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Reggio Emilia, passeggiata in centro storico dei candidati contro il degrado

Ambra Prati
Reggio Emilia, passeggiata in centro storico dei candidati contro il degrado

L’iniziativa del gruppo miglioraRE. Vetrine vuote, sporcizia e pochissimi passanti

24 maggio 2024
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Reggio Emilia «Il degrado è come una malattia contagiosa: si allarga a macchia d’olio in tutto il centro storico. Occorre intervenire prima che la situazione finisca fuori controllo, come nella zona stazione, perché a quel punto è troppo tardi». È questo il messaggio, preoccupante e preoccupato, del gruppo MiglioraRE (rifiuta l’etichetta di comitato) che, nato dopo l’ennesima rissa di aprile all’isolato San Rocco, dopo il sit-in affollato in piazza Del Monte ieri ha organizzato la “passeggiata” dal bar Gabella di via Emilia San Pietro a piazza Gioberti, per far misurare ai sette candidati sindaci alle prossime elezioni la febbre dell’esagono.

L’immagine che vale più di mille parole, nel percorso che ha toccato più punti problematici, sono i due senzatetto che dormicchiano e chiedono l’elemosina, scalzi e stesi su cartoni, sul marciapiede di via Emilia San Pietro, quasi di fronte all’intersezione con via Roma. «È sempre così. E siamo a pochi metri dalla targa della fondazione della città», hanno commentato i portavoce Marco Merola del negozio “Casimiro” e Andrea Bottazzi di “Casa e Cucina” di via Calderini, che hanno chiesto con forza «un tavolo coordinato dal Comune, magari gestito da un manager, che gestisca tutte le risorse pubbliche e private a disposizione e soprattutto che ascolti chi in centro vive o lavora. È necessario fare rete: da soli si può ben poco», hanno detto i portavoce, citando a modello la “pulizia” del Bronx di New York targata Rudolph Giuliani, il sindaco della tolleranza zero.

La camminata dimostrativa parte da via Emilia San Pietro, di recente assurto alle cronache per le proteste dei residenti, e prosegue sotto i portici: un susseguirsi di vetrine vuote e abbandonate, una sequela di “Affittasi”. Un cartello riporta la data di quando è stato appeso: 2010. Su un’altra serranda abbassata l’artista Freak of Nature ha lasciato la conta: vittima numero 128. In mezzo al triste panorama, la bellezza dei cortili interni di palazzi storici come palazzo Sacrati.

La distrazione e la fretta spesso non ci fanno rendere conto della morìa di attività. «Vivo in centro da una vita – chiede una signora – perché così tanti negozi sfitti? Affitti troppo alti?». Anche ma non solo, rispondono Merola e Bottazzi: «È un insieme di elementi che formano un cappio che ci strangola. Il rischio di desertificazione non colpisce solo i commercianti: è un problema di tutti e questo spiega il grande seguito che abbiamo da parte dei residenti. Senza negozi di vicinato di qualità si lascia spazio al degrado, alla sporcizia, all’insicurezza, al deprezzamento degli immobili».

Alla fine dei portici si arriva in via Guidelli, dove a prendere la parola sono le negozianti Roberta Buffagni di “Charme” ed Ester Braglia, giovane che ha rilevato l’ex torrefazione. «Sono quattro i negozi che stanno per chiudere. Rimarremo in tre: sta diventando una strada fantasma. E siamo a due passi da piazza San Prospero: tra il trasferimento dei banchi di fronte al Valli e l’ex mercato coperto vuoto, non c’è più passaggio. Intanto abbiamo avuto un problema di bivacco. Piazza San Prospero è un’occasione perduta: animata di notte, ma noi lavoriamo di giorno».

Oltre l’ex mercato coperto di “Eat & Meat” («un’operazione intelligente, a voler essere gentili» ironizza Bottazzi) e i senzatetto, si gira in via Roma voltando in via Sessi. «Non andiamo oltre ma la parte più problematica di via Roma è dalla metà fino all’arco – prosegue Bottazzi – I pochi negozianti rimasti ne avrebbero, da raccontare. Sono degli eroi». Passa una signora che interviene: «Anche i residenti sono eroi!».

All’intersezione con via Nacchi, è doveroso il richiamo al parcheggio Aci: «Quasi sempre vuoto di giorno, diventa luogo di ritrovo delle baby gang e di spaccio la notte».

Il gruppo arriva davanti a quello che era la strada più ambita per gli acquisti: vicolo Trivelli, «che una volta era puro lusso e ora non è più niente». All’imboccatura gli ex negozi di abbigliamento “Sandro Perrone” («esempio negativo di come non si dovrebbe tenere un’attività sfitta») e Twin-Set («esempio positivo»). «In via Monzermone la storica negoziante di “Scarpette Rosse” la sera si chiude dentro a chiave per la paura».

Il gruppo torna su via Emilia, dove la catena di vetrine coperte dalla carta strappata viene interrotta solo dalle sedi elettorali provvisorie dei candidati.

Ci si ferma in piazza Gioberti («vi assicuro che in via Emilia Santo Stefano la situazione non fa che peggiorare»), con un pensiero rivolto a corso Garibaldi. «Qui i negozi di prossimità sono soprattutto alimentari e con l’introduzione della Ztl hanno avuto un calo del fatturato del 35%. Anche a galleria d’arte è in difficoltà. Capisco che troppo traffico non va bene, ma il passaggio delle auto era una “vena” di linfa vitale».

All’arrivo in piazza Gioberti, i candidati sindaci vengono ringraziati e omaggiati del libro “Quattro passi per Reggio” di Massimo Mussini.  

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