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Elisa e Luca, travel blogger da 220mila follower. Quando l’amore per i viaggi diventa un lavoro

Nicole Bonori
Elisa e Luca, travel blogger da 220mila follower. Quando l’amore per i viaggi diventa un lavoro

Tutto è iniziato nel 2011 con il blog “Mi prendo e mi porto via”. «C’è pregiudizio, invece serve una nuova cultura sulle professioni legate alla tecnologia: sono lavori che impegnano tanto»

04 giugno 2024
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Reggio Emilia Tutto per loro è iniziato con un blog di viaggi dal titolo “Mi prendo e mi porto via”, aperto più di dieci anni fa per dare consigli a viaggiatori come loro. Oggi Elisa Paterlini e Luca Golinelli sono dei veri creatori digitali, con oltre 220mila follower sul loro profilo Instagram (che si chiama come il blog). Un grande seguito dovuto al loro stile inconfondibile e ai video dedicati a culture lontane. Da qualche tempo, inoltre, propongono corsi online sul travel blogging e hanno aperto a Reggio Emilia uno spazio creativo: il Pop Corner Lab. Siamo andati a conoscerli, per farci raccontare la loro storia.

Luca, Elisa provate a descrivervi in tre parole.

Luca: «Rock’n roll!»

Elisa: «Mi viene da dire “vita spericolata” perché la nostra è una vita fuori dal comune. Quando abbiamo iniziato nel 2011 nessuno sapeva cosa volesse dire fare il travel blogger; a oggi finalmente questa parola è sdoganata. “Spericolata” nel senso che siamo sempre con la valigia in mano e giriamo il mondo per dare visibilità a enti del turismo, tour operator, hotel e tutto quello che fa parte del mondo turismo».

Luca: «La terza parola è “viaggio” ovviamente».

Quando avete capito che questa passione poteva diventare un lavoro?

Elisa: «Nel 2011 abbiamo aperto il blog per passione e per essere d’aiuto ad altri viaggiatori come noi. Non si parlava ancora di professione, non si sapeva cosa volesse dire fare il travel blogger. Lo abbiamo fatto per aiutare gli altri e per condividere una grande passione; solo dopo molto tempo è stata riconosciuta come una professione. Dopo il Covid c’è stato un boom».

Cosa significa per voi essere influencer o content creator? Credete che sia un termine dispregiativo?

Luca: «L’idea di influenzare le altre persone non è un termine positivo per noi, preferiamo essere fonte di ispirazione per quanto riguarda i consigli di viaggio, gli stili di vita, il cercare di prendere la vita di petto e mostrare come sia possibile la trasformazione di una passione in un lavoro».

Oltre ai viaggi, siete diventati dei veri imprenditori a Reggio Emilia grazie al vostro Pop Corner Lab. In che cosa consiste e cosa vi ha spinti a investire nella vostra città?

Elisa: «Pop Corner Lab nasce nel 2019 in epoca pre Covid con l’intenzione di fare corsi in presenza per Reggio e per tutti coloro che ci seguivano online, corsi sul digitale e sul travel blogging, ma anche uno spazio in cui accogliere persone, fare eventi e con l’intenzione di diventare un coworking. La pandemia ci ha messo i bastoni tra le ruote, ha fatto sì che ci sia stata una marcia indietro. A oggi Pop Corner Lab è una digital academy dove le persone da tutto il mondo possono iscriversi e fare corsi per diventare travel blogger professionisti e corsi sul mondo Instagram».

Nel 2023 avete pubblicato il vostro primo libro per Mondadori. Com’è stata questa esperienza?

Luca: «È stata esaltante e ci ha fatto un po’ paura, perché io ed Elisa siamo accaniti lettori, quindi l’idea di avere un nostro libro tanto più pubblicato dalla maggiore casa editrice italiana è un grande vanto, ma mette anche una grande soggezione. Abbiamo trovato una squadra di persone che ha creduto in noi e con la quale abbiamo realizzato un progetto che ci è piaciuto tantissimo perché nel nostro libro, dal titolo “Mi prendo e mi porto via”, abbiamo inserito consigli su cinque mete che ci stanno a cuore e temi che affrontiamo quotidianamente come il cambio vita e il non avere paura di trasformare le proprie passioni nella propria vita vissuta. Siamo riusciti a coniugare tutto questo e abbiamo fatto un book-tour».

Elisa: «E ovviamente il book-tour è iniziato dalla libreria all’Arco di Reggio Emilia e già questo ci ha dato tanta soddisfazione».

Nella vita siete una coppia e siete anche genitori. Quali sono i pro e contro di crescere un figlio con un lavoro così in movimento?

Elisa: «Il primo vantaggio è che nostro figlio ha fatto tantissime esperienze in giro per il mondo e non c’è cosa più bella di regalare a un figlio esperienze che aprono così tanto la mente. Il nostro però è un travel couple, quindi viaggiamo in coppia e in più nostro figlio frequenta una delle scuole secondo me d’eccellenza reggiana, ovvero la Loris Malaguzzi; oltretutto abbiamo la fortuna di avere dei nonni che ci aiutano. Il contro, ovviamente, è che qualche volta mamma e papà sono lontani. Per noi viaggiare non vuole dire andare in vacanza, perché il viaggio è anche lavoro, quindi mentre viaggiamo lavoriamo anche: il lavoro più bello del mondo...».

Sembra un lavoro rilassante, ma in realtà non staccate mai…

Elisa: «Assolutamente no, non è un lavoro rilassante; ecco perché quando parlavamo della parola influencer non ci piace essere chiamati così. Anche perché credo ci sia un enorme pregiudizio dietro questa parola, si pensa che uno si dà lo smalto alle unghie, pubblica qualche scatto e per pura fortuna fa il lavoro dei sogni e viene pagato. Non è così e ci tengo a sottolinearlo perché credo sia necessario diffondere una cultura in questo campo, che riguarda le nuove professioni legate alla tecnologia. Sono un lavoro a tutti gli effetti e che impegnano davvero tanto».

Luca: «Quello che si vede pubblicato è solo la punta dell’iceberg, c’è un grande lavoro dietro le quinte».

Vi è capitato di essere vittime di haters?

Luca: «È un tema che tocca tutti quanti; più si ha visibilità più si è toccati dall’essere criticati. La gestione dei commenti negativi fa parte del lavoro, è il prezzo da pagare anche se fa male. Il commento sprezzante è sempre dietro l’angolo, bisogna essere bravi a mantenere la calma e a cercare di gestire la critica. Questo è il consiglio che dò ai ragazzi che si approcciano al mondo dei social ed è sicuramente un aspetto che dovranno gestire anche perché è il più pericoloso. Se non sei preparato puoi andare in crisi».

Cosa ne pensate dell’esposizione dei minori online?

Elisa: «La nostra scelta è stata quella di non far mai vedere nostro figlio in viso fino ai sei anni; adesso è più grande e qualche foto ogni tanto viene condivisa, ma non è conosciuto il suo nome. Riteniamo molto importante la privacy e il fatto di gestire in maniera consapevole la presenza dei minori online; credo che sia una tematica importante per tutti coloro che hanno dei figli: se condividono le foto dei loro figli, devono farlo in maniera consapevole». © RIPRODUZIONE RISERVATA