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L’intervista

«Diabete, casi in aumento: rischia di più chi vive in città»

Alessia Dalla Riva
«Diabete, casi in aumento: rischia di più chi vive in città»

Paolo Di Bartolo (Ausl Romagna): «L’insulina settimanale svolta per la qualità della vita»

30 maggio 2024
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Una svolta importante nella vita di tutti i diabetici che quotidianamente devono somministrarsi l’insulina, che speriamo sia distribuita al più presto. In sintesi è questo il parere del Paolo Di Bartolo, Direttore Assistenza diabetologica Ausl della Romagna.

L’Agenzia europea per i medicinali ha approvato l’insulina settimanale: di cosa si tratta?

«Parliamo di una nuova insulina, quindi di un farmaco dedicato alle persone che oggi sono già trattate con insulina perché affette da diabete di tipo 2 o da diabete di tipo 1, che prevede una somministrazione giornaliera. Grazie all’innovazione introdotta dalla nuova insulina “icodec” è possibile passare a una sola somministrazione settimanale. Questo sicuramente si traduce in un vantaggio perché diminuisce il numero di iniezioni che i pazienti devono fare nel corso della loro vita: si può stimare che in un anno il numero di iniezioni si riduce dell’85%, passando da 365 a 52 iniezioni di insulina all’anno, riduzione che è sicuramente associata a un miglioramento dell’aderenza dei pazienti alla terapia».

A chi è destinato l’uso di questo nuovo farmaco?

«Esistono diverse forme di diabete: le due forme più importanti sono il diabete di tipo 2 che è la forma che colpisce circa il 95% di tutte le persone con il diabete, conosciuto un tempo come il diabete dell’adulto, ovvero non-insulino-dipendente anche se sappiamo che molti di questi pazienti arrivano all’insulina. Ed è proprio su questi pazienti che vi sono stati i risultati più convincenti. Poi esiste il diabete di tipo 1 che è quello molto conosciuto e identificato con il diabete dei ragazzi, dei giovani, il diabete insulino-dipendente dove i pazienti sono costretti ad auto somministrarsi l’insulina più volte al: vi sono invece sono pochi studi su questo tipo e abbiamo bisogno di altre informazioni prima di immaginare l’utilizzo di questo farmaco anche nelle persone che ne sono affette».

Quando sarà disponibile per i malati di diabete?

«L’Agenzia europea del farmaco ha approvato questo farmaco e ha raccomandato alle Agenzie nazionali che venga introdotto e messo a disposizione presto per le persone con diabete».

Quante sono le persone affette da questa patologia in Italia?

«Il diabete nel nostro Paese interessa quattro milioni di persone a cui si aggiunge circa un altro milione e mezzo di persone che ha il diabete ma non ne ha ancora ricevuto la diagnosi. Il numero cresce ogni anno: si stima che ogni due minuti una persona riceva la diagnosi di diabete. Sono circa duecentocinquantamila persone in più ogni anno che incontrano il diabete, una condizione che deve essere affrontata in maniera estremamente appropriata e multidisciplinare altrimenti diventa malattia determinando l’insorgenza di complicanze che si traducono in un aumentato rischio di avere una malattia delle coronarie, quindi un infarto, o una malattia dei vasi cerebrali, quindi un ictus, o una malattia dei piccoli e grandi vasi che irrorano i reni, quindi il rischio di andare incontro a una malattia renale cronica».

Con quali conseguenze?

«Tutto questo si traduce con un peggioramento della qualità della vita delle persone con diabete, una ridotta aspettativa di vita e indubbiamente un aumento importante dei costi per l’assistenza alle persone con il diabete. Oggi stimiamo che circa il 7, 5% della popolazione della Regione Emilia Romagna sia una persona con diabete, quindi oltre duecentocinquantamila persone, e il 7, 5% della popolazione giustifica una spesa complessiva sull’assistenza da diabete che è circa il 10% della spesa sanitaria complessiva. Ai costi diretti sostenuti dal Sistema Sanitario si associano i costi sostenuti dalle persone con il diabete per i trasporti verso i punti di assistenza, per i giorni di lavoro persi, per l’accesso a sistemi o dispositivi da acquistare. Il diabete è una malattia ad alto impatto sia economico che sociale».

Perché i casi sono in aumento?

«Se guardiamo la percentuale di persone con diabete, nella fascia d’età tra i 65 e i 75 anni la percentuale è del 20%; nella fascia dai 75 anni in su arriviamo quasi al 30% della popolazione. Significa che se aumenta l’invecchiamento aumenta il numero con persone con il diabete. Inoltre, aumenta il numero dei malati di diabete perché aumenta il numero di persone che vive con sovrappeso e obesità, seguendo stili di vita alimentari non adeguati. Non ultimo c’è l’urbanizzazione: vivere in città aumenta il rischio in maniera rilevante di sviluppare il diabete. Due terzi della popolazione che vive con il diabete, vive in centri urbani».

Quali consigli per la prevenzione?

«Bisogna intervenire sugli stili di vita per ridurre la prevalenza dell’obesità, aumentare la propensione delle persone a non essere sedentarie, correggere gli stili di vita alimentari dei pazienti e intervenire in ambito pediatrico per fare in modo che questa spinta all’aumento di numero di casi di bambini sovrappeso e obesi venga a ridursi nel tempo». © RIPRODUZIONE RISERVATA