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Bomba in stazione a Bologna: ergastolo confermato a Bellini

Ambra Prati
Bomba in stazione a Bologna: ergastolo confermato a Bellini

Dopo un’attesa durata sei ore il verdetto della corte d’Assise d’Appello Niente sconto al collaboratore di giustizia, 6 anni a Segatel e 4 a Catracchia

08 luglio 2024
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Bologna La lunga attesa di sei ore abbondanti – tanto è durata la camera di consiglio, dalle 13 alle 19 – ha fatto sperare fino all’ultimo gli avvocati difensori Antonio Capitella e Manfredo Fiormonti, che ce l’avevano messa tutta nell’instillare dubbi sulla colpevolezza di Paolo Bellini, il reggiano ex esponente di Avanguardia Nazionale. Ma la doccia fredda è arrivata poco dopo le 19: di nuovo ergastolo. La Sezione Prima della corte d’Assise d’Appello di Bologna ha confermato la condanna all’ergastolo per Bellini, imputato per concorso nella strage del 2 agosto 1980 alla stazione ferroviaria di Bologna. Bellini è stato ritenuto colpevole di aver partecipato all’attentato – che fece 85 morti e oltre 200 feriti – assieme agli ex Nar Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini (tutti e tre già condannati in via definitiva come esecutori materiali), oltre all’altro ex Nar Gilberto Cavallini (condannato all’ergastolo in primo e secondo grado per concorso nella strage) e a Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi. Tutti morti e non più imputabili, ma ritenuti mandanti, finanziatori o organizzatori dell’attentato dinamitardo.

Il dispositivo della sentenza è stato letto dal presidente della corte, il giudice Alberto Pederiali. Il ribaltone giudiziario su uno dei misteri d’Italia, con un processo celebrato oltre quattro decenni dopo i fatti, non si è verificato: si è trattato di una conferma in toto del verdetto di primo grado. Oltre all’ergastolo per Bellini, sono state ribadite anche la condanna a sei anni per depistaggio all’ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel e quella a quattro anni per false informazioni al pubblico ministero a Domenico Catracchia, ex amministratore di condomini in via Gradoli a Roma. Confermato anche il pagamento delle spese processuali per le parti civili non ammesse al gratuito patrocinio. Le motivazioni saranno depositate nel giro di novanta giorni, prorogabili fino al doppio.

Bellini non c’era al momento della lettura del verdetto: come aveva annunciato dopo tre ore di dichiarazioni spontanee – durante le quali ha perorato la sua estraneità, per terminare con la chiosa sprezzante «me ne frego» – non era presente perché «devo sostenere degli interrogatori e prendere un farmaco».

In primo grado Bellini è stato condannato all’ergastolo per concorso nell’attentato, Segatel a sei anni per depistaggio e Catracchia a quattro anni per false informazioni al pubblico ministero. La Procura generale, rappresentata dal sostituto procuratore generale Nicola Proto, aveva chiesto la conferma dell’intero impianto accusatorio: e così è stato.

Soddisfatto il sindaco di Bologna Matteo Lepore: «Una sentenza importantissima, che ci avvicina ancora di più alla verità di quello che è realmente accaduto il 2 agosto 1980. Una strage che aspetta, dopo 44 anni, giustizia. Condividiamo con i familiari delle vittime e con tutta la città di Bologna la soddisfazione di questa conferma in appello. Un grazie a chi ha con tenacia cercato e perseguito questo esito, dai familiari delle vittime, alla procura, agli avvocati di parte civile, che hanno lavorato in questi anni per offrire un quadro probatorio solido, che oggi trova un pieno riconoscimento dalla Corte d’Appello di Bologna».

«La sentenza ribadisce una volta di più la matrice neofascista della bomba alla stazione del 2 agosto 1980 – ha commentato il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini –. Vengono ribadite le condanne dei responsabili e l’intero impianto accusatorio un ulteriore, importantissimo passo verso quella ricerca completa della verità su esecutori e mandanti per cui l’Associazione dei familiari delle vittime si batte da più di quarant’anni e che vedrà la Regione sempre al loro fianco, dalla parte giusta di questa drammatica vicenda». 

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