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L’intervista

Il pilota dopo l’atterraggio d’emergenza: «L’esperienza in volo e la fortuna mi hanno permesso di salvarmi»

Serena Arbizzi
Il pilota dopo l’atterraggio d’emergenza: «L’esperienza in volo e la fortuna mi hanno permesso di salvarmi»

Gianfranco Giglietti racconta l’impresa: dopo il guasto, la manovra a Villa Curta

17 giugno 2024
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Reggio Emilia «Stavo pilotando l’aereo quando, improvvisamente, ho sentito che non avevo potenza e in pochi secondi ho dovuto valutare dove atterrare. Esperienza e fortuna mi hanno salvato». Ha trascorso la domenica tra ispezioni sull’aereo, sopralluoghi sul luogo dell’atterraggio e sul mezzo e pratiche da sbrigare dopo l’atterraggio da brivido, nei campi di Villa Curta, di sabato sera, Gianfranco Giglietti, 67 anni, di Cadelbosco Sopra, attualmente in pensione ma ancora in attività come consulente per l’azienda torinese per cui lavorava in precedenza.

Giglietti aveva appena trasportato i paracadutisti e stava facendo ritorno al Campovolo, dove ha sede la scuola di paracadutismo Bfu. Improvvisamente, ha avvertito un calo di potenza che lo ha costretto a un atterraggio, con il Cesna 2008, che stava pilotando, nei campi sulla sua sinistra, nei pressi dell’azienda agricola Villa Curta, in via Pinotto Pinotti.  Per Giglietti, che ha iniziato nel 1978 come paracadutista, per poi diventare istruttore nel 1987 e prendere il brevetto da pilota l’anno successivo, iniziando poi il percorso per divenire pilota da paracadutismo, la scelta fulminea di sabato, poco dopo le 20, è stata un concentrato di esperienza, bravura e fortuna.

Giglietti, cos’è successo sabato sera?

«Ero lanciato a 4.200 metri d’altezza, poi, in discesa ho chiamato: “Ingresso base destra 2.9”. Tradotto, significa “da Villa Curta verso Reggio. Poi ho regolato l’assetto dell’aereo per l’atterraggio. Ho dato potenza, ma non e stata erogata, la mia percezione è stata che, pur andando ancora, non sarei potuto arrivare in campo e in pochissimi secondi ho dovuto decidere cosa fare».

Cos’è ha pensato in quella manciata di attimi?

«Non avendo potenza ho dovuto valutare dove atterrare con l’aereo: ho guardato e ho visto un campo di sinistra che ho ritenuto la soluzione utile, l’unica area che potevo prendere in considerazioni. Ho percorso tutto il campo nella fase di atterraggio e ho terminato la corsa superando la stradina in fondo, fino ad appoggiarmi con la parte anteriore del velivolo dentro al fosso».

Da cosa è stato provocato questo calo di potenza?

«Non si sa da cosa sia stato originato. Le fasi di ispezioni porteranno a capire le cause».

È stata aperta un’inchiesta?

«L’ha aperta l’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (Ansv): per ogni incidente aereo - in questo per fortuna caso senza conseguenza su persone o cose - viene fatta un’indagine per capire le cause e divulgarle per evitare che succeda ancora».

Che caratteristiche ha l’aereo che stava pilotando?

«Il Cesna è una macchina recente, avrà una ventina di anni che per questo tipo di mezzo significa che è ancora idoneo, sempre regolarmente ispezionato tramite il controllo di ditte specializzate».

Le era già successa un’esperienza simile?

«Sì, mi era già capitata, la volta scorsa si trattava di una turbina che si era rotta, ma ero in alta quota. Sabato non avevo tempo di pensare, in quei momenti ti devi concentrare sulle azioni principali. Tempo non ce n’era. C’è sicuramente l’esperienza, ma sono stato anche fortunato. Ho salvato la mia vita e sono riuscito ad atterrare in emergenza senza danni e con danni solo lievi sull’aereo su turbina ed elica per l’impatto nel fossato».

Quanti ha volato sabato?

«Sedici decolli senza anomalie, l’atterraggio di emergenza è avvenuto dopo l’ultimo decollo. Sono salito da Reggio a 4.200 metri, una volta lanciati i paracadutisti ho chiesto l’autorizzazione alla discesa e nella parte finale ho visto il calo di potenza».l © RIPRODUZIONE RISERVATA