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A Reggio Emilia un nuovo alloggio per i senza fissa dimora: «Giusto che abbiano un’occasione»

Serena Arbizzi
A Reggio Emilia un nuovo alloggio per i senza fissa dimora: «Giusto che abbiano un’occasione»

L’associazione di Maria Diletto accoglie cinque ragazzi nell’abitazione

01 luglio 2024
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Reggio Emilia In origine è stata “La casa di Simoh” e ieri, dopo soli cinque mesi, ha debuttato ufficialmente un secondo rifugio per ragazzi che hanno difficoltà a trovare un’abitazione, che si chiama “La casa di Maryam”.

L’associazione “La nuova luce”, presieduta da Maria Diletto, ha fatto il bis: dopo una manciata di mesi dal primo appartamento che ospita ragazzi senza fissa dimora, nel tardo pomeriggio di ieri è stata inaugurato il secondo alloggio in cui vivono cinque ragazzi.

Nel condominio di via Turri 37 è nata “La casa di Maryam”, anche questa corredata dall’illustrazione di Nuccia Ciambrone. Sono stati i ragazzi a scegliere questo nome: Maryam è la traduzione di Maria, in arabo. E Maria Diletto per loro rappresenta una vera e propria madre. Così come si vede anche dall’illustrazione dove Maria è raffigurata mentre tiene cinque aquiloni - i cinque ragazzi - e si tiene sempre legata a loro, pur osservandoli mentre fluttuano sempre più in alto.

«È il primo, vero luogo che questi ragazzi possono chiamare casa – spiega Maria Diletto, mentre si appresta a tagliare il nastro con i cinque inquilini –. Sono giovani che lavorano e che, al tempo stesso sono stati dimessi dai progetti in cui erano inclusi. Trovare casa, per loro, rappresentava una difficoltà e quindi abbiamo pensato a cosa poter fare perché potessero avere una sistemazione e dopo soltanto pochi mesi dalla Casa di Simoh di via Ramazzini, eccoci qui a spalancare le porte dell’accoglienza in una nuova casa».

L’appartamento di via Turri è molto grande e ospita comodamente tutti e cinque i ragazzi. Si chiamano: Abdul Attia, egiziano di 19 anni, Magdi Shahin, anch’egli egiziano, 33 anni, il pakistano Abdul, 18 anni, Ahmed Attia, 20 anni e il pakistano Umer.

Al taglio del nastro sono stati circondati dall’affetto di tanti amici dell’associazione “La nuova luce”, come Umberto Beltrami, del Consorzio Bibbiano La culla.

«L’idea nasce dai problemi dei ragazzi che faticano a trovare un alloggio – prosegue Maria –. Nel febbraio scorso, abbiamo inaugurato La casa di Simoh, che prende il nome da tre ragazzi che purtroppo hanno perso la vita. La seconda casa non era neanche nei nostri progetti. Poi, è sorta la necessità di trovare un’abitazione per questi ragazzi».

«Il nome, “La casa di Maryam”, nasce da una decisoine dei ragazzi, che hanno voluto chiamarla con la traduzione del mio nome in arabo – racconta la presidente de “La nuova luce” –. I cinque aquiloni raffigurati nell’illustrazione, rappresentano i cinque giovani che avranno qui il proprio nido. Loro voleranno sempre più in alto e io continuerò a seguirli, anche da lontano. Qui vivono due ragazzi pakistani e tre egiziani. Due di loro li avevo conosciuti quand’erano minorenni alla stazione e mi hanno avvicinata chiedendo cosa potessero fare per aiutarmi. Così hanno iniziato a seguire le attività dell’associazione».

Magdi, egiziano di 33 anni, è in Italia da appena un anno. «Sono arrivato via mare, la prima città dove sono sbarcato è stata Catania. Poi sono salito su un pullman, tramite un’agenzia di diritti umani che ci ha portati a Reggio Emilia». Magdi è titolare di un permesso di soggiorno per motivi umanitari. «Sono andato alla stazione dei treni e per un paio di notti ho dormito lì, poi ho trovato ospitalità da un amico a Baragalla e ora finalmente ho uno spazio che posso chiamare casa dopo tanti anni nell’inferno dell’Egitto, nell’incertezza. Io sono carpentiere e lavoro in più province, oltre a Reggio Emilia».