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Frontale del Mantovano

«Cercavamo Claudio dappertutto Era morto e non lo sapevamo»

Ambra Prati
«Cercavamo Claudio dappertutto Era morto e non lo sapevamo»

L’agente di commercio viveva a Massenzatico: «Quando non è rientrato abbiamo pensato al peggio ma nessuno ci ha avvisato»

04 giugno 2024
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Reggio Emilia «Non vedendolo tornare a casa come faceva sempre, lo cercavamo da un giorno. Stamattina (ieri, ndr) il fratello Domenico è andato al bar a prendere un caffè, ha aperto la Gazzetta di Reggio e ha appreso così che Claudio è morto in un incidente stradale. È stato un fulmine a ciel sereno. Assurdo: non capisco perché le forze dell’ordine non ci abbiano avvisato».

Lo sfogo è di Francesca Bettelli, cognata di Claudio Benvenuti, 61 anni («ne avrebbe compiuti 62 a dicembre»), l’agente di commercio residente a Massenzatico vittima di uno schianto frontale avvenuto nel Mantovano.

Lunedì scorso a mezzogiorno Benvenuti era alla guida di una Renault Twingo («aveva preso l’auto della sorella, la sua era in riparazione dal carrozziere») sulla Sp236, la provinciale che collega Castiglione delle Stiviere con la provincia bresciana; dalla parte opposta proveniva una Ford Focus guidata da un 45enne.

Una delle due auto, in manovra di sorpasso, ha invaso la corsia opposta: l’urto è stato violentissimo, tanto che dopo la carambola le due vetture si sono fermate contro il pannello fonoassorbente, con la parte anteriore semidistrutta rivolta verso la carreggiata. Entrambi i conducenti sono rimasti incastrati nell’abitacolo; ma mentre il 45enne, trasportato sull’elisoccorso, se la caverà, i medici hanno tentato a lungo e invano di rianimare Claudio Benvenuti, deceduto all’istante.

Il 61enne, nato a Viano, da oltre trent’anni abitava in via Mozart 34, in una villetta con tre appartamenti: Claudio, che non si è mai sposato, viveva accanto al fratello Domenico e alla sorella Nidia. Una famiglia molto unita: in totale i Benvenuti sono sette, tra fratelli e sorelle, tutti residenti nella nostra provincia. Claudio, che non aveva proseguito gli studi dopo la scuola media, aveva iniziato a lavorare presto. «Gli mancava poco alla pensione», sottolinea la cognata. Di mestiere agente di commercio per articoli da giardinaggio, per lavoro Claudio era sempre al volante: macinava chilometri ogni giorno. «Non diceva nemmeno dove andava, però era abitudinario – racconta Francesca –. Partiva all’alba, ma nel pomeriggio tornava sempre a casa». Perciò lunedì, quando il fratello non lo ha visto rincasare, ha cercato di contattarlo.

«Non rispondeva, il telefono squillava a vuoto. E a un certo punto è stato spento. Tanto che noi familiari, alla sera, ci siamo preoccupati: abbiamo subito pensato a un incidente. Da un controllo da remoto sul telefonino abbiamo visto che l’ultima telefonata era delle ore 11». Poco prima dell’incidente.

Man mano che le ore passavano, sempre più impensieriti, hanno anche contattato i carabinieri per sapere se per caso Claudio fosse in ospedale. «Dopo aver verificato, i carabinieri ci hanno risposto che in nessun ospedale della provincia risultava un ricoverato con quel nominativo. Poiché erano ormai le 23, siamo andati a letto».

Ieri mattina, dopo la terribile scoperta, hanno chiamato il 112: «Sono venuti qui a casa i carabinieri di Rubiera, dicendo che non erano ancora stati informati. A quel punto Domenico e il figlio Simone sono partiti per l’ospedale di Castiglione delle Stiviere».

Lì, sarebbe dovuto avvenire il riconoscimento, slittato per motivi burocratici. L’autorità giudiziaria di Mantova ha disposto l’autopsia, perciò ci vorrà qualche giorno prima di poter celebrare il funerale.

«Claudio frequentava poco i bar e i locali della frazione – prosegue la cognata –. Non aveva hobby o sport, il lavoro assorbiva tutto il suo tempo. Claudio era un uomo riservato, molto buono».