Appennino, la Regione punta sullo sci d’erba contro la crisi climatica
L’assessore Taruffi annuncia finanziamenti. Giannarelli, che gestisce gli impianti del Cerreto: «Le piste reggiane non sono adatte»
Ventasso La Regione Emilia-Romagna ha ufficializzato l’erogazione di fondi che andranno a sostenere la pratica dello sci d’erba, una possibile alternativa per le stazioni sciistiche negli ultimi anni fortemente colpite dal cambiamento climatico e da un meteo sempre più difficile da gestire. Ma non si tratta di una attività che è possibile praticare ovunque: richiede di condizioni particolari, che non sono molto diffuse sul crinale reggiano.
L’annuncio degli stanziamenti è stato dato dall’assessore regionale alla montagna Igor Taruffi, che ha risposto ad una domanda posta dalla consigliera del Movimento 5 Stelle Silvia Piccinini, la quale nel 2022 aveva presentato una risoluzione (approvata) che ha impegnato la giunta «a prevedere forme di promozione della pratica dello sci su erba nel territorio regionale anche in funzione del ruolo che quest’attività riveste non solo sul piano sportivo come disciplina specifica e come pratica di preparazione atletica, ma anche come parte della complessiva offerta turistica e come opportunità di qualificazione e rilancio dell’area appenninica».
«La Regione – ha detto Taruffi – sostiene le attività dei territori montani. Lo sci d’erba prende sempre più piede, e l’Appennino si prepara a diverse manifestazioni. Molti si stanno spostando su questo sport, e va destagionalizzata l’offerta. L’impegno della giunta c’è e sostiene questo sport con risorse finanziarie. La somma a bilancio nel 2024 sarà liquidata nelle prossime settimane».
Silvia Piccinini, capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle, a conclusione di un question time che si è svolto ieri in Assemblea legislativa, ha commentato: «Bene il patrocinio della Regione per il sostegno e lo sviluppo dello sci d’erba nel nostro Appennino che è la conferma di ciò che sosteniamo da sempre, ovvero la necessità di puntare con decisione sulla diversificazione dell’offerta turistica anche alla luce degli effetti dei cambiamenti climatici. Per questo siamo molto soddisfatti che la giunta, come ha ribadito in aula l’assessore Igor Taruffi, abbia confermato il sostegno a questo sport in Emilia-Romagna». Di recente, aveva ricordato il M5S, i Comuni di Pellegrino Parmense e di Salsomaggiore (Parma) hanno presentato il programma di gare e allenamenti federali di sci su erba che si svolgeranno a maggio sulla pista “La Baita” di Pellegrino Parmense.
Ma la situazione nelle stazioni sciistiche reggiane, che vengono da una stagione molto tribolata per la scarsità di neve, sembra diversa: non sono adatte allo sci d’erba, come afferma il titolare della società Turismo Appennino, che gestisce gli impianti a Cerreto Laghi, Marco Giannarelli: «Lo sci d’erba è adatto a piste con poca pendenza e che siano esclusivamente prati. Da noi è improponibile: abbiamo diversi tratti sassosi, e d’estate lungo le piste si formano anche canali di scolo delle acque dalle cime. Non ha mai preso piede, anche quando abbiamo provato a proporlo più di 20 anni fa; purtroppo non abbiamo il territorio adatto. E stesso discorso credo che valga anche per le altre stazioni reggiane». Giannarelli coglie però con soddisfazione gli sforzi della Regione: «In questi anni la Regione è stato un interlocutore attento ai nostri problemi: anche questa attenzione ad altre discipline che possano portare gente sulle piste fuori stagione è incoraggiante».
Lo sci d’erba deriva dallo sci alpino; si scia con sci “cingolati” che scorrono sull’erba, molto simili agli skiroll. È uno sport nato in Germania attorno al 1960, che poi ha vissuto un’espansione negli anni ’70 e ’80. La pista ideale deve avere una pendenza con un valore medio attorno al 20%; il manto erboso deve essere compatto e ricco, tipo campo da golf, privo di sassi e di buche.
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