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Il caso

Violentò la figlia di cinque anni 52enne condannato e arrestato

Violentò la figlia di cinque anni 52enne condannato e arrestato

Toano: in carcere per i prossimi 6 anni e 7 mesi. Mai più la patria potestà

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Toano È stato arrestato e dovrà trascorrere i prossimi sei anni, 7 mesi e otto giorni in carcere per avere abusato della figlia di appena 5 anni. L’uomo, oggi 52enne – all’epoca dei fatti per i quali è stato condannato, nel 2020, ne aveva 48 – perde anche per sempre la patria potestà e l’esercizio di tutela e curatela, oltre a una serie di altre pene accessorie. Nel pomeriggio di venerdì è stato raggiunto nella sua abitazione dai carabinieri della stazione di Toano, paese dove negli ultimi anni si era stabilito. I militari gli hanno notificato il provvedimento e lo hanno condotto in carcere a Reggio Emilia.

Le violenze per le quali l’uomo è stato condannato, con sentenza della Corte d’Appello di Bologna emessa lo scorso settembre – condanna poi divenuta definitiva il 17 maggio – erano avvenute nell’abitazione della famiglia, che allora viveva a Carpineti. Ritenendolo responsabile di violenza sessuale ai danni della figlia minorenne, la Corte lo ha condannato a sei anni, sette mesi e otto giorni in regime carcerario e alle pene accessorie dell’interdizione dai pubblici uffici perpetua, perdita della patria potestà perpetua, perdita del diritto agli alimenti perpetua, interdizione legale durante la pena, dell’interdizione dall’esercizio di tutela e curatela perpetua, esclusione dalla successione della persona offesa perpetua, amministrazione di sostegno perpetua.

Dal momento che la sentenza è divenuta definitiva, giovedì 30 maggio l’ufficio esecuzioni penali della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Emilia ha emesso l’ordine di carcerazione, poi trasmesso ed eseguito l’indomani, venerdì, dai carabinieri toanesi. L’uomo era stato condannato anche dal tribunale ordinario di Reggio Emilia, il 4 ottobre del 2022.

Era stata la moglie, madre della piccola, a denunciarlo, dopo che la bambina si era confidata con lei, e a dare il via alle indagini che hanno poi portato al rinvio a giudizio dell’uomo. La piccola aveva parlato degli strani giochi del papà quando erano soli in casa. A quel racconto, riferito con il linguaggio innocente della piccola, la madre – incredula e con cautela – aveva raccontato tutto alle forze dell’ordine. La bambina, poi, mentre le indagini prendevano il loro corso, era stata sottoposta all’incidente probatorio in audizione protetta ed era stata ritenuta credibile. L’arresto del padre era scattato qualche mese dopo. L’uomo – forse soverchiato dal senso di colpa – durante l’interrogatorio di garanzia aveva reso piena confessione, e dopo alcuni giorni in carcere, aveva ottenuto i domiciliari, dove era rimasto fino all’avvio del processo in tribunale a Reggio Emilia. Già in primo grado la condanna, arrivata nell’ottobre del 2022, era cosa scontata, visti gli elementi raccolti e le circostanze. Ma poi il ricorso all’Appello aveva prolungato l’iter processuale, portando a una conferma del giudizio emesso in primo grado.

Un percorso davvero impegnativo per la delicatezza del tema e che non si chiuderà purtroppo qui, per chi ha subito violenza in così tenera età e dalla figura che più di tutte avrebbe dovuto, invece, essere garanzia di protezione per una crescita serena e lontana dalle sofferenze. 

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