Boom di operai edili grazie al Pnrr: «Ma tanti truffati per il Superbonus»
La Filca Cisl: «A Reggio Emilia aumentati del 15,65% i lavoratori iscritti alla Cassa Edile. Lo stop al 110% ha fatto emergere casi di truffa e di sfruttamento»
Reggio Emilia Pnrr e Superbonus 110%. Il minimo comune denominatore dei due strumenti si chiama “soldi pubblici”. Una valanga di soldi pubblici. E Filca Cisl Emilia Centrale è andata a studiare i dati della Cassa Edile per capire come Pnrr e 110% hanno impattato sul mondo del lavoro edile a Reggio Emilia e nella sua provincia.
«Vediamo un moltiplicatore occupazionale positivo grazie al Pnrr. I cantieri pubblici finanziati nel Reggiano, infatti, sono in larga parte protagonisti del boom del 15,65% dei lavoratori iscritti alla cassa edile, nei primi cinque mesi del 2024, con i relativi contributi versati. Significa lavoro regolare, con regolare contratto di categoria. Più in generale, nel maggio scorso è stato raggiunto il numero di 4.534 operai edili attivi a Reggio, nei cantieri pubblici e privati».
Così Salvatore Cosma, segretario Filca Cisl Emilia Centrale, autore della ricerca, presenta il quadro del comparto.
Quadro ben chiaro a Cinzia Zaniboni, leader della Filca reggiana e modenese, per la quale «deve far riflettere l’aumento del lavoro edile regolare e ben contrattualizzato in gran parte a traino del Pnrr: lo Stato ha speso soldi col Pnrr generando occupazione vera e opere strategiche. L’operazione superbonus 110%, invece, si sintetizza con un titolo: macelleria dei diritti e trionfo dei subappalti selvaggi. Una situazione che sta andando a pesare su un settore nel quale, anche a Reggio, si erano segnalati diversi casi di muratori inseriti nei cantieri con il contratto multiservizi e pure con quello della ristorazione».
Superbonus e muratori in subappalto non pagati
Il Superbonus 110% è costato più di 200 miliardi allo Stato, soldi assorbiti per la grandissima parte da interventi su villette e altre proprietà private (castelli compresi) che di sicuro non necessitavano della mano pubblica. Il 110% a Reggio e provincia sta mostrando da inizio anno il suo lato occulto, con un’impennata di lavoratori, impegnati nella miriade di subappalti collegati, che non hanno ricevuto lo stipendio.
Nel 2023, col Superbonus a pieno regime, non c’erano segnalazioni. Con la chiusura dei rubinetti pubblici, da inizio 2024 i casi di lavoro sfruttato (e non pagato) documentati dal sindacato di via Turri si stanno moltiplicando.
Una tendenza che si vede bene a Reggio come nella vicina Modena.
Già salvata la paga del 30% dei casi segnalati
Cosma spiega che «a Reggio stiamo facendo un’azione importante, utilizzando la responsabilità solidale dei committenti. Tocca a loro pagare i lavoratori impiegati nei subappalti sui loro cantieri. Da inizio anno abbiamo recuperato con questo strumento 20.000 euro di stipendi, indennità e Tfr non pagati. Siamo al 30% di casi positivamente risolti e andiamo avanti».
Soldi pubblici lanciati nel Far west
«Tutti, a cominciare dalle istituzioni che hanno bisogno di risorse per i servizi sociali, per la scuola e la sanità, dobbiamo chiederci come è stato possibile trasferire ai privati miliardi di euro col Superbonus senza prevedere sistemi di controllo preventivi sulla correttezza dei contratti e la sicurezza dei lavoratori coinvolti».
«Il risultato è stata la beffa – chiosa Cinzia Zaniboni –: soldi pubblici lanciati nel Far west. Nei nostri uffici stiamo raccogliendo i cocci di questo disastro, arrivano tanti lavoratori che sono stati dipendenti di società nate apposta per cavalcare l’affarone del Superbonus e che ora scoprono di essere stati truffati. Se va bene non avevano il contratto edile ma formule esotiche per evadere i contributi. Se va male questa gente non ha proprio ricevuto lo stipendio per diverse mensilità e nemmeno il Tfr».
© RIPRODUZIONE RISERVATA