Gazzetta di Reggio

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Trovato morto in casa l’imprenditore Mirco Salsi

Ambra Prati
Trovato morto in casa l’imprenditore Mirco Salsi

Era riverso sul pavimento. Disposta l’autopsia sul cadavere. Era stato titolare della Reggiana Gourmet

28 aprile 2024
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Reggio Emilia È stato trovato senza vita, riverso sul pavimento al termine delle scale. Una morte improvvisa e inaspettata, quella di Mirco Salsi, 66 anni, ex imprenditore della Reggiana Gourmet ed ex vicepresidente della Cna, molto noto in città anche per le vicissitudini giudiziarie. Dopo una relazione finita, Salsi – originario di Bagnolo, dove era partito per costruire la sua azienda oggi portata avanti da un’altra proprietà – viveva da solo nella sua abitazione di Reggio, tra la zona ospedale e Buco del Signore. La scoperta è stata fatta ieri mattina dai familiari (il fratello Massimo e il figlio Gianluca) che, preoccupati perché non riuscivano a contattarlo, si sono recati a casa sua: lo hanno trovato esanime, con una ferita alla testa.

Al momento si ipotizza un malore o un incidente domestico come una caduta dalla scale. Sul posto è intervenuta la polizia e pare che non ci fossero tracce di altre persone in casa. Dopo il recupero del cadavere effettuato dalla Croce Verde, il corpo è stato portato all’istituto di Medicina Legale di Modena; per fugare qualsiasi dubbio il pm di turno Francesco Rivabella ha disposto l’autopsia.

Da imprenditore di successo, stimato dalla Reggio che conta e amante della bella vita, è passato al disastro delle inchieste giudiziarie, che gli hanno sbarrato la strada nel mondo imprenditoriale di fatto isolandolo: la parabola esistenziale di Salsi è stata in discesa. Arrestato una sola volta nel 2014 nell’ambito dell’inchiesta Octopus, che ha scoperchiato un’associazione a delinquere finalizzata a reati fiscali, legati a fatture per operazioni inesistenti e riciclaggio, Salsi ha trascorso ai domiciliari poco più di un mese per poi ottenere la libertà da imputato (è rimasto tra i sedici imputati del processo Octopus, tuttora pendente). Ma a travolgerlo era stato il maxi processo contro Aemilia.

Secondo quanto emerso nel processo, il 66enne in difficoltà economiche si era rivolto ad Antonio Silipo e Nicolino Sarcone per un “recupero” crediti, finendo a sua volta sotto ricatto, visto che i calabresi hanno pensato bene di spolpare il committente: è l’inizio di quello che lui stesso, testimoniando nell’aula bunker di Reggio Emilia e difendendosi strenuamente, definì «l’inizio di un incubo». Pur non avendo l’associazione a delinquere, Salsi è stato condannato a quattro anni e mezzo in primo grado e tre anni in Appello; sempre libero, mai chiesta per lui la misura cautelare.

La notizia del decesso ha suscitato sorpresa poiché non risultano problemi di salute. C’è chi lo ha visto pochi giorni fa, abbronzato e in forma come sempre.

Di certo era rimasto solo, come afferma un amico bagnolese. «Era una bravissima persona, di gran cuore: si era fatto da solo e a Bagnolo, dove ha dato da lavorare a tantissima gente, era amato. Gli ultimi anni sono stati molto duri per lui: era rimasto solo».