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Ferschetty armocromista on line: «Coi colori valorizzo le persone»

Nicole Bonori
Ferschetty armocromista on line: «Coi colori valorizzo le persone»

Ventiquattro anni, diplomato al Chierici si è affermato grazie ai social. «Lavorare on line richiede dedizione. Gli haters? Ci rimanevo male, ma ho imparato a ignorarli»

13 maggio 2024
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Reggio Emilia «Il colore è il mio forte e sono il paladino della consulenza d’immagine». Si presenta così, sul suo profilo Instagram, Ferdinando Schetty. Ventiquattro anni, diplomato al liceo artistico Chierici, Ferschetty – questo lo username che gli ha dato la fama social, ma non vuole rivelare il suo cognome «per tutelare la privacy» – è partito da Reggio per conquistare la rete e ora ha un seguito di 72mila follower, diventando uno dei nuovi promettenti influencer del panorama italiano. Dopo anni nel mondo della danza, ha iniziato ad appassionarsi all’armocromia – diventata popolare dopo che Elly Schlein ha confidato in un’intervista di affidarsi a una professionista del settore – frequentando corsi sulla consulenza d’immagine tra Milano, Firenze e Roma. L’armocromia è un metodo di analisi di colori e contrasti della carnagione che permette di identificare una palette che meglio si addice alle caratteristiche di una persona. Una tendenza diventata virale in Italia anche grazie alla divulgazione fatta tramite social da Rossella Migliaccio, consulente d’immagine e fondatrice di Italian Image Institute, che dopo la pandemia ha vissuto un vero e proprio boom mediatico. Ferdinando, dal canto suo, è riuscito in poco tempo a farsi spazio tra piattaforme come Tiktok e Instagram, grazie a video delle sue consulenze e dove sfata miti o cliché sul suo mestiere. Siamo andati a conoscerlo, per sapere chi è, cosa fa e come si diventa creatori digitali.



In cosa consiste il suo lavoro?

«Lavoro con l’immagine delle persone e con i brand. La consulenza di immagine è nata per dare una determinata comunicazione di se stessi; questa figura professionale si è sviluppata col cinema americano, per poter rappresentare al meglio lo stato d’animo o le intenzioni dei personaggi tramite le immagini».

Chi sono le persone che si rivolgono a lei?

«Le mie consulenze, come racconto anche su Instagram, sono senza genere; in più voglio dire che non esiste un’età per poter fare questo tipo di esperienza. Il mio obbiettivo è valorizzare al meglio la persona che ho davanti e che si affida alle mie competenze».

Le è capitato di collaborare con realtà del Reggiano?

«Sì, soprattutto con negozi di abbigliamento in città e parrucchieri in provincia in particolare all’inizio del mio percorso per farmi conoscere meglio nel territorio, per arrivare anche oltre».

Come si definirebbe, in tre parole?

«Creativo, dinamico e paziente».

Qual è stato il suo percorso di studi a Reggio?

«Ho frequentato il liceo artistico Chierici, nel mentre facevo percorsi professionali di danza molto importanti come Progetto Danza con la direzione artistica di Michele Merola sempre in città».

Come tutto questo ha influenzato il suo lavoro?

«Ho iniziato il liceo artistico con diversi scopi; all’inizio mi sarebbe piaciuto diventare illustratore, poi stilista e dopo ballerino. Per poi finire in un mondo che bene o male riprende tutte queste cose, perché per fare il consulente d’immagine serve avere una grande cultura generale, sia artistica che della colorimetria. Il liceo artistico mi ha permesso di sviluppare una sensibilità artistica che, per fortuna, già possedevo in quanto sono nato in una famiglia d’arte: mia madre insegna discipline pittoriche nel mio ex liceo».

Cyberbullismo e haters sono l’altra faccia della medaglia della popolarità sui social, le è capitato? Come gestisce l’odio on line?

«Sì, ne ho molti. Una cosa che ho notato è che il comune denominatore di queste persone è che sono spesso irrealizzate, e di conseguenza vanno a trasmettere sfiducia o odio nei commenti. C’è chi è più sensibile di qualcun alto. Non tutti hanno una corazza di ferro per potersi difendere, anche io all’inizio ci rimanevo molto male, ma a oggi il rapporto che ho con gli haters è cambiato molto. Faccio semplicemente ciò che loro non vogliono, ovvero li ignoro. Ed è lo stesso meccanismo che nelle scuole accade con i bulli; se li si lascia da soli, probabilmente capiranno che qualcosa che non va in loro e non negli altri. È importante ricordare anche che gli insulti online sono perseguibili per legge, questo per dire che il rispetto per gli altri non termina quando si accende uno schermo».

Il lavoro del content creator online è fatto quindi di molte sfaccettature, sia positive che negative. Che consiglio darebbe a chi vuole diventare un creatore digitale?

«Il consiglio che do a chi vuole intraprendere un percorso professionale online è che serve tanta dedizione e bisogna essere guidati da uno scopo. La professionalità sta alla base di qualsiasi progetto, perché le persone online tendono ad affidarsi molto a chi seguono».