Gazzetta di Reggio

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Omicidio di Puianello, nuova sconfitta per l’avvocato Carlo Taormina

Ambra Prati
Omicidio di Puianello, nuova sconfitta per l’avvocato Carlo Taormina

Reggio Emilia: niente revisione del processo per Fatmir Hykaj: sconterà 22 anni per l’omicidio di Marco Montruccoli

05 luglio 2024
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Quattro Castella Inammissibile. Senza “se” e senza “ma”. Così ieri la Corte d’Appello di Ancona ha respinto l’istanza di revisione del processo presentata da Fatmir “Miri” Hykaj, uno dei due condannati per l’omicidio di Marco Montruccoli, 34enne di Albinea, padre di tre figli. Sollievo e soddisfazione («per quanto possibile») sono stati espressi dai familiari della vittima.

Si tratta di uno dei delitti più clamorosi della cronaca nostrana. Il 2 febbraio 2015, in via Fausto Coppi 2 alle Forche di Puianello di Quattro Castella, Marco Montruccoli accompagnò a casa il fratello Matteo, 39 anni: ad attenderli c’erano due albanesi, armati di una pistola e un machete, che intendevano regolare i conti con Matteo per una partita di droga. Ne scaturì una violenta colluttazione: Marco fu colpito a morte con 14 coltellate, Matteo venne ferito gravemente con due fendenti ai polmoni.

Subito i due albanesi scapparono all’estero: i latitanti vennero trovati due mesi dopo in Germania, a Gronau-Leine, in un blitz della polizia criminale di Hannover. Fatmir “Miri” Hykaj, 29enne carpentiere residente a Modena, e Danjel Tufa, 28enne operaio di Sassuolo, vennero estradati in Italia per rispondere in concorso dell’omicidio di Marco Montruccoli e del tentato omicidio del fratello Matteo. In primo grado, il processo a Reggio si concluse il 13 maggio 2017 con una condanna a 20 anni per Hykaj, ritenuto colpevole di omicidio con eccesso doloso nella legittima difesa, mentre Tufa venne assolto per l’assassinio e condannato a sei anni per il tentato omicidio di Matteo. Sentenza ribaltata il 18 aprile 2018 dalla Corte d’Appello di Bologna, che alzò le condanne: per Hykaj 22 anni, per Tufa (a sorpresa ritenuto coinvolto nel delitto) 13 anni. Il 2 aprile 2019 la Cassazione confermò in toto.

Nel marzo scorso Fatmir Hykaj ha chiesto la revisione del processo e la sospensione della pena (negata) per tornare dalla famiglia, che risiede a Modena. Il detenuto ha scritto di suo pugno la richiesta, basata su particolari (in particolare intercettazioni) non confluiti agli atti e sostenuta ieri in aula dagli avvocati Gisella Mesoraca e Carlo Taormina, che ha parlato per un’ora e mezza.

Il procuratore generale ha sostenuto l’inammissibilità dell’istanza, priva di elementi nuovi. Dello stesso parere gli avvocati delle parti civili: presenti in udienza la madre Mara Guidetti e la sorella Martina (tutelati dagli avvocati Giovanni Tarquini e Francesca Guazzi) e il fratello sopravvissuto Matteo (avvocato Marco Fornaciari). Dopo un’ampia discussione, la corte si è riunita in camera di consiglio alle 13.30, uscendo alle 17 con il verdetto di inammissibilità: Fatmir Hykaj dovrà pure pagare le nuove spese processuali.

«La controparte si arrampicava sugli specchi. Dopo ben tre gradi di giudizio sappiamo tutti com’è morto mio figlio Marco – ha commentato mamma coraggio, Mara Guidetti, che non si è mai persa un’udienza –. Adesso basta. Ora possiamo sperare che la giustizia faccia il suo corso e in un po’ di tranquillità per un dolore mai sopito».

In realtà potrebbe esserci una “coda”: il professor Taormina ha fatto sapere che ha intenzione di ricorrere in Cassazione: «Faccia pure, lo aspettiamo alla finestra – ha replicato l’avvocato Fornaciari –. A questo punto credo che non abbia alcuna possibilità».