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Monte Cusna prima e dopo: la natura cancella le tracce dell’incendio

Elisa Pederzoli
Monte Cusna prima e dopo: la natura cancella le tracce dell’incendio

Il reportage dell’escursionista Andrea Casali «Bellissimo: ho visto tante marmotte e un muflone»

23 maggio 2024
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Ventasso Le fiamme erano divampate in vetta sabato 4 febbraio. Rapidamente – complice il vento e un inverno arido e senza neve – il fuoco aveva divorato 280mila metri quadrati di prateria sulla Costa delle Veline, a piedi del Cusna, nel cuore del Parco dell’Appennino tosco-emiliano, un’area di interesse floro-faunistico comunitario, classificata Zona speciale di conservazione, facente parte di Rete Natura 2000, principale strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità. Le cause umane, benché probabilmente involontarie. Un colpo a cuore.



Tre mesi e mezzo dopo, però, la natura come sa fare ha coperto di vita ciò che il fuoco ha ucciso. Lo testimoniano i video e le foto di Andrea Casali, un escursionista di Rosano di Vetto innamorato dell’Appennino. Attraverso la sua pagina Instagram, “porta in giro” i suoi follower e come a febbraio aveva documentato la devastazione, ora ha mostrato invece come la vegetazione abbia coperto i segni del fuoco e la natura complice la primavera abbia coperto di nuovo tutto di vegetazione rigogliosa. E se la preoccupazione a febbraio aveva riguardato anche la fauna, Casali racconta: «Ho visto tante marmotte anche un muflone».



La camminata dell’escursionista è partita da Monte Orsaro, per poi prendere il Sentiero 623. «Sono arrivato sino alla Costa delle Veline – racconta – Ho trovato tutto rinvigorito, bellissimo. La natura ha fatto presto a rigenerarsi, grazie anche alle piogge e alla neve che sono cadute in questi mesi. Anche la neve tardiva è stata sicuramente d’aiuto». Sulla sua opera di divulgazione della bellezza del nostro Appennino, Casali spiega: «Io amo il nostro Appennino. Da circa due anni, ho iniziato a girarlo. Prima in auto, poi da quando ho iniziato a farlo a piedi, mi è venuta una passione incredibile. Appena ho il giorno libero, vado. Ho iniziato a fare dei video e a pubblicare le mie foto su Instagram e ho visto che la gente lo apprezza. Per me è un hobby».

Casali lavora all’ospedale Sant’Anna di Castelnovo Monti, è un operaio che si occupa della raccolta dei rifiuti. «Non ho fatto alcun corso, ciò che faccio è ciò che ho imparato da solo. Cerco di trasmettere le emozioni del nostro Appennino» confida. «I miei amici hanno iniziato a chiamarmi “il re dell’Appennino”, per scherzare – racconta – Ma quello che faccio non è a scopo di lucro. Mi piace che venga apprezzato. Lo faccio per passione e basta».

Di fatto, sta diventando un prezioso testimone della vita dell’Appennino. Condividendo il suo sguardo, grazie alla tecnologia e alle piattaforme social, racconta le stagioni e gli angoli più suggestivi del nostro Crinale. Facendolo apprezzare oltre i confini della provincia di Reggio e così conoscere a tutti.