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Strage di Bologna, chiesto l’ergastolo per Bellini

Strage di Bologna, chiesto l’ergastolo per Bellini

La requisitoria della Procura Generale nel processo d’Appello: «Il 2 agosto era in stazione a Bologna, l’alibi è caduto e rappresenta una prova»

09 maggio 2024
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Reggio Emilia La Procura generale di Bologna ha chiesto la conferma della condanna all’ergastolo della Primula Nera reggiana, Paolo Bellini, l’ex esponente di Avanguardia nazionale accusato di concorso nella strage del 2 agosto 1980 alla stazione ferroviaria del capoluogo emiliano. La richiesta è stata avanzata mercoledì dal sostituto procuratore generale, Nicola Proto, alla Corte d’Assise d’appello bolognese presieduta dal giudice Alberto Pederiali. Bellini, che si è sempre proclamato innocente e durante il processo d’Appello ha reso lunghe dichiarazioni spontanee, è accusato di aver commesso l’attentato in concorso con gli ex Nar già condannati e con il capo della P2, Licio Gelli, il banchiere Umberto Ortolani, l’ex capo dell’ufficio Affari Riservati del Viminale, Federico Umberto D’Amato e il giornalista iscritto alla P2 ed ex senatore Msi, Mario Tedeschi, questi ultimi deceduti e non più imputabili, ma ritenuti mandanti, finanziatori o organizzatori della strage.

Nella prossima udienza, fissata per le 10 del 22 maggio, Proto si occuperà delle posizioni dell’ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel, condannato in primo grado a sei anni per depistaggio, e dell’ex amministratore di alcuni immobili di via Gradoli a Roma Domenico Catracchia, condannato in primo grado a quattro anni per false informazioni al pubblico ministero. Nella requisitoria di ieri, la Procura Generale ha sostenuto che le immagini girate il 2 agosto 1980 dal turista Harald Polzer «dimostrano senza alcun dubbio che il soggetto identificato come Paolo Bellini quel giorno era in stazione a Bologna». Il sostituto procuratore generale si è anche soffermato sull’attendibilità dell’ex moglie di Bellini, Maurizia Bonini, che dopo averlo coperto per 40 anni ha fatto cadere il suo alibi per il giorno della strage, riconoscendolo come l'uomo ripreso in stazione il 2 agosto. Per Proto, anche se «è vero che in passato Bonini ha mentito», la sua testimonianza ora è da ritenere credibile.

La strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, secondo l’accusa, «è un delitto inconfessabile», e l’intera vicenda «è infestata dai depistaggi», due circostanze che «ostacolano la ricostruzione di ogni singolo ruolo» di chi prese parte all’attentato. Proto si è quindi soffermato poi sull’alibi di Bellini, sottolineando che «al dibattimento è stato accertato che si precostituì l’alibi utilizzando anche la nipote Daniela, fatto particolarmente agghiacciante». E la caduta di questo alibi, aggiunge, «diventa una prova a carico: quindi noi non solo abbiamo la prova della presenza di Bellini in stazione, ma anche un alibi precostituito, che serviva a toglierlo da Bologna».

Il sostituto procuratore generale in seguito ha affrontato il tema dei rapporti dell’imputato con i Servizi deviati e l’ambiente della destra eversiva, ricordando che il suo nome, anche se riportato come “Giorgio Bellini”, figurava nell’agenda dell’ex Nar Gilberto Cavallini, condannato all'ergastolo in primo e secondo grado per concorso nella strage. E «il collegamento con i Servizi – ha aggiunto Proto – passa anche dai rapporti con l'allora procuratore capo di Bologna Ugo Sisti, che era strettamente legato ad Aldo Bellini (padre di Paolo, ndr), al senatore del Msi Franco Mariani e al generale Pietro Musumeci». La prossima udienza sarà dedicata alla conclusione della requisitoria, che dovrebbe durare mezz’ora o poco più, e alle arringhe dei legali di parte civile. l

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