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Pretende di cambiare cella: minaccia la direttrice del carcere e prende a pugni il comandante

Ambra Prati
Pretende di cambiare cella: minaccia la direttrice del carcere e prende a pugni il comandante

Aggressione alla Pulce: il detenuto 40enne è stato trasferito

13 maggio 2024
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Reggio Emilia Un detenuto ha tentato di aggredire la direttrice del carcere: il dirigente della polizia penitenziaria, Armando Di Bernardo, le ha fatto da scudo e si è preso due pugni sul petto, finendo all’ospedale. Il motivo? Il detenuto pretendeva di essere lui a decidere in quale settore stare. Il 40enne – un tunisino con una lunga sfilza di trasferimenti alle spalle per disordini, danneggiamenti, aggressioni e resistenza a pubblico ufficiale – è già stato trasferito in un altro istituto penitenziario; proprio a causa delle numerose denunce collezionate in diverse case circondariali, la sua fine pena sarà il 2032. L’ennesima aggressione alla Pulce è stata resa nota dal Sappe, il sindacato di polizia penitenziaria.

L’aggressione è avvenuta venerdì pomeriggio nel carcere di Reggio dove il detenuto, dopo essere rientrato dal cortile, ha raggiunto l’ufficio del comandante del reparto dove si trovava anche la direttrice. L’uomo ha chiesto di essere trasferito dalla sezione a regime chiuso, dove si trovava proprio per i suoi comportamenti aggressivi, a una delle due sezioni a regime aperto, di solito riservate ai detenuti meritevoli che si sono distinti per il buon comportamento. Il detenuto non condivideva la sua collocazione e pretendeva di cambiare sezione. A nulla sono servite le spiegazioni: durante la discussione piuttosto concitata il detenuto si è avvicinato alla direttrice per aggredirla. A quel punto il comandante Di Bernardo ha fatto da scudo a Lucia Monastero per bloccarlo e per tutta risposta è stato colpito con due pugni sul petto. Si è evitato il peggio solo grazie al pronto intervento del personale di polizia presente. Il dirigente Di Bernardo è stato medicato e dimesso con cinque giorni di prognosi.

«Se un soggetto del genere si permette di alzare le mani su un comandante, figuriamoci come possono essere trattati gli agenti della penitenziaria che ogni giorno hanno un centinaio di detenuti da sorvegliare – afferma il segretario provinciale del Sappe Michele Malorni –. Queste persone non hanno rispetto per nessuno, nemmeno per una direttrice, donna e mamma. Al dirigente ferito va la nostra solidarietà». «Auspichiamo che venga adottato un provvedimento in base all’articolo 14 bis», dicono Giovanni Battista Durante e Francesco Campobasso, segretario generale e segretario nazionale del Sappe, che invocano il fondo per il rimpatrio nel Paese d’origine per pericolosità sociale.