Gazzetta di Reggio

Reggio

Dopo la sentenza

Saman, nuove dichiarazioni del padre Shabbar

Elisa Pederzoli

	Shabbar Abbas con la figlia Saman
Shabbar Abbas con la figlia Saman

Novellara: L’uomo, dal carcere, ha chiesto di parlare con la Procura

10 maggio 2024
3 MINUTI DI LETTURA





Novellara La sentenza pronunciata dalla Corte d’Assise lo scorso 19 dicembre, con le motivazioni depositate pochi giorni fa, è un primo punto, ma non la parola fine sulla vicenda processuale relativa all’omicidio di Saman Abbas. Poche settimane fa il padre Shabbar – dal carcere a Modena, dove è rinchiuso con, sulle spalle, una condanna in primo grado all’ergastolo – ha chiesto di parlare con la Procura di Reggio Emilia. Le nuove rivelazioni sono state depositate ieri dalla Procura stessa, a disposizione delle parti processuali. La richiesta di essere sentito risale al 18 aprile scorso, l’incontro in carcere c’è stato il giorno successivo alla presenza del procuratore capo Gaetano Calogero Paci e degli avvocati difensori di ShabbarAbbas, Enrico Della Capanna e Simone Servillo.

Il padre di Saman potrebbe aver voluto proseguire il racconto della notte dell’omicidio della figlia 18enne, per il quale lui stesso e la moglie sono stati condannati all’ergastolo, a 14 anni lo zio Danish Hasnain, mentre sono stati assolti i cugini Nomanulhaq Nomanulhaq e Ikram Ijaz. Di certo, eravamo rimasti a questo punto: alle dichiarazioni spontanee di Shabbar nell’ultima udienza del processo, appena prima che la Corte d’Assise si ritirasse in Camera di consiglio per deliberare la sentenza. Per due ore, in un italiano faticoso, a tratti interrotto dal pianto, aveva raccontato della figlia, della vita della sua famiglia in Italia, prendendo fortemente le distanze dalle accuse che gli venivano mosse. «Signori giudici, non ho mai pensato di uccidere mia figlia», erano state le sue parole. Respingendo per sé e per la moglie quell’accusa terribile. Ciò però che non ha raccontato è cosa è successo a Saman e chi c’era ad aspettarla dopo che lui e la moglie Nazia l’hanno lasciata nel buio accanto alle serre, come testimonia il video della sorveglianza dell’azienda agricola di Novellara.

Aveva solo ammesso, testuale, di aver compiuto due errori: «Di aver chiamato mio fratello quella notte». E «di non essere tornato in Italia» quando a Novellara si cercava il cadavere della giovane e lui era uno dei principali accusati. La sentenza che lo ha condannato all’ergastolo ha escluso che si sia trattato di un omicidio premeditato, argomentando inoltre che il viaggio in Pakistan suo e della moglie la mattina successiva il delitto, il 1° maggio del 2021, non sia stata una fuga, ma un viaggio che era stato pianificato prima di sapere che la figlia sarebbe tornata a casa, lasciando la comunità in cui viveva dopo che aveva formalmente denunciato in genitori per il tentativo di matrimonio forzato a cui avrebbe voluto obbligarla. Di fatto, dal Pakistan Shabbar è tornato soltanto quando il suo Paese ha accettato la richiesta di estradarlo, nel settembre del 2023. Le sue nuove dichiarazioni potrebbero avere un peso sul ricorso in Appello che sicuramente in questi giorni la Procura sta preparando.