Morto a 97 anni il partigiano Volpe una colonna della Resistenza
Reggio Emilia: Francesco Bertacchini decise giovanissimo di unirsi ai “ribelli” in montagna
Reggio Emilia Ciao Volpe, resistente appassionato della vita. Sabato, nella residenza protetta di Villa Primula in città è morto il 97enne partigiano Francesco Bertacchini, uno dei testimoni più noti della provincia reggiana. Per oltre due decenni è stato uno dei protagonisti dei Sentieri Partigiani e di tante iniziative legate alla memoria curate dall’istituto storico Istoreco, spesso assieme ad altri resistenti, suoi amici di sempre, come Fernando “Toni” Cavazzini e Camillo “Mirko” Cavazzini. E dal dopoguerra sino a quando le energie lo hanno sostenuto è stato una delle colonne dell’Anpi reggiana, sempre pronto ad aiutare in mille modi, spesso e volentieri come autista, memore della lunga esperienza lavorativa come camionista che lo aveva allenato a trasferte e viaggi di ogni tipo.
Sempre sorridente e allegro, amava la compagnia, la musica e il ballo. Affezionatissimo lettore della Gazzetta di Reggio, ha sempre seguito con grande attenzione la cronaca cittadina. Lascia la moglie Luciana e la figlia Vanna con il marito Serse e la nipote Astrid. E un grande vuoto collettivo, confermato dai tanti omaggi apparsi ieri sui social e anche dal ricordo pubblico avvenuto domenica a Casa Cervi, durante la festa della Repubblica organizzata per raccogliere fondi con cui far fronte al furto subito il 25 aprile scorso. La giornata si è aperta con un tributo a “Volpe”. Non certo l’unico, in questi anni.
Nel 2016, per il suo 90esimo compleanno, decine di persone si erano ritrovate al centro sociale Quaresimo a Codemondo. Il 24 aprile 2021, in pieno periodo Covid, Istoreco aveva allestito un saluto musicale in pubblico, raggiungendo l’esterno di Villa Primula assieme alla Filarmonica Città del Tricolore. Di fronte a Francesco e a Luciana, erano state intonate diverse canzoni partigiane, accolte da tanti applausi. Un’iniziativa replicata il 24 aprile 2024 da un gruppo di Istoreco, tornato nella casa protetta per un breve momento musicale. Il percorso di vita di Bertacchini racchiude una bella fetta del ‘900 reggiano.
Nato il 24 giugno 1926 in città (avrebbe compiuto a breve i 98 anni), cresciuto sul lungo Crostolo, inizia molto giovane a lavorare come apprendista in un negozio di radio, dove la sua passione per la musica trova soddisfazione. Sempre più amareggiato dalle restrizioni generate dal fascismo, inizia a interessarsi ai movimenti antifascisti e dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, appena 17enne, decide di andare in montagna assieme all’amico più caro. Vuole unirsi ai “ribelli” e lo farà, inserito nella 144ª Brigata Garibaldi con cui opererà, col nome di battaglia “Volpe”, nella zona del Crinale, da Succiso a Cerreto e lungo il tracciato della statale 63 prima di spostarsi verso la val d’Enza. Nel novembre 1944 il suo distaccamento si trova nel Vettese e viene annientato nell’eccidio di Legoreccio del 17 novembre, quando 24 partigiani vengono assassinati dai fascisti e dai nazisti. Bertacchini si salva perché, ammalato di polmonite, si trova in quel momento in un ospedale partigiano. Dopo altre azioni tra Bibbiano, Barco e Cavriago, nell’ottobre 1944 deve scappare verso Parma e poi verso Piacenza, a causa dell’accerchiamento tedesco nella zona dell’Enza. Partecipa quindi alla liberazione di Parma e nella notte del 24 aprile ‘45 riesce a tornare a Reggio. Pochi anni dopo si sposa con Luciana, con cui costruisce una bella casa a San Bartolomeo, lavorando sempre in proprio come trasportatore «per non avere padroni». Dalla fine degli anni ’90 diventa uno dei principali testimoni della Resistenza in terra reggiana, assieme ad altre partigiane e partigiani, con cui incontra migliaia di studenti e di delegazioni straniere, principalmente tedesche. Sempre vitale, sempre sorridente, sempre disponibile. l