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In prima elementare insieme nel 1936: la reunion 88 anni dopo è da record

Mauro Pinotti
In prima elementare insieme nel 1936: la reunion 88 anni dopo è da record

Giornata speciale a Correggio per quattro 93enni tra ricordi e aneddoti

21 giugno 2024
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Correggio Si sono ritrovati  al Cafè Mini Bar di “Vale e Andre”, in corso Mazzini a Correggio, alcuni “remigini” ultranovantenni che hanno frequentato la prima elementare nel 1936. Ad organizzare l'incontro è stato Celso Gelosini, che ha 93 anni ma con la tempra di un ragazzino. Assieme a lui c’erano i “vecchi” compagni di classe Adelmo Gherardi, Luciano Lusetti e Ferruccio Ligabue. Non ha potuto essere presente, per motivi di salute, Terisio Lusuardi, altro compagno di scuola di quell’annata scolastica.

Il rituale del mattino «All’insegnante ci si doveva rivolgere dandogli del voi – afferma Celso Gelosini –. Indossavamo tutti il camice blu con il collarino bianco. La nostra maestra si chiamava Artemisia Ghizzoni. Tutte le mattine dovevamo alzarci dal nostro banco e ripetere in coro “Buongiorno signora maestra”. Lei ci rispondeva: “Saluti al Duce”, e noi ribattevamo: “Eja, eja, alalà”. Ho letto poi che questa frase – prosegue Celso Gelosini – era stata attribuita a Gabriele D'Annunzio durante il bombardamento di Pola dell’8 agosto 1917, ma in realtà era la combinazione di due esclamazioni antiche: “Eja” era legata al mondo romano e fu tramandata dai crociati. “Alalà” era il grido di guerra dei greci: Achille lo usava per aizzare i cavalli». Ieri mattina al bar quattro “scolaretti” correggesi di una volta hanno rievocato il periodo della prima elementare raccontando vari aneddoti. Quella classe era formata da 60 alunni, tra cui una decina di ripetenti. Nel giornale di classe (portato al bar da uno degli “scolaretti”) venivano riportati tutti i nomi degli scolari e dei loro genitori, con anche un commento sulle condizioni economiche della famiglia di ciascun bambino, quindi se lo scolaro era “agiato” o “povero”.

«Risultava infatti che il papà di un nostro compagno, Franco Lateri, dovendo mantenere la famiglia composta da tre maschi e due femmine con un solo stipendio da infermiere, era considerato “agiato”». «Ci teniamo in contatto» All’epoca l’aula era molto spaziosa: conteneva l’armadio e la lavagna, ogni banco ospitavano due alunni ed era riscaldata da una stufa a legna. «È da tanto che pensavo di organizzare questo momento – conclude Celso Gelosini –. Il mio intento è quello di ricordare la nostra giovinezza e di quando andavamo a scuola. Un modo per stare insieme e tenerci in contatto. Non siamo tecnologici come i nostri giovani che usano continuamente i cellulari, e così perdiamo il contatto diretto tra le persone». © RIPRODUZIONE RISERVATA