagnata una riduzione degli alloggi disponibili e un aumento delle pigioni richieste per gli affitti di più lunga durata.

Qualcosa di simile, anche se in proporzioni più ridotte, è avvenuto un po’ in tutti i capoluoghi di provincia della regione. Se Bologna segna infatti un + 312% di aumento per gli alloggi offerti in affitto in forma imprenditoriale, Reggio è a +311%, Forlì a +276% e Modena a +202% Inoltre, forse non casualmente, i comuni non capoluogo che registrano la crescita maggiore di posti letto messi a disposizione nell’ambito di alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale sono proprio Comacchio e Cesenatico, ossia i comuni del litorale che hanno avuto l’andamento migliore negli ultimi anni. È difficile, forse impossibile, calcolare con precisione l’incidenza del turismo sull’economia di un territorio, dato che esso incide, conclude Ires-Cgil, in modo trasversale su molteplici attività di produzione e vendita di beni e servizi, come i trasporti o la ristorazione, che non trovano giustificazione soltanto nel turismo. La ripresa registrata nel 2021 e 2022 ha avuto comunque un ruolo fondamentale nel recupero economico ed occupazionale ed è stato decisivo nel 2023 soprattutto il contributo del turismo straniero.  © RIPRODUZIONE RISERVATA