«Siamo stati a un passo dall’esondazione del Tresinaro»
Ceccato (Protezione civile) racconta le drammatiche ore dell’emergenza: «Piene storiche e tutta l’Emilia era in difficoltà»
Scandiano Piene di portata storica, il rischio concreto di evacuare aree popolose e un’allerta diffusa in tutta l’Emilia che rendeva impossibile concentrare tutte le forze in un unico punto. È il bilancio della due giorni di emergenza vissuta anche dal Reggiano, che traccia Cristiano Ceccato, responsabile per la Regione dell’Ufficio territoriale della sicurezza territoriale e protezione civile di Reggio Emilia.
«Sono state due giornate particolarmente complesse, anche per via dell’incertezza previsionale. Lo sapevamo, anche i confronti con Arpae sottolineavano la difficoltà ad avere previsioni certe, i modelli non erano concordi né per i quantitativi né per la distribuzione delle precipitazioni», racconta Ceccato. Alla fine, la realtà ha superato i modelli stessi: «Sono caduti quantitativi di pioggia superiori rispetto al previsto, nella zona della media montagna in 48 ore sono caduti tra i 150 e i 200 millilitri di pioggia, un dato eccezionale per l’estate e che sarebbe stato molto alto anche ci fossimo trovati in ottobre». «Le precipitazioni maggiori sono arrivate nella media montagna, ma comunque le piogge sono state intense su tutto il resto della provincia, il territorio è stato messo a dura prova. I problemi – spiega – erano in tutti i Comuni e tanti sindaci erano neo-eletti, hanno avuto un battesimo pesante». Un’allerta dopo l’altra, dal pomeriggio di lunedì si è generata un’ondata di disagi sempre più ampia. «I problemi principali si sono verificati nel reticolo minore di torrenti e corsi d’acqua della collina e della montagna e, progressivamente, hanno mandato in tilt anche i nostri quattro corsi principali, Secchia, Tresinaro, Crostolo e Enza. Le precipitazioni sono arrivate da Est e hanno riguardato i quattro corsi, con piene assolutamente eccezionali per Tresinaro e Crostolo». A Ca’ de Caroli di Scandiano, sul Tresinaro, e a Puianello sul Crostolo «i sistemi di rilevazione hanno segnato un massimo storico, mai registrato: è già un grande risultato che non vi siano stati problemi alle persone. E vorrei anche ricordare quanto i comportamenti dei singoli siano decisivi in momenti simili. I soccorsi non possono essere sempre lì sul momento, quando accade qualcosa, ognuno deve metterci del suo nell’autoprotezione».
Come si è attivata la macchina di protezione civile a quel punto? «Lunedì pomeriggio sono partiti i primi eventi di dissesto idrogeologico, smottamenti, piccole frane. Noi abbiamo attivato la sala operativa e abbiamo avviato un contatto con la Prefettura, che guidava il centro di coordinamento dei soccorsi. Ci siamo riuniti sei volte, in due giorni». Il tormentatissimo lunedì poi ha rischiato di complicarsi ancora di più quando la piena in montagna e in collina è arrivata a valle, soprattutto lungo il corso del Tresinaro. «A un certo punto della notte avevamo previsioni di piene con esondazioni in territori urbanizzati, a Scandiano, Casalgrande, Rubiera e nella frazione reggiana di Corticella». Il rischio era reale: «Abbiamo preso in considerazione questo quadro e ci siamo preparati. Abbiamo chiesto il supporto della direzione regionale di Bologna, sono arrivate diverse squadre di vigili del fuoco da fuori provincia, sistemate a Scandiano, e parecchi volontari di Protezione Civile da fuori regione. A livello di criticità è stato il momento di maggior emozione e intensità». Una mobilitazione elevatissima in cui anche il terzo settore ha dato un grande contributo: «Già in provincia avevamo una marea di volontari, circa 250, che ringrazio per il loro impegno, hanno dato un grande contributo nella vigilanza delle piene, dei fiumi, nel supporto al nostro lavoro. Vanno ringraziati così come voglio ringraziare le altre strutture: le forze di polizia, i carabinieri, i vigili del fuoco che hanno effettuato decine e decine di interventi, o su chiamate dirette o avvisati dai Comuni per isolamenti di case, strade chiuse, allagamenti». Martedì, poi, dopo le fatiche precedenti, non ha voluto essere da meno. «Le piene storiche del Tresinaro e del Crostolo erano sempre lì, e sul Crostolo si sono verificati due eventi di piena successivi. Martedì pomeriggio ci ha riservato l’ultimo scroscio nella vallata del Crostolo, un fenomeno rapido e intenso che ha provocato diverse piene. Non nei fiumi principali, vorrei precisarlo. Le piene non hanno riguardato il Crostolo e l’Enza ma i corsi d’acqua minori», continua Ceccato.
«È successo alla Brugna di Casina, dove ci sono stati tanti problemi, a Currada in val d‘Enza. E tra Pecorile e Sedrio a Vezzano, dove il Campola e un altro rio minore hanno interrotto anche la fornitura di acqua alle case. Iren/Ireti è intervenuta mandando delle autobotti, il problema è in via di sistemazioni, c’erano abitazioni e anche due stalle da rifornire». Il peggio è passato, il lavoro però è lontano dalla conclusione. «Le situazioni aperte sono parecchie, ci sono tante aziende attivate dagli enti impegnate a ripristinare il transito nelle strade, i nostri tecnici sono impegnati per fare un quadro preciso della rete scolante e delle problematiche di versante. Lo stesso vale per Aipo, al lavoro su Secchia, Crostolo e Enza, e il Consorzio di Bonifica, che oltre ai problemi del reticolo collinare deve fronteggiare quelle delle pianura. Lì andranno avanti diversi giorni. Qualche altro dissesto si potrà verificare, ma ora il grosso è gestire i ripristini dei disagi già emersi. Poi, dovremo capire eventuali erosioni e danneggiamenti lasciati dalle piene»
Tutto questo, mentre il resto dell’Emilia viveva ore simili. «Abbiamo chiesto aiuto, ma Modena e Parma vivevano situazioni simili e si è unita Piacenza, dove si temeva l’esondazione dell’Arda, per fortuna non avvenuta. Tutta l’Emilia in pratica era sotto pressione. Quando ci sono quattro fiumi sopra alla soglia rossa e ci sono decine di problemi sul reticolo minore e sulle strade, diventa complicato gestire tutto quanto».l