Operazione Last: spaccio e legami con la camorra. Tutti i dettagli dell’inchiesta
Trentotto persone colpite da misura cautelare. Tutto è partito dallo sgombero delle ex Reggiane
Reggio Emilia Si chiama Last perché arriva in seguito a una serie di accurate attività investigative svolte dalla Questura reggiana nell’epicentro dello spaccio cittadino fino al suo sgombero, avvenuto nel settembre 2021, ovvero l’area dismessa delle Ex Reggiane. È di 38 misure cautelari, di cui 20 in carcere, 16 ai domiciliari e due obblighi di firma, oltre 11 chili di stupefacenti e 41.000 euro sequestrati - durante le perquisizioni di ieri ne sono stati trovati altri 27.000 - insieme ad armi e 11 chili di stupefacenti, con 130 poliziotti impegnati con 11 equipaggi di Squadre Mobili, coordinati dalla Procura.
Questo il bilancio della maxi operazione Last, culminata ieri nell’esecuzione delle misure cautelari. Un’attività investigativa minuziosa e intensa, che ha scoperchiato un traffico di stupefacenti in cui Reggio Emilia si era rivelata centro di riferimento di organizzazioni criminali nazionali e internazionali. L’operazione, nella stessa cornice, riunisce diversi procedimenti penali. Tra gli indagati, infatti, c’è anche chi dovrà rispondere di detenzione di armi comuni da sparo, anche clandestine e uno anche di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Inoltre, il prezioso strumento delle intercettazioni ha permesso di scoprire la presenza di un campano, la cui base logistica per lo stoccaggio degli stupefacenti era collocata tra Casalgrande e Sassuolo, dove la droga arrivava dalla Spagna e veniva distribuita in parte a Napoli e in parte nel nord e centro Italia.
Si è chiarito che il campano è legato a organizzazioni di tipo camorristico, in particolare la cosca Abbinante, che opera, appunto, nella zona di Napoli. L’attività investigativa si è concentrata su più province sull’asse della via Emilia, «collegata non solo da un punto di vista affaristico lecito, ma anche illecito, come in questo caso», come ha rimarcato il capo della Squadra Mobile reggiana, Guglielmo Battisti, nell’illustrare i dettagli dell’operazione insieme al questore Giuseppe Maggese e al capo della Procura Gaetano Calogero Paci.
Tutto nasce dai controlli effettuati alle ex Reggiane e la Polizia aveva già effettuato 22 arresti in flagranza. Entrando nel dettaglio, le sostanze stupefacenti sequestrate sono: 7,167 grammi di cocaina ( per un valore di circa 280.000 euro), 19,46 grammi di eroina, 135,7 grammi di marijuana e 3.714 grammi di hascisc. Le armi sequestrate sono: due pistole semiautomatiche Beretta, modello 34 e 81 Pantented, calibro 7.65 con matricola parzialmente e completamente abrasa, una doppietta bigrillo a canne parallele con impugnatura a pistola, calibro 410 (36 magnum) e 26 munizioni e cartucce per varie armi da fuoco. Gli indagati sono di varie nazionalità: italiana, albanese, nigeriana, tunisina e marocchina e occupavano diversi gradi nella filiera dello spaccio. Alcuni erano titolari di una pizzeria in città, di cui non hanno più la gestione, e, come hanno scoperto gli investigatori, inserivano la droga nei cartoni della pizza, e di un distributore di benzina. Pesante anche l’accusa di immigrazione clandestina dalla Nigeria, tramite Niger e Libia , di cui è accusato un nigeriano 24enne. Non si tratterebbe di un’attività occasionale, ma frutto di contatti ben radicati con la rete internazionale di trafficanti di uomini e su contatti locali che, dietro compenso, fornivano dichiarazioni di ospitalità. Il 24enne, destinatario di una misura in carcere, ha organizzato un viaggio dalla Nigeria a Lampedusa, chiedendo in cambio prestazioni illegali, come spaccio ed elemosina. Il secondo viaggio è culminato, invece, con un arresto e un’espulsione in Libia. Titolari del fascicolo erano inizialmente i pm Giacomo Forte e Marco Marano, ora sono le colleghe Giulia Galfano e Denise Panoutsopoulus. «Mi auguro che l’avere assicurato alla giustizia questi soggetti, protagonisti, in ambito cittadino, con particolare riferimento alla stazione, possa contribuire a decongestionare la pressione su queste aree», commenta il questore Maggese.l © RIPRODUZIONE RISERVATA