Gazzetta di Reggio

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La testimonianza

Il poliziotto scampato all’agguato: «Mi puntarono la pistola in faccia»

Serena Arbizzi
Il poliziotto scampato all’agguato: «Mi puntarono la pistola in faccia»

Il toccante racconto al convegno di Cisl e Siulp sulla tutela degli operatori pubblici. Rossi oggi guida il presidio di via Turri: «Sono vivo grazie alla sicura inserita»

21 maggio 2024
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Reggio Emilia «Era una normale notte di pattugliamento che però ha rischiato di trasformarsi in tragedia. Il bandito prese la mia pistola che durante la colluttazione si era sfilata e me la puntò in faccia premendo più volte il grilletto. Mi salvai perché era inserita la sicura». Ha la voce spezzata dall’emozione Massimiliano Rossi, nel rievocare l’inferno al quale è sopravvissuto, quando, insieme ad altri colleghi arrivò in via Mantegna, dove si stava consumando un furto per catturare i banditi. L’operazione rischiò di finire in tragedia: Rossi con un suo collega finì all’ospedale con una prognosi di 21 giorni dopo essersi difesi in un corpo a corpo contro i criminali che li avevano aggrediti, sorpresi mentre svaligiavano le cantine. Rossi, attualmente responsabile del posto di polizia di via Turri e delegato Siulp, rischiò di non riabbracciare più la propria famiglia: sopravvisse perché l’arma aveva la sicura inserita.

È stato uno dei momenti più toccanti emersi nel corso del convegno “Le aggressioni e la tutela agli operatori dei servizi pubblici essenziali. Proteggiamo chi ci protegge”, organizzato dal Siulp (Sindacato italiano unitario dei lavoratori di polizia) e da Cisl Emilia Centrale.

L’episodio di via Mantegna accadde 12 anni fa, nel 2012: era la notte fra il 9 e il 10 luglio quando al 113 arrivò la telefonata di un residente nel palazzo di via Mantegna che lamentava dei rumori provenire dalla cantina. «Fummo mandati in via Mantegna dalla sala operativa, quella notte, per la segnalazione di un furto in atto in cantina – ricorda Massimiliano Rossi –. Eravamo in due pattuglie della Volante. A quell’indirizzo sono presenti case popolari con più ingressi. Abbiamo sentito dei rumori, poi è calato il silenzio. Un collega rimase sulle scale, un altro all’ingresso in alto, io e un altro andammo nelle cantine. Nel frattempo, il “palo” avvisò i banditi. Quando arrivammo nelle cantine ci aggredirono e avemmo una colluttazione: due iniziarono a picchiarmi con delle tenaglie. Finendo a terra l’arma si sfilò e venne presa da uno dei banditi che me la puntò contro. La sicura era inserita e, nonostante il grilletto fu premuto più volte, non partirono mai i colpi».

Due dei quattro banditi georgiani vennero presi quella notte, altri due successivamente. Per uno di loro è ancora in fase di svolgimento il processo di primo grado.

«La passione per questo mestiere mi ha spinto a tornare sulla strada – commenta Rossi –. Serve molta professionalità per stare in strada. Ma dovremmo avere più certezza della pena, anche a livello di gratificazione del nostro lavoro sarebbe importante».

Nella prima parte del convegno sono intervenuti anche: Salvatore Fiorentino, direttore di security services di Coopservice, la delegata dall’associazione Gens Nova Anna Protopapa, l’infermiere del Santa Maria Nuoa Raffaele Golia e il vice questore Guglielmo Battisti, capo della Squadra Mobile.