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L’inchiesta

Caro vacanze, gli aumenti rovinano le ferie: rincari fino al 23%

Alessia Dalla Riva
Caro vacanze, gli aumenti rovinano le ferie: rincari fino al 23%

Gli aerei costano meno rispetto ad un anno fa (-10,7%) ma rispetto al 2019 l’incremento è stato complessivamente dell’80,6%

19 giugno 2024
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Aumenta l’albergo, aumenta l’affitto del b&b e pure quello della casa-vacanze. Per non parlare di treni, traghetti, lettini, ombrelloni voli e pacchetti vacanze. Alle ferie non si rinuncia. Ma i preventivi che ogni famiglia in questo periodo stanno elaborando, per il meritato riposo estivo sono una vera doccia gelata, sulle prime calde giornate di inizio estate. E questo nonostante finalmente l’inflazione sia in discesa. Le tariffe di tutto il comparto fanno registrare rincari stimati tra il 15 e il 20% rispetto al 2023 sui prezzi, come rileva l’indagine congiunta realizzata da Assoutenti e Centro di formazione e ricerca sui consumi.

A parziale consolazione, del sistema Italia, non certo delle famiglie italiane, il fatto che i turisti specie dall’estero continuino ad arrivare e prenotare. Una conferma di questo quadro arriva anche dai dati elaborati ad hoc per la Gazzetta di Modena, Gazzetta di Reggio e Nuova Ferrara da Federazione Italiana Pubblici Esercizi Confcommercio. Analizzando le voci di spesa rispetto a maggio 2019 (quindi prima della pandemia) , il prezzo dei servizi di alloggio è cresciuto mediamente del 32,4% e del 6,6% rispetto a maggio 2023. Per quanto riguarda i mezzi di trasporto, i biglietti dei treni costano l’8,1% in più rispetto al 2023 e l’11,5% in più rispetto al 2019. Gli aerei costano meno rispetto ad un anno fa (-10,7%) ma rispetto al 2019 l’incremento è stato complessivamente dell’80,6%. Per il trasporto marittimo, l’incremento è al di sopra del tasso di inflazione rispetto al periodo pre pandemico (21,7%) . Per ristoranti e bar c’è stato un aggiornamento dei listini soprattutto nell’ultimo anno e mezzo ma l’incremento complessivo si mantiene al di sotto del tasso di inflazione generale. Anche i pacchetti vacanza hanno subito incrementi significativi che nell’ultimo anno si sono attestati attorno al 13,5%. (Dati Fipe Confcommercio).Tra le spese che alimentano il caro prezzi del turismo di quest’anno, vi sono anche novità come il contributo di accesso giornaliero alla città di Venezia (5 euro) e l’aumento della tassa di sbarco a Capri (passata da 2,50 a 5 euro) : «Sono strumenti messi in atto per ridurre la pressione nelle città prese d’assalto da un turismo mordi e fuggi – commenta Roberto Patuelli, Professore associato di Economia e titolare dell’insegnamento di Economia del Turismo presso l’Università di Bologna- i rincari sono generalizzati e investono di conseguenza anche, ma non solo, il settore del turismo perché colpiscono a livello globale il costo delle materie prime– La diffusione degli affitti brevi ha contribuito ad aumentare i flussi turistici in città come Venezia ampliando – senza una normativa che ne regoli la gestione – l’offerta di posti letto con il conseguente aumento senza controllo della ricettività delle città».

Ma a cosa si deve questa corsa ai rincari? Secondo Patuelli gli aumenti sono generalizzati e investono anche, ma non solo, il settore del turismo perché colpiscono a livello globale il costo delle materie prime. «La lunga coda post-pandemia e la guerra hanno avuto conseguenze importanti tra cui quella dell’aumento del costo del carburante. Basti pensare che i voli internazionali verso est non possono più passare sopra il territorio russo, quindi il tragitto si allunga e questo comporta maggiori consumi di carburante e più ore di lavoro per il personale a bordo».

A proposito dell’aumento dei turisti stranieri, Patuelli sottolinea come il reddito medio pro-capite in Italia (e di conseguenza il costo della vita) sia al di sotto della media europea. L’Italia, da sempre meta ambita dai turisti stranieri per la ricchezza dell’offerta culturale e paesaggistica, diventa quindi anche conveniente per chi arriva da Paesi europei e da oltreoceano con redditi medi pro-capite più elevati. Allo stesso tempo per le famiglie italiane a reddito medio-basso andare in vacanza diventa sempre più difficile con il rischio che, per far quadrare i conti, si finisca per rinunciare alla partenza. Tuttavia la partenza della stagione turistica in Italia registra il segno positivo: presenze in aumento i viaggiatori sia italiani che stranieri con una previsione stimata in 216 milioni di presenze entro fine agosto nelle strutture ricettive, pari ad un incremento dell’1,5% rispetto allo scorso anno. I primi dati positivi si rilevano già nel mese di giugno: secondo il dossier elaborato da Federalberghi, sono 15 milioni gli italiani ad aver programmato una vacanza in linea con la fine dell’anno scolastico, di questi, 8,7 milioni sono famiglie che portano in vacanza figli e nipoti. Un cambiamento di rotta rispetto al passato che segna la tendenza verso scelte sostenibili, in particolare da parte delle famiglie italiane, come dichiarato da Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi: «Il suono della campanella ha rappresentato indirettamente un test per il comparto: ci dice che la chiusura delle scuole è un assist per la programmazione di una vacanza e conferma che l’Italia resta la destinazione preferita dei nostri concittadini nel 90% dei casi».

E commenta: «È tornata la voglia di dedicare sostanza al viaggio, considerando il giro di affari da 10 miliardi di euro». Ma qui c’è anche una lettura diversa, e sempre orientata al risparmio, le ferie a giugno sono con prezzi da bassa stagione – seppur in crescita – rispetto a luglio e agosto. I turisti stranieri sono in crescita rispetto a quelli italiani e provengono soprattutto dall’Unione europea ma anche dal Regno Unito, dal Brasile e dagli Stati Uniti. Confesercenti stima che le presenze straniere dovrebbero arrivare a 105 milioni di presenze stimate (+2,5%) entro la fine della stagione estiva, mentre il mercato italiano segnerà il +0,5% per un totale di 110,9 milioni di presenze stimate da Assoturismo Confesercenti, a conferma che il comparto è in generale in crescita ma tuttavia rallenta per gli italiani che, come dichiarato dal 48,6% degli intervistati da Federalberghi, quest’anno non partirà per motivi economici.l