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Timbrava il cartellino e andava al bar, condannato ex dipendente comunale di Reggio Emilia

Ambra Prati
Timbrava il cartellino e andava al bar, condannato ex dipendente comunale di Reggio Emilia

Per Mirco Bulgarelli, 60 anni, il pm onorario aveva chiesto una condanna a un anno e 600 euro di multa, l’avvocato difensore Leonardo Teggi l’assoluzione

04 luglio 2024
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Reggio Emilia È stato condannato per truffa aggravata ai danni di un ente pubblico a 9 mesi, 10 giorni e 100 euro di multa (pena sospesa) Mirco Bulgarelli, 60enne carpigiano, l’ex dipendente del Comune di Reggio Emilia che dopo il licenziamento vive in Sicilia. Il pm onorario aveva chiesto una condanna a un anno e 600 euro di multa, l’avvocato difensore Leonardo Teggi l’assoluzione.

L’ex dipendente comunale, dopo aver timbrato, durante l’orario di lavoro si recava a fare la spesa, al bar, al parco e a sbrigare commissioni personali. Il caso risale all’estate del 2018, quando – come ha ricostruito nell’istruttoria l’accusa – l’indagine è partita da due fatti casuali: la manomissione accertata della macchinetta marca tempo negli uffici della Protezione civile, usata solo dagli addetti di quel servizio; e un collega che l’8 agosto 2018 ha detto di aver visto Bulgarelli sbrigare incombenze personali in orario di lavoro. Gli agenti in borghese della polizia locale lo hanno pedinato per un mese, scattando foto eloquenti. Si è arrivati alla conclusione che l’addetto, prima ai Servizi sociali e poi trasferito alla Protezione civile, avrebbe certificato in modo falso la propria presenza al lavoro con il timbro del badge; il danno provocato alle casse pubbliche sarebbe di oltre 1.400 euro. «Il comandante Stefano Poma ha spiegato quali fossero i compiti dell’imputato: poiché aveva mostrato insofferenza verso i colleghi, gli diede l’incarico di mappare i sottopassi ma il 60enne, anziché aggiornare la mappa, ne consegnò una datata trovata nell’ufficio, per di più producendo false autocertificazioni di presenze al lavoro», aveva detto l’accusa. «Il timbratore non funzionava e il mio assistito aveva un incarico che gli consentiva di uscire. Dov’è l’artificio e il raggiro, presupposto del reato?», aveva replicato l’avvocato Teggi, che era riuscito a instillare dei dubbi ottenendo di risentire in aula il comandante della polizia locale Stefano Poma. Quest’ultimo ha deposto ieri, confermando che l’addetto poteva uscire dal luogo di lavoro ma non certo per commissioni personali. Dopo quest’ultimo approfondimento il giudice monocratico Silvia Semprini ha emesso la sentenza, riconoscendo le attenuanti generiche all’incensurato. Assente Bulgarelli, che non si è mai perso un’udienza.