Gazzetta di Reggio

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Il processo

«Aveva promesso di sposarmi, ma mi ha rubato 23.000 euro»

Serena Arbizzi
«Aveva promesso di sposarmi, ma mi ha rubato 23.000 euro»

Il racconto in aula di una badante, vittima di truffa sentimentale su Facebook

22 maggio 2024
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Reggio Emilia La chiamava “amore” e “tesoro”, facendole credere che da quella conoscenza virtuale sarebbe nata una famiglia. E nel frattempo le chiedeva soldi, che lei puntualmente gli versava, cedendogli buona parte del suo stipendio, inventando scuse per carpire la sua fiducia. Poi, lei ha capito che c’era qualcosa che non andava quando ha notato che la foto di lui associata a un’identità diversa dalla sua, su un altro profilo social. È una truffa sentimentale che ha portato una donna di origine straniera a versare 23.000 euro a un altro uomo che l’aveva circuita tramite un profilo fake su Facebook. Uomo che, attraverso un’identità fittizia, agiva in coppia con una donna, tentando di raggirare le vittime, con lo scopo di ottenere denaro.

È stato un racconto sofferto quello fatto in tribunale, dove davanti al giudice Francesca Piergallini, una donna rumena, arrivata in Italia per lavorare come badante, ha dovuto ricostruire come sia stata raggirata. Una truffa sentimentale di fronte alla quale la vittima, oltre alla perdita del proprio denaro, deve fare i conti con la vergogna di essere caduta nella trappola innescata facendo leva sulle emozioni.

«Mi chiamava amore, tesoro e una volta ha anche avuto la faccia tosta di dire che si sarebbe presentato da me restituendomi tutto il denaro – ricostruisce la donna, incalzata dalle domande delle parti –. Inizialmente ci scrivevamo in inglese, poi in italiano. In un’occasione mi ha chiesto di prestargli 4.800 euro per sdoganare un pacco, definito molto importante, proveniente dalla Turchia. Io glieli ho dati in due rate. Faceva apprezzamenti su di me: diceva che gli piacevo come donna. È arrivato a dire che avremmo potuto anche sposarci. Raccontava che non poteva venire in Italia per questioni legate a documenti e mi ha chiesto di nuovo dei soldi con varie scusa. Io non avevo tutte quelle cifre e gli davo i soldi a rate. In tutto sono arrivata a versargli 23.500 euro dal 2016 al 2018».

La donna si è costituita parte civile ed è assistita dall’avvocato Francesco Durat. Buona parte del suo compenso come badante, pari a mille euro, veniva speso per accontentare l’uomo che le faceva credere che avrebbero avuto un futuro insieme. «Mi aveva detto di essere un ingegnere edile: si era separato dalla moglie perché l’aveva trovata con un altro e avevano una figlia insieme – continua la donna –. Poi, un giorno, ho trovato le sue foto riferite a una altra identità, sempre su Facebook».

A carico dei due presunti truffatori, residenti a Reggio Emilia c’è un’altra querela sporta da una donna di Portogruaro caduta nella loro rete. l