Uccise un 18enne in stazione, adesso rischia l’ergastolo
Delitto, il killer in corte d'assise senza sconti
Reggio Emilia Ha trapassato il torace della vittima da parte a parte, con un coltello da cucina lungo 30 centimetri, uccidendo il 18enne Mohamed Ali Tabhet per una lite legata all’acquisto di droga: 10 euro. Questo il movente del delitto della stazione tra tunisini senzatetto, che vede il 24enne Adi Mohsen alla sbarra per omicidio volontario aggravato dai futili motivi: rischia l’ergastolo. Ieri in tribunale l’assassino ha presenziato all’udienza preliminare. Il suo difensore Mattia Fontanesi ha tentato di smontare l’aggravante e ha chiesto la riqualificazione del reato in omicidio preterintenzionale: ma ogni istanza della difesa è stata respinta dal gip Andrea Rat, che ha disposto il rinvio a giudizio senza spostare di una virgola il quadro accusatorio. Mohsen affronterà il dibattimento davanti alla giuria popolare: il processo in corte d’Assise inizierà il 5 luglio, tra poco più di un mese. Aveva suscitato parecchio clamore il delitto consumatosi sul binario 1 della stazione storica, dove la sera del 31 maggio 2023 Thabet – arrivato in Italia come minorenne non accompagnato e finito nel limbo degli irregolari – è stato accoltellato dal vicino di coperta, un altro giovane dalla vita ai margini. Il cadavere è stato scoperto all’alba del giorno seguente. La Polfer ha trovato l’arma – il coltellaccio da cucina – in un cestino dei rifiuti, ancora sporca di sangue. Un caso subito risolto dai carabinieri grazie alle telecamere di videosorveglianza. Ma l’assassino era fuggito a Marsiglia; dopo una latitanza durata 45 giorni, il 15 luglio 2023 è stato catturato e da allora è detenuto alla Pulce. È reo confesso. Il pm Giulia Galfano gli contesta l’aggravante di aver agito per motivi futili: la coltellata (che ha provocato una profonda ferita, la perforazione di un polmone e uno choc emorragico interno ed esterno risultato fatale) sarebbe stata «una mera reazione agli insulti rivoltigli da Thabet nel contesto di una lite scaturita poche ore prima, e poi proseguita, per questioni inerenti l’acquisto di stupefacenti del valore di 10 euro». Ieri l’avvocato Fontanesi ha sostenuto che i motivi non sarebbero futili, considerato il contesto socio-culturale degradato nel quale pochi spiccioli potevano fare la differenza. Tesi che non è passata. «L’intenzione del fendente è chiara», ha dichiarato l’avvocato Angelo Russo (ieri sostituito dalla collega Daniela Obodai), che tutela lo zio della vittima costituitosi parte civile. La richiesta di rito abbreviato avanzata dall’avvocato Fontanesi è funzionale e tattica: se in futuro cadrà l’aggravante, l’imputato avrà diritto allo sconto di un terzo della pena.