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La commemorazione

«Rassegnatevi, a Reggio Emilia i fascisti saranno sempre sconfitti»

Serena Arbizzi
«Rassegnatevi, a Reggio Emilia i fascisti saranno sempre sconfitti»

Così Silvano Franchi, fratello di Ovidio, uno dei martiri della strage del 7 luglio 1960

07 luglio 2024
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Reggio Emilia «Abbiate il coraggio di assumervi la vostra responsabilità e di riscrivere il processo, punire i responsabili dal ministero degli Interni in giù, agli addetti all’ordine pubblico del 7 luglio 1960 a Reggio Emilia».

Si alza forte e chiaro, dal palco allestito a pochi metri dal luogo in cui suo fratello perse la vita, l’appello di Silvano Franchi, fratello di Ovidio, che quel 7 luglio aveva soltanto 19 anni: il più giovane tra i caduti.

Durante il suo saluto, Silvano Franchi ha dichiarato di non essere per nulla rassegnato, anche a nome dei famigliari delle cinque vittime e dei venti feriti.

«Questi morti aspettano giustizia – dice –. Spostare il processo a Milano per discutibilissime incompatibilità ambientali è stato uno sfregio ai famigliari e alla comunità di quel mondo di sinistra che a Reggio Emilia ha sempre governato da 80 anni. Rassegnatevi – aggiunge Silvano rivolto agli esponenti di centrodestra –: la sinistra ha guidato la scelta di questa città, ha difeso la libertà e la democrazia. E l’8 e il 9 giugno scorsi c’è stata l’ulteriore conferma. I fascisti saranno sempre sconfitti a Reggio Emilia perché la città è antifascista. Il 7 luglio 1960 sarà sempre patrimonio storico di questa città, teniamo viva la sua memoria».

La città ha dato un abbraccio profondo anche ieri mattina ai famigliari dei cinque Martiri, tramite il sindaco Marco Massari e il parlamentare Gianni Cuperlo.

«La libertà è sempre una conquista faticosa, ottenuta con dolore e sacrificio – ha indicato Franchi all’esordio del suo intervento, evidenziando come anche il 7 luglio lo sia stato –. Se si pensa agli orrori del nazifascismo e alle sofferenze della Resistenza, il luglio 1960 è una storia che continua e che va insegnata alle nuove generazioni perché la libertà, la democrazia sono state raggiunte con le lotte. E il 7 luglio 1960 è una di queste: è stato un giorno di lotta in difesa della Costituzione a 15 anni dalla fine della guerra di liberazione. Se fosse passato il disegno politico del Governo Tambroni, appoggiato dai voti determinati del Movimento Sociale Italiano, ciò avrebbe portato alla perdita di libertà per Reggio e per gli italiani con il pericolo di una riedizione del fascismo. Ma il flusso della storia con i suoi insegnamenti e la piazza hanno impedito questo. Il sacrificio dei nostri cinque martiri, Ovidio, Lauro, Afro, Emilio e Marino ha impedito questo tentativo. Lo sciopero del 7 luglio fu legittimo, con una partecipazione di migliaia di giovani e meno giovani. La piazza era piena e pacifica. Per noi famigliari non c’è nessuna pacificazione con chi non rinnega il fascismo».

Le domande sono rivolte anche alla chiesa: «Ci spieghi perché non aprì le porte della chiesa di San Francesco, quando i manifestanti chiedevano aiuto. Lauro e Marino furono colpiti a morte sul selciato della chiesa. Questi famigliari aspettano una risposta da 64 anni. Il 7 luglio è stato un massacro da parte dello Stato. L’ex sindaco Luca Vecchi nei suoi interventi diceva che lo Stato ha sparato su se stesso. Molti di noi erano minorenni: io avevo 18 anni e Ovidio ne aveva 19. La formazione ricevuta dalle nostre famiglie era di difendere sempre e comunque la libertà, sancita a chiare lettere dalla Costituzione. In piazza si difende la democrazia: lo Stato quel giorno non ha condiviso questo. Le forze dell’ordine quel giorno disperdevano sul nascere gli assembramenti, con qualsiasi mezzo, quindi sfollagenti, investimenti, idranti, gas lacrimogeni e il modo più grave è stato l’uso di armi da fuoco».

«Nessuno da parte dello Stato ci ha ascoltati, con l’eccezione del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che ci ha ricevuti al Quirinale, grazie all’interessamento del sindaco di allora Antonella Spaggiari che organizzò l’incontro. Altri ringraziamenti a Comune, Provincia, Regione, Provveditorato agli studi, ai sindacati Cgil, Cisl e Uil, ai partiti antifascisti, a Istoreco, all’Anpi all’Istituto Cervi e allo Spazio Gerra. Chiedo un vostro impegno: non lasciateci soli»



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