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Metalmeccanico per una vita: a 68 anni diventerà prete

Roberto Fontanelli
Metalmeccanico per una vita: a 68 anni diventerà prete

Claudio Boretti, nominato diacono dopo la pensione, è stato ordinato presbitero

31 maggio 2024
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Reggio Emilia «La mia speranza è quella di poter fare quello che deve fare un prete. E cioè essere a contatto con le persone e non vivere su una scrivania». Da metalmeccanico a sacerdote. Una nuova vita a 68 anni, dopo la pensione. Ripercorrendo il lungo cammino che domenica porterà Claudio Boretti ad essere ordinato presbitero, assieme al confratello Antonio Franco, verrebbe quasi scontato dire: “Le vie del Signore sono infinite”. Nel caso di Claudio è stato proprio così, con una scelta di vita che arriva a 68 anni e in maniera non lineare, ma frutto di una lunga maturazione. L’ordinazione dei due nuovi presbiteri avverrà con celebrazione eucaristica alle 18.30, in Cattedrale a Reggio, con l’imposizione delle mani e la preghiera dell’arcivescovo Giacomo Morandi.

Claudio Boretti, celibe e diacono dall’ottobre del 2017, attualmente svolge il suo servizio nella Pieve di Scandiano, in particolare nell’accompagnamento degli ammalati, delle persone in lutto e presso la comunità di Fellegara. Dal 2005 svolge anche servizio presso i gruppi di autoaiuto. È nato e vissuto a Scandiano, salvo una parentesi fino a 13 anni trascorsa in collegio a Cremona prima dell’adozione, ha accettato di raccontare la sua storia e le ragioni che lo hanno portato a 68 anni a diventare presbitero. E domenica 9 giugno, alle 18 nella chiesa della Natività della Beata Vergine Maria (Chiesa grande) in via Pellegrini, celebrerà al sua prima messa, proprio nella sua Scandiano «Nella mia vita – spiega Claudio – non sono sempre stato in chiesa dalla mattina alla sera. Per anni ci sono andato solo alla domenica come credente e nel frattempo ho vissuto la mia vita fatta di amicizie e amori giovanili, andando a ballare e divertendomi, a differenza di tanti miei attuali confratelli. Sono celibe e ho vissuto la mia gioventù tranquillamente. Non sono stato uno sciupafemmine ma ho avuto una vita normale come tutti i giovani negli anni ’70».

Poi agli inizi degli anni ’80, il riavvicinamento alla chiesa per intraprendere il percorso per diventare diacono nel 2017. Domenica infine diventerà uno dei quasi duecento presbiteri che prestano servizio nella nostra diocesi. La vita di Claudio Boretti è tutta reggiana. Operaio metalmeccanico alla Mass di Scandiano, dove è rimasto fino al 2013, iscritto alla Cisl – «lo sono ancora adesso come pensionato», precisa – per lui la scelta di fare un passo ulteriore da diacono a presbitero è maturata durante la pandemia. «In quel periodo – aggiunge – chiuso in casa ho sentito forte la mancanza della liturgia e della mia comunità. Mi è mancato tutto. Dopo aver elaborato la mia scelta, nel 2022 ne ho parlato con il mio parroco di allora don Paolo Crotti, che non ne è rimasto sorpreso. Immaginava che avrei fatto questa scelta. Ad essere rimasti sorpresi, invece, sono stati gli amici che mi avevano frequentato in gioventù, non coloro che mi hanno conosciuto come diacono. Da lì da quelle riflessioni è partita la scelta di dedicarmi totalmente a Dio e alla Chiesa come presbitero».

A riavvicinarlo alla Chiesa e a segnare definitivamente la sua decisione, spiega ancora Claudio Boretti, «è stata la figura di Giovanni Paolo II. Ho ricominciato a frequentare la parrocchia senza fare servizi particolari all’inizio degli anni ’80, dopo che dall’uscita del collegio non avevo più messo piede in chiesa. Ma la ragione ancora più profonda del mio riavvicinamento è stato l’incontro e il dialogo con don Maurizio Boccedi, poi tragicamente scomparso qualche tempo dopo. È stato parlando con lui che ho avviato il percorso che mi ha portato nel 2000 a prestare servizio in parrocchia sempre più spesso e in maniera più attiva, arrivando anche a fare il sacrestano e poi diventare diacono». Da domenica sarà don Claudio e da lunedì per lui comincerà un'altra vita. «La mia speranza – conclude – è quella di poter fare quello che deve fare un prete. E cioè essere a contatto con le persone e non vivere su una scrivania. Vorrei prestare servizio in particolare agli orfani e mi piacerebbe continuare ad essere vicino e dare assistenza agli anziani. Mi piacerebbe continuare a fare quello che sto già facendo come diacono nell’accompagnamento al lutto di chi ha subito perdite dolorose e molto gravi. Ma mi affido al Vescovo. Mi manderà dove c’è più bisogno e io in obbedienza andrò». l © RIPRODUZIONE RISERVATA